Martina Franca/ Ecco cosa accade in ospedale
Dopo l’ascensore guasto per due mesi fino a quando non è intervenuta la nostra emittente televisiva PugliaPress TV , la struttura sanitaria della Valle d’Itria che apparentemente cerca di far vedere la parte migliore di sé con inaugurazioni in pompa magna alla presenza di politici e dirigenti sanitari, mostra tanti segni di disorganizzazione, ad iniziare dall’ingresso in ospedale.
Ebbene, da un accesso di meno di un metro, con notevoli assembramenti di persone all’esterno, si entra e si esce nello stesso contempo.
Gli operatori della security che fanno bene il loro compito, fermando chi entra, controllando la temperatura e consegnando il modulo per l’autocertificazione, sono costretti, loro malgrado, ad essere letteralmente investiti da chi in quel momento esce dall’Ospedale.
E se una qualsiasi struttura commerciale, per risultare idonea, deve osservare tutte le prescrizioni, questo non vale per l’ospedale che dovrebbe forse mettere al di fuori la stessa lapide marmorea esistente davanti al cimitero: “Lasciate ogni speranza o voi che entrate…”
Gli stessi organi di polizia, ad iniziare da quella locale, si attengono ad un’altra famosa frase: “Non ti curar di loro, ma guarda e passa”, infatti ignorano quello che avviene al di fuori dall’ospedale.
Quello di Martina, come tutte le altre strutture italiane (sempre che sia stato dichiarato in Italia) dovrebbe avere una entrata ed una uscita, al di là dei percorsi creati con gli adesivi a terra che in pratica sono solo scenografia.
Non è l’unica deficienza riscontrata dal nostro direttore questa mattina. Andando a fare delle analisi, un infermiere investito a regolarizzare l’accesso in uffici angusti senza finestre, chiede la compilazione dell’autocertificazione prima di mettersi in fila, ma se sei una dipendente fuori servizio e quindi in quel momento una comune cittadina, non occorre fare l’autocertificazione e puoi saltare la fila. Praticamente il personale “a piede libero” non si contagia, né può contagiare. Le stranezze non finiscono qui, ma ve le racconteremo una alla volta.