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βIl sΓ¬ unanime del Consiglio regionale alla mia mozione Γ¨ il punto di partenza per avviare lβiter di riconoscimento delle grotte preistoriche salentine come patrimonio mondiale Unesco”.
CosΓ¬ si esprime il consigliere Regionale Paolo Pagliaro per il riconoscimento delle grotte salentine da parte dell’Unesco.
E continua :“Γ un obiettivo a cui tengo particolarmente, perchΓ© puΓ² mettere a frutto un immenso giacimento quasi sconosciuto. Nelle viscere di queste grotte sono custodite, ancora intatte dopo millenni, le prime tracce della nostra civiltΓ . Con lβiscrizione delle Grotte preistoriche del Salento nel patrimonio Unesco si puΓ² innescare un processo di valorizzazione di questo patrimonio sotterraneo, sul modello di percorsi di fruizione giΓ realizzati in Francia, Spagna e Marocco in grotte analoghe nel bacino del Mediterraneo, la culla della nostra civiltΓ ”.
Una mozione quella di Pagliaro approvata all’unanimitΓ da parte del Consiglio Regionale e con lβimpegno manifestato dalla consigliera delegata alla cultura Di Bari. Un’atto, dunque, non solo importate per una propulsione turistica al territorio ma anche per riportare in auge un pezzo di storia non a tutti nota.
“Entrambe le coste della penisola salentina – continua Pagliaro – conservano grotte preistoriche: alcune ancora inesplorate; altre oggetto di importanti studi, che serbano i primi preziosi semi della comune matrice europea, e rappresentano pertanto un inestimabile patrimonio immateriale di bellezza e storia, da recuperare e rendere fruibile al pubblico”.
Nella mozione Γ¨ presente un elenco dettagliato delle grotte piΓΉ importanti che potrebbero essere legate in questo percorso di conoscenza, una sorta di viaggio a ritroso nel tempo fino alle origini. Dalla Grotta dei Cervi a Porto Badisco, considerata la Cappella Sistina della preistoria, a Grotta Romanelli a Santa Cesarea Terme che conserva il piΓΉ antico dipinto scoperto in Italia; dalle Grotte delle Striare a Grotta Cosma con le sue scene di caccia. E poi la Grotta dei Giganti con i suoi resti di pachidermi, ossa umane, ceramiche dellβetΓ del bronzo, cocci di epoca bizantina e monete di etΓ imperiale romana: praticamente un forziere dei segni che testimoniano il passaggio dellβuomo nel tempo.
“Meritano particolare attenzione i tremila – conclude il Consigliere regionale – pittogrammi della Grotta dei Cervi, che risalgono al periodo neolitico tra il 4mila e il 3mila avanti Cristo. Alcuni di essi potrebbero addirittura risalire ad un periodo anteriore, tra i 5mila e gli 8 mila anni avanti Cristo. Raffigurano figure mistiche e umane, mani, animali e un ciclo dedicato alla caccia ai cervi, da cui il nome della grotta, precedentemente chiamata la grotta di Enea. Molti di essi sono stati eseguiti usando come βinchiostroβ il guano dei pipistrelli”.
Lβelenco prosegue: la Grotta delle Veneri a Parabita, le grotte di NardΓ² e poi quella di Agnano a Ostuni, che custodisce la madre piΓΉ antica del mondo, una giovane donna di circa 20 anni morta al nono mese di gravidanza col suo bambino ancora in grembo, circa 28mila anni fa.