Balzo dei costi di produzione in agricoltura con un buco da 600mln di euro
Accolte tutte le misure del piano anticrisi della Coldiretti, quando dall’inizio della guerra in Ucraina si è verificato un balzo medio di almeno 1/3 dei costi di produzione e l’agricoltura in Puglia deve pagare una bolletta aggiuntiva stimata di almeno 600milioni di euro su base annua, rispetto all’anno precedente. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, in merito allo scenario di crisi nei campi e nelle stalle causato dai costi aggiuntivi tra mangimi, concimi, energia, che mette a rischio coltivazioni, allevamenti e industria di trasformazione.
Rinegoziazione e ristrutturazione dei mutui a 25 anni con garanzia gratuita Ismea, credito di imposta del 20% per la riduzione del costo del gasolio per pesca ed agricoltura, 35 milioni alle filiere in crisi destinati al Fondo per lo sviluppo e il sostegno delle imprese agricole, della pesca e dell’acquacoltura e via libera a fertilizzanti naturali come il digestato prodotto negli allevamenti per far fronte alla carenza di quelli chimici sono le misure del piano anticrisi della mobilitazione della Coldiretti e contenute nel provvedimento varato dal Governo per affrontare l’emergenza del settore agricolo con i bilanci in crisi. In una situazione in cui una azienda agricola su tre (32%) è costretta a tagliare i raccolti, le misure adottate sono importanti per invertire la rotta e non far chiudere le aziende agricole e gli allevamenti sopravvissuti ma occorre programmare il futuro per rispondere all’invito dei capi di Stato a difendere la sovranità alimentare per rendere l’Italia e l’Europa più autosufficiente dal punto di vista degli approvvigionamenti di cibo, in un momento di grandi turbolenze ma garantendo però elevanti standard di sicurezza alimentare sia nella produzione interna che in quella importata a garanzia delle imprese e dei consumatori europei. Un mese di guerra in Ucraina ha fatto impazzire i prezzi delle materie prime, dal petrolio che è aumentato del 25%, al prezzo del grano che è balzato del 53% con effetti a valanga su famiglie ed impese con uno sconvolgimento dei mercati internazionali dell’energia e del cibo che minaccia imprese e famiglie, dai trasporti agli approvvigionamenti alimentari. Ma a pesare sul carrello della spesa è anche l’aumento delle quotazioni delle materie prime agricole con il grano per la panificazione che è salito di oltre la metà (53%) in un mese, mentre sono esplose le quotazioni degli alimenti destinati agli animali per produrre latte e carne con la soia che si è impennata del 30% e il mais dell’11% nel mese di guerra in cui si sono verificati accaparramenti e speculazioni a livello internazionale. Le quotazioni alte dei cereali scontano la chiusura dei porti sul Mar Nero che impediscono le spedizioni e creano carenza sul mercato mondiale dove Russia e Ucraina insieme rappresentano il 28% degli scambi di grano e il 16% di quello di mais a livello mondiale secondo il centro Studi Divulga. Una emergenza destinata a durare poiché l’Ucraina ha annunciato che per effetto della guerra in primavera riuscirà a seminare meno della metà della superficie a cereali per un totale di 7 milioni rispetto ai 15 milioni previsti prima dell’invasione Russa. Un blocco che riguarda anche l’esportazione di fertilizzanti dall’Ucraina che lo scorso anno ne ha esportati 107mila tonnellate in Italia, secondo l’analisi del Centro Studi Divulga. Dall’inizio del conflitto si è verificato una impennata dei costi produzione dell’agricoltura a causa degli effetti diretti ed indiretti delle quotazioni energetiche con valori record per alcuni prodotti: dal +170% dei concimi, al +80% dell’energia e al +50% dei mangimi, che stanno duramente colpendo le aziende costrette a vendere sotto i costi di produzione. Le misure varate servono a garantire la sopravvivenza delle aziende con la liquidità, la riduzione dei costi energetici ma anche con aiuti diretti per le filiere più in sofferenza senza dimenticare la necessità di affrontare le difficoltà determinante dalla carenza del 40% dei fertilizzanti necessari per garantire la produttività dei terreni. Il via libera al digestato rappresenta una opportunità fondamentale che valorizza la capacità del settore agricolo di produrre energia con il biometano agricolo, il cui processo alimentato da scarti e rifiuti delle filiere agroalimentari mette a disposizioni preziosi materiali fertilizzanti.
Per questo occorre investire per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità, contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica e le Nbt a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici.
comunicato stampa diffuso dalla Federazione Regionale Coldiretti Puglia