Castellaneta-Circolo “P. Tatarella” su l’ex Ilva
Castellaneta-Circolo “P. Tatarella” su l’ex Ilva. A seguito delle notizie allarmanti relative alla decisione di Acciaierie Italia ( ex Ilva ) di sospendere all’interno dello stabilimento di Taranto tutte le attività oggetto degli ordini e che vede coinvolte ben 145 aziende appaltatrici, il consiglio direttivo del Circolo “P. Tatarella” di Fratelli d’Italia di Castellaneta, presieduto dalla coordinatrice, Avv. Francesca Arrè e dal responsabile della comunicazione, Angelo Giandomenico, dopo un’attenta analisi della situazione occupazionale, economica ed ambientale della provincia di Taranto ha emanato il seguente comunicato stampa.
La questione che da un paio di giorni sta agitando la nostra provincia e non solo e che riguarda la decisione da parte dell’Ad di Acciaierie Italia (ex Ilva), Lucia Morselli di sospendere all’interno dello stabilimento di Taranto tutte le attività oggetto degli ordini e che vede coinvolte ben 145 aziende appaltatrici ( aziende di manutenzioni, di sostituzioni, di ricambi, di impiantistica, per citarne solo alcune e che l’azienda affida in appalto ) ha trovato l’immediata attenzione e reazione da parte del Ministro per le Imprese e il Made in Italy, il Sen. Adolfo Urso di Fratelli d’Italia, che ha dichiarato testualmente: “aspettiamo concrete risposte per l’indotto e per i lavoratori ( la questione riguarderebbe circa 2000 lavoratori ), a fronte di una decisione che ha suscitato giustamente sconcerto, tanto più per le modalità con cui è stata annunciata. L’Ilva – ha continuato – è la più grande acciaieria europea, abbiamo la necessità che torni a essere un elemento propulsivo del Paese. Di questo dossier strategico – ha aggiunto – ho già preso visione sin dall’inizio del mio mandato. E anche oggi so che devo confrontarmi non soltanto con le questioni che sono emerse dopo la decisione della proprietà in merito alle aziende dell’indotto, ma anche con la problematica importante della siderurgia italiana. C’è la necessità – ha concluso – di un futuro per l’acciaieria italiana, anche attraverso quello che con il tempo realizzeremo, ossia un piano siderurgico nazionale che tenga insieme i vari siti produttivi e rispetti le vocazioni. Parlo ovviamente di Terni, ma anche di Piombino, così come dell’Ilva a Taranto e nel resto del paese”.
L’ex Ilva, oggi Acciaierie Italia è stata sempre un’azienda alla quale la destra italiana e quella pugliese, in modo particolare, hanno sempre mostrato grande attenzione e sensibilità.
Infatti, 10 anni fa, nella seduta alla Camera dei Deputati del 28 novembre 2012 durante i lavori parlamentari avente ad oggetto : “Informativa urgente del Governo sui recenti sviluppi relativi alla situazione dell’Ilva di Taranto”, l’attuale Ministro per gli Affari europei, per le politiche di coesione e per il PNRR, l’On. Raffaele Fitto, allora deputato del Popolo delle Libertà, oltre ad aver affrontato la questione dal punto di vista ambientale dichiarò : “bisogna usare molta prudenza, evitare gli estremismi e mettere in campo il buon senso e che ci auspichiamo possa essere attualizzato e attuato nelle prossime ore rispetto alle necessità di cui lo stabilimento ILVA e il sistema produttivo dell’acciaio italiano hanno bisogno: ossia, avere un Governo che su questo punto sia nelle condizioni, col supporto del Parlamento, di dare una risposta immediata. Una risposta, non solamente per i 20 mila dipendenti dell’ILVA e dell’indotto, ma per tutti quei dipendenti e per tutto quel sistema produttivo che ruota intorno allo stabilimento di Taranto, che non si chiude a Taranto, ma che riguarda Genova e molte altre realtà del nostro Paese”.
Nella stessa seduta, intervenne anche l’On. Carmelo Patarino, esponente storico della destra tarantina, che dichiarò che la questione ILVA non era una questione prettamente tarantina, né una questione della Puglia, ma era una questione nazionale, anzi internazionale. Nel suo intervento affermò testualmente : “ La questione ILVA va attentamente osservata e che non può essere ignorata e non può essere trascurata, perché rischia di innescare in tutto il Paese una catena di reazioni talmente pericolose ed imprevedibili che trovare rimedi sarà sempre più difficile ed evitare conseguenze disastrose sarà il vero e più serio problema che la politica e le istituzioni dovranno affrontare.
Bisogna fare presto, bisogna fare in fretta, bisogna agire con attenzione e occorrono scelte appropriate. Bisogna dimostrare con i fatti e con i comportamenti che lo Stato c’è, che le istituzioni ci sono e che sanno e vogliono assumersi tutte le responsabilità che loro competono. La questione dell’acciaio – ricordò – non riguarda soltanto Taranto, ma è una questione di interesse nazionale. Si tratta di un interesse primario. Se noi perdiamo anche il treno dell’acciaio, dopo aver perso diversi altri treni, corriamo il rischio di precipitare ancora di più dal punto di vista economico con i danni irreparabili non soltanto per Taranto e per il sud, ma anche per il nord”. Concluse il suo intervento affermando : “la preoccupazione primaria per noi è che si avvii finalmente quel processo che conduca alla realizzazione di tutto ciò che è necessario per difendere e tutelare la salute, per difendere e tutelare l’ambiente, per difendere e tutelare il lavoro, per difendere e tutelare una grande massa sociale che, se si vedesse privata anche dell’Ilva a Taranto, andrebbe per davvero in crisi con tutte le conseguenze negative che si possono immaginare “.
Quelle preoccupazioni, alla luce del disinteresse mostrato dai governi che si sono succeduti in questi 10 anni trascorsi, oggi più che mai trovano conferma nella decisione che l’attuale proprietà dello stabilimento ha preso qualche giorno fa. Abbiamo oggi motivo per ritenere, soprattutto dopo la dichiarazione dello stesso Ministro, che alla questione ILVA sarà riservata l’attenzione che essa merita per garantire occupazione e tutela dell’ambiente.
Taranto non può più aspettare. La provincia jonica ha pagato a caro prezzo e per tanti anni scelte inadeguate che hanno condizionato la vita ed il futuro di una intera comunità