Taranto – Arcelor non si ferma, Fiom e Uilm: “Inaccettabile la scelta del prefetto.”
TARANTO – Nella giornata di ieri, ArcelorMittal ha informato le OO.SS. della decisione del Prefetto, Demetrio Martino, sull’attività dello stabilimento: resta fino al 3 aprile – secondo quanto riportato da fonti sindacali – in marcia e senza variazioni dell’assetto produttivo, l’attività dello stabilimento. Nei giorni scorsi, le organizzazioni sindacali avevano proclamato lo sciopero e chiesto un intervento volto a mettere in regime di comandata lo stabilimento Arcelor, per ragioni di sicurezza legate alla ben nota emergenza coronavirus. Ebbene, ieri sarebbe arrivato il decreto prefettizio, a seguito dell’acquisizione dei pareri tecnici delle istituzioni preposte: Custode giudiziario, Vigili del Fuoco e Spesal di Taranto.
In base alle valutazioni fatte dal Prefetto, resta sospesa l’attività produttiva ai fini commerciali e viene solo garantito il mantenimento e la salvaguardia impianti e sicurezza, con l’impiego di 3500 lavoratori diretti e 2000 dell’appalto.
Una decisione, questa, che Fiom e Uilm definiscono inaccettabile: ” Tale situazione ha determinato, di fatto, un peggioramento di quanto previsto dai precedenti accordi sottoscritti dalle Organizzazioni Sindacali. Permangono delle criticità evidenti – prosegue la nota di Fiom e Uilm – in merito al rischio da contagio da COVID-19, soprattutto per il numero di lavoratori giornalieri presenti all’interno dello stabilimento e rimane del tutto inevasa la richiesta sindacale sull’interpretazione aziendale in merito alla sospensione dell’attività produttiva ai fini commerciali. Inoltre, troviamo ingiustificabile e soprattutto discutibile che vi siano stati dei pareri tecnici, da parte degli enti preposti, senza il coinvolgimento dei rappresentanti dei lavoratori della sicurezza. Riteniamo inaccettabile la scelta del Prefetto che ha peggiorato quanto il sindacato ha provato a fare in queste settimane.”
USB:” Il Prefetto ha preso una decisione, da qui deriva il Decreto, sulla scorta di ciò che gli è stato riferito da un lato dalla Dirigenza Arcelor Mittal, che è ovviamente di parte, e dall’altro da soggetti che non conoscono affatto quel che accade in fabbrica, e mi riferisco al Custode Giudiziario, ai Commissari Straordinari, al Responsabile dello Spesal di Taranto, al Comandante dei Vigili del Fuoco di Taranto
e finanche al Comandante dei Vigili del Fuoco di Bari. Pochissimo spazio invece alle organizzazioni sindacali che vivono lo stabilimento con tutte le sue problematiche e ascoltano ogni giorno i lavoratori.
Una contraddizione importante – prosegue la nota di Franco Rizzo, coordinatore provinciale di USB – è rappresentata dal fatto che vengono mantenuti in attività 3.500 lavoratori diretti e 2.000 dell’appalto, e quindi più unità lavorative di quante ve ne fossero nei giorni precedenti per effetto di accordi siglati dai sindacati. Prima del Decreto Prefettizio infatti operavano nello stabilimento circa 3200 diretti e quasi 1800 dell’appalto per un totale di 5000 lavoratori. Questo Decreto colpisce ben due volte, influendo anche sul diritto di sciopero, in quanto dà sostiene la scelta dell’azienda di utilizzare le comandate allargate e addirittura porta a dedurre che la fabbrica, per avere una garanzia minima di sicurezza, deve mantenere 5.500 lavoratori in attività. Da qui facile comprendere il grado di competenza di coloro che, pur essendo estranei alla vita dello stabilimento, hanno avuto voce in capitolo tanto da indurre il Prefetto a fare determinate scelte.”