La rivolta dei precari storici
Scuola
Ce ne parla Fabio MANCINO, il segretario provinciale della CISL SCUOLA TARANTO BRINDISI
“Ore 4.50. Mi alzo, preparo la colazione a mio figlio e metto la telecamera Brevi, avviso mia sorella che abita sopra di me che colleghi la sua radiolina così quando mio figlio si sveglia lei provvede a farlo vestire… Mio cognato lo accompagna a scuola. Io cerco di lasciare sempre anche un bigliettino con un messaggio per la giornata, lavo il bagno (altro non posso, per non fare rumore). Colazione, mi vesto, io non guido quindi tramite Bla Bla car, perché i treni sono stai soppressi, raggiungo la 106 dove passano i colleghi per il passaggio. Per fortuna fino ad ora ho trovato brave persone, gente che dalla Calabria lavora a Taranto. Arrivo in città alle 7.10, raggiungo la scuola e inizio a lavorare, cerco sempre di portare in classe le mie passioni, il mio amore per il lavoro straordinario che facciamo…mettendo da parte la stanchezza. E’ difficile descrivere una giornata tipo, no perché mi senta un’eroina, ma perché certi stati d’animo non vanno raccontati, non si possono descrivere a parole. Quando scrivo il biglietto a mio figlio (che può essere un cuoricino e un ti voglio bene, oppure impara tante cose nuove a scuola….) penso sempre che vorrei essere con lui quando fa colazione, oppure io vorrei accompagnarlo a scuola…Mi piacerebbe svegliarlo con un bacio, invece lui si sveglia e io sono già fuori casa da un pezzo”. Questo è il racconto di una giovane mamma e docente precaria, Signora Ministra. Questa è una delle tante giovani donne precarie, signora Ministra a cui la sua intervista che parla di un corpo docente, quello dei precari storici, di qualità professionale indubbia, ha lasciato un po’ di amaro in bocca. Ha in mente Signora Ministra quanto costi ad una donna, mamma non viversi il proprio figlio come vorrebbe. Vede lei nell’intervista di Mentana non ha usato belle parole verso questi insegnanti. Poi, c’è la sua decisione di far fare un concorso in un momento come quello che stiamo vivendo non proprio dei migliori. Insomma, i problemi che tali concorsi andrebbero a creare sono tanti. Eppure questa ostinazione che si legge dietro a certe decisioni ci fanno pensare ad un vero e proprio affondo ai diritti dei lavoratori precari. All’appello è stato chiamato anche il Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano con lettere da ogni dove in cui si chiede con un’ordinanza o con qualsiasi altro strumento di bloccare il concorso in questo momento dove si registrano nuovi casi legati al coronavirus. Abbiamo cercato di contattare il numero uno della Puglia ma siamo in attesa di risposta, di conoscere quale sarà la sua posizione in merito a tale questione e quali saranno le azioni che metterà in atto. Intanto per domani è stata organizzata in tutta Italia una mobilitazione nazionale delle lavoratrici e dei lavoratori precari della scuola, nel pomeriggio, davanti alle Prefetture con presidi, flash mob e iniziative che avverranno anche a Taranto e Brindisi ed in tutte le province pugliesi nel pieno rispetto delle misure di distanziamento. Ad annunciarlo le segreterie nazionali di CISL Scuola, FLC CGIL, UIL Scuola RUA, SNALS Confsal e GILDA Unams lo scorso 6 ottobre dopo la decisione del Governo di avviare, in un contesto di emergenza sanitaria, lo svolgimento delle prove del concorso straordinario e, a seguire, di un maxiconcorso con oltre 500.000 candidati. “Sono moltissimi i lavoratori precari arrabbiati, e preoccupati per la concreta possibilità di essere espulsi da un sistema di reclutamento scolastico molto più farraginoso che in passato; precari scolastici, in Terza fascia, gli storici Gae, i non ancora assunti del concorso 2016 e 2018, gli inseriti in GPS con più anni di servizio che si rivolgono alle nostre sedi per descrivere la loro preoccupazione per il concorso straordinario: col crescere dei contagi la possibilità di essere esposti alla quarantena per motivi di servizio o al contagio stesso è un rischio concreto e questo li escluderebbe dal concorso straordinario. Per questi lavoratori non è prevista una seconda possibilità: il Ministero dell’Istruzione ha chiaramente comunicato che non ci saranno prove suppletive e, nonostante le nostre sollecitazioni – commenta Mancino – non ci convoca neppure per il tavolo sull’avvio dei percorsi abilitanti a regime, che per tanti precari avrebbero rappresentato una chance importante per conseguire l’abilitazione. Ormai da mesi viviamo una condizione di assenza generale di disponibilità al confronto da parte del Ministero rispetto alle parti sociali, con il risultato che sul fronte delle assunzioni si è registrato un vero fallimento delle misure annunciate (circa 24 mila posti assegnati a fronte degli 84 mila previsti) e per quanto riguarda le supplenze continuano i disagi determinati dai ritardi e dagli errori nelle graduatorie. Oggi il lavoro nelle scuole poggia anche sul 30% di organico occupato da lavoratrici e lavoratori precari che operano con professionalità e serietà, rispetto ai quali si è abusato del ricorso al contratto a termine senza mai offrire loro alcuna possibilità di abilitazione o di stabilizzazione”. In questo momento il sistema di istruzione sta fronteggiando l’esigenza di coprire oltre 60 mila posti vacanti non assegnati ai ruoli e un numero di supplenze che supera ampiamente le 200 mila unità. La maggior parte delle scuole eroga il servizio a orari ridotti perché ci sono ancora decine di migliaia di cattedre scoperte”. Una patata bollente per i Dirigenti scolastici che a due settimane dall’inizio della scuola devono gestire una situazione di grave assenza la cui ricaduta provoca non poche polemiche da parte dei genitori. “Per questo – prosegue il segretario della Cisl – è necessario un complessivo ripensamento su una procedura che, se nell’immediato si rivela unicamente un fattore di ulteriore stress per le scuole, meriterebbe comunque di essere riconsiderata alla luce di quanto avvenuto anche in altri settori della PA, mettendo in atto percorsi di stabilizzazione per titoli e prova orale che consentirebbero di garantire l’assunzione in forma stabile di quei precari già oggi impegnati in cattedra con serietà e professionalità al servizio del nostro sistema di istruzione”. “Queste – conclude Mancino – le nostre richieste: stabilizzare tramite prova orale e valutazione di titoli i docenti con tre anni di servizio: l’unico modo per garantire in tempi brevi e certi la copertura delle cattedre e la continuità didattica; stabilizzare su sostegno tramite prova orale i docenti specializzati, personale già selezionato per garantire la continuità didattica agli alunni con disabilità”. Ci auguriamo a questo punto per il bene del Paese e del comparto scuola che ci sia il tentativo del Ministero di ricucire i rapporti con il sindacato e la presa d’atto che a fronte di una risalita dei contagi si pensi a far percorrere un’altra strada per la stabilizzazione di tutti questi precari che malgrado tutto sono ancora in trincea.
Valeria Liscio
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