Patrizio Mazza: “La Salute, non come slogan”
È uno degli ematologi più contesi nelle conferenze mediche internazionali, una voce che più di tante altre ha risuonato non solo nel territorio tarantino, ma si è sentita molto forte in tutto il Paese. Tante le sue battaglie per una Sanità pugliese migliore, a salvaguardia della salute dei cittadini e dell’ambiente. Appassionato della politica intesa come quotidiano impegno di utilità sociale. Parliamo di Patrizio Mazza, medico direttore dell’unità complessa di ematologia presso l’ospedale “San Giuseppe Moscati” di Taranto.
Da oltre quarant’anni dedito alla professione medica, si candida ora al Consiglio regionale della Puglia, fortemente voluto, per la sua competenza, da Raffaele Fitto che lo ha candidato nella lista del Presidente: Puglia Domani, in vista delle elezioni previste per la fine del prossimo mese di settembre. Patrizio Mazza, al suo attivo conta anche un’importante esperienza nell’università e centinaia di pubblicazioni scientifiche. Già nel 2010 ricevette un ampio consenso dalla popolazione, risultando eletto al Consiglio regionale.
Ha svolto un’intensa attività consiliare, espletata particolarmente nei lavori delle commissioni Sanità e Ambiente; la sua fermezza negli ideali, accanto all’amore viscerale per la professione, lo portarono però a dimettersi due anni dopo, chiamato – tra l’altro – a gran voce dalla realtà sanitaria pugliese e italiana, bisognosa di una figura come la sua, ma a tempo pieno.
Ora per il dottore Mazza non è più tempo di aspettare: torna a candidarsi al Consiglio regionale e ce ne spiega tutte le ragioni.
La risposta è abbastanza semplice. Svolgo la professione di medico da oltre 40 anni e sono arrivato quasi a fine carriera. Ho messo insieme un’esperienza notevole e ritengo che oggi possa essere utile alla popolazione di questa terra. In che modo? Mettendo a disposizione il mio bagaglio nell’ambito di un contesto sanitario regionale in cui si possano stabilire nuove regole assistenziali, al fine di migliorare la qualità della vita dell’utenza, soprattutto di quella disagiata, rappresentata particolarmente dai pazienti oncologici. Conosco bene il territorio, so di che cosa realmente c’è bisogno e quali sono le urgenze.
Lei si candidò dieci anni fa, nelle elezioni regionali del 2010, e fu eletto. Dopo due anni di intensa attività consiliare si dimise per tornare a fare il medico a tempo pieno. Da allora a oggi che cosa è cambiato?
Io considero quell’esperienza positiva: Presentai le mie dimissioni soltanto perché ero entrato in un’ottica che mi portava a vedere la politica in un modo differente da quella comunemente condivisa. Rifiutai quel modo di fare secondo il quale sarei dovuto essere al servizio più della politica che della gente. Della mia gente, dei miei elettori, ovvero di quelle migliaia di elettori che avevano riposto in me la propria fiducia. In quei due anni feci delle proposte importanti per la sanità e il servizio sociale. Proposte che non furono recepite dalla politica del tempo. Presi atto di non poter incidere come desideravo sulla vita amministrativa regionale, per questo scelsi di tornare a dedicarmi totalmente alla mia professione e ai miei pazienti. È il caso di dire però che attualmente la situazione è molto diversa. Allora fui quasi “richiamato in servizio” medico dall’utenza, rispondendo alle richieste dall’Associazione Italiana contro le Leucemie; in quel periodo in ambito ematologico c’erano infatti particolari necessità, tra le quali anche la gestione del reparto di ematologia. Dopo dieci anni, con la prospettiva di andare in pensione a breve, la situazione è cambiata e la mia aspettativa è quella di essere propositivo e collaborativo con chi prenderà il mio posto di responsabilità e di gestione dell’unità ematologica. Alla luce della mia lunga esperienza, penso di poter dare un valido contributo alla comunità regionale pugliese nel proporre regole più agevoli e adatte a quella che è la consistenza dell’utenza sanitaria.
Dieci anni fa si candidò nella coalizione di centrosinistra guidata da Nichi Vendola, venendo poi eletto in quella maggioranza. Oggi è candidato in una coalizione differente, per molti aspetti opposta a quella di dieci anni fa. Come mai questa scelta?
Ieri, come oggi, ho messo la mia candidatura a disposizione di un fine sociale, non facendone una bandiera politica in senso stretto. Raffaele Fitto è quello che dà più garanzie rispetto a chi sta ora al Governo della Regione. Risulta superfluo dire che molte cose vanno cambiate. Quando si analizza questa situazione, si deve tener conto che il centrosinistra domina la scena politica regionale da quindici anni e, alla luce dei fatti, non ha fatto tutto quanto era necessario. Come diceva il mio maestro, quando una cosa non va bene bisogna intervenire cambiando, soprattutto chi quella cosa la gestisce e ne influenza i risultati. È questo il motivo principale della mia risposta positiva a questo richiamo che sento molto forte sul piano emotivo, personale e professionale.
Mettiamo da parte il passato, quello che è stato e pensiamo a ciò che sarà. Immaginiamo di essere al 22 settembre e che Lei, dottor Mazza, sia stato eletto Consigliere Regionale. Quale sarebbe la prima cosa di cui occuparsi?
Il Consiglio regionale, così come il Parlamento, ha il potere di fare leggi. Per cui io lo considero come il più importante fra gli organi istituzionali. Ho già in mente, sulla scorta di idee già vagliate e studiate, di proporre una legge che organizzi al meglio l’assistenza sanitaria regionale, tra strutture ospedaliere e il territorio, soprattutto quello tarantino che è tra i più martoriati. Alcune cose, in piccolo, le ho già messe in essere, durante la mia esperienza da Primario medico: fra questo, l’esperimento di decentralizzare ambulatori nel territorio, secondo le esigenze delle cittadine e dei cittadini, ricevendo riscontri positivi. Non c’è solo questo però: tante sono le cose che vorrei fare fin da subito, senza perder tempo. Penso a un sistematico e ottimizzato coinvolgimento dei medici di famiglia perché si possano “riappropriare” dei propri pazienti dal punto di vista conoscitivo e operativo, con il supporto specialistico. Tutto questo ha un unico fine: offrire alla gente un servizio sanitario e sociale che migliori la qualità della vita.