IL PUGLIESE CHE VOLA IN NAZIONALE
Puglia in festa per la convocazione, contemporanea, di due suoi figli in Nazionale. E non per un’amichevole ma per due partite che contano. Ci riferiamo a Gaetano Castrovilli di Canosa di Puglia e a Francesco «Ciccio» Caputo, nativo di Altamura. A dire il vero, l’uccellino ci ha sussurrato che anche il pulsanese Filippo Falco sia sotto osservazione, da un pezzo, da parte di Mancini. Certamente la retrocessione in serie B del Lecc, non l’ha aiutato. Diverso il discorso per Tonali (Brescia), già certo di vestire la maglia di un grande club nel prossimo campionato. Tornando al talento puro Falco, in merito, si era già espresso l’ex campione del mondo Ciccio Graziani che di gol e di maglia azzurra capisce più di altri: “Filippo Falco, se continuerà a giocare così, potrebbe entrare nel giro della Nazionale. È così bravo che vedo il suo futuro in grandi club”. Parole importanti quelle che ha riservato per l’attaccante del Lecce.
Gaetano Castrovilli, appena ventitreenne, ricordò, tempo fa, che al provino del Bari, da piccolo, si era presentato indossando la maglietta di Ronaldinho ma asserì che gli piaceva tantissimo anche Kakà. Poi, pur non spiegandosi ancora il perché, ricordò che aveva un dvd di Shevchenko. Era ovvio che fosse milanista e che forse ambisca ancora alla maglia rossonera. Ma è innamorato dei fiorentini: “Questa tifoseria è tosta e passionale. Un po’ come quella pugliese, in particolare del Bari, visto che la conosco bene. Qui, la gente mette davanti a tutto la passione per la squadra, anche prima della mamma” afferma ridendo.
Ciccio Caputo, il bomber che si è guadagnato tutto venendo dal basso: dopo la serie A ha conquistato la Nazionale! Nonostante abbia 33 anni, Roberto Mancini non ci ha pensato un attimo a convocarlo, per la prima volta, contro Bosnia e Olanda, grazie ai 21 reti segnate ne Sassuolo, nel campionato appena concluso.
L’attaccante, ormai divenuto simbolo dei bomber di provincia, è cresciuto vicino a Bari e dopo tanta, ma tanta gavetta, si è tolto delle soddisfazioni importanti, meritate, con la maglia del Sassuolo. Una serie A che Caputo aveva toccato con il Bari appena sei mesi, tra il 2010 e il gennaio 2011, giusto in tempo per firmare il primo gol nel massimo campionato il 28 novembre 2010 nell’1-1 contro il Cesena e poi andare al Siena, in serie B. Poi l’attaccante ha continuato il suo peregrinare in B tra Bari, Virtus Entella ed Empoli, contribuendo alla promozione con 26 gol in 41 partite per i toscani. Così l’anno successivo, cioè la scorsa stagione 2018-2019, Caputo ha potuto finalmente viversi la serie A da protagonista con la stessa città toscana. Purtroppo i suoi 16 gol in 38 presenze non sono bastati per salvare l’Empoli ma a lui sono serviti per il trasferimento al Sassuolo, dove quest’anno ha chiuso con ben 21 reti (36 le partite disputate). Una volta tanto un premio a chi lo merita davvero.
Numeri da attaccante di razza pura! A dire il vero, erano in tanti a invocarlo in Nazionale per il ritorno in campo degli azzurri venerdì 4 settembre contro la Bosnia a Firenze per la Nations League. E Mancini ha agito da logica più che d’istinto: già in passato il c.t. aveva dato dimostrazione di tenere conto del campionato, come quando convocò Quagliarella, visto che era al top della forma, nonostante l’età. L’età di Caputo che, di certo, non spaventa il Mancio nazionale.
Ma, al di là di ogni tipo di discorso legato alla Nazionale, quello che resta è la felicità di questo ragazzo cresciuto nelle giovanili del Toritto e che, prima del grande salto al Bari, aveva indossato le maglie di Altamura e Noicattaro. Il nostro calcio è ricco di storie così, come Dario Hubner o Igor Protti o, ancora, Christian Riganò (esploso a Taranto) e Luca Toni, giusto per citarne qualcuna. E pensare che da ragazzino Caputo stava per dire addio al calcio. Del pallone non ne voleva proprio più sapere, aveva deciso di disertare gli allenamenti per lavorare con il padre muratore. Era saltato all’improvviso il trasferimento al Grosseto e Caputo, deluso, aveva deciso di appendere le scarpe al chiodo. A convincerlo ci aveva pensato il suo tecnico del Toritto, Onofrio Colasuonno: gli aveva spiegato che ci sarebbero state tante altre occasioni e ha avuto ragione.
Anni dopo, chissà se l’attaccante del Sassuolo pensa ancora al bivio della sua vita. Il grande salto è arrivato nel 2009, la chiamata del Bari di Antonio Conte, in B. Poi l’Entella, l’Empoli e appunto il Sassuolo. Poi quel cartello esibito prima che si fermasse tutto per il Covid, con scritto: “Andrà tutto bene”, il suo messaggio mostrato dopo il primo dei due gol siglato al Brescia. Una ventata di ottimismo in un momento davvero difficile da parte di un ragazzo di borgata.
E ora atteniamo Falco. Pochi calciano in Europa come lui. E non stiamo esagerando!
FRANCESCO LEGGIERI