La presa per il ….
Mi ha fatto molto riflettere la seconda lettura della messa di domenica scorsa. Parlava di una lettera di San Paolo apostolo ai Tessalonicesi. La lettera concludeva cosi: “noi infatti non siamo rimasti oziosi in mezzo a voi, né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato duramente, notte e giorno, per non essere di peso ad alcuno di voi. ….quando eravamo presso di voi, vi abbiamo sempre dato questa regola: chi non vuole lavorare, neppure mangi. Sentiamo infatti che alcuni fra voi vivono una vita disordinata, senza fare nulla e sempre in agitazione. A questi tali, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, ordiniamo di guadagnarsi il pane lavorando con tranquillità.”.
Qualcuno storcerà il naso. Addirittura, scrivere l’editoriale, su una liturgia. Eppure, se ci fate un po’ di attenzione ci sono delle riflessioni con conseguenti similitudini. Da un po’ di tempo non dibatto più, cosa che facevo un tempo, sulla politica o i politici. Ho raggiunto l’andropausa alla partecipazione della pratica del governo. Provo disgusto su tutti i fronti, leggendo articoli, post, discussioni, liti, intercettazioni di telefonate. Ancora maggiore è il mio schifo sul trasformismo di chi ieri faceva barricate contro una parte avversaria, mentre oggi va a braccetto. Mi viene anche da ridere leggere i post di chi fino a ieri evidentemente era ‘mantenuto’ dal sig. Mittal, con contributi di vario genere, tanto che, qualche mese fa, si accaniva contro di me, quando decisi di pubblicare una copertina provocatoria su quei giochi del 2026 che continuo a considerare una vera e propria caricatura per Taranto. Ebbene, oggi leggo commenti proprio di alcuni di questi ‘pseudo influencer’ contro il ‘mostro’ ed in favore della salute dei tarantini, mentre ieri non doveva parlarsene. Probabilmente gli avranno chiuso i rubinetti o, qualcuno di loro, avrà ancora qualcosa da avere che non gli è stato riconosciuto. Purtroppo si sta recitando una sceneggiata di Mario Merola, con il Presidente del Consiglio che sembra il protagonista. Sento addirittura chi, mentre ieri aveva vinto, promettendo mari e monti, come la riconversione di ‘quella azienda’, (propaganda che gli aveva fatto vincere le elezioni e di andare al governo), per poi fare esattamente il contrario, tanto da arrivare a dare l’impunità penale ad uno che avrebbe voluto continuare, qualora commettesse dei crimini, di rimanere impunito. Oggi, il politico in questione che non aveva nemmeno il coraggio di guardare negli occhi chi gli stava sbattendo in faccia la verità, praticamente dà la colpa ad un altro. E’ il cosiddetto scaricabarile della politica. Ma cosa centra tutto questo con la liturgia di domenica scorsa? Riflettete, oggi c’è chi lavora, anche duramente ed a quattro soldi, supertassato dallo Stato, mentre nello stesso tempo c’è chi percepisce un ‘reddito’ senza far nulla. Ho sempre pensato che sia giusto dare un sussidio ai poveri, ma ‘regalare’ dei soldi senza far nulla non mi sembra scandaloso. L’altro giorno ho saputo di un parrucchiere che dopo 40 anni di lavoro è andato in pensione con meno di 800 euro al mese, mentre c’è chi non ha mai fatto nulla e continuando a non fare nulla, prende, più o meno, la stessa somma rimanendo comodamente sulla sua poltrona di casa. Ne conosco tanti. Ebbene, non c’è un pizzico di vergogna in molti di loro per questo?Potrebbero rimboccarsi le mani ed uscire in strada (piuttosto sulla rete di internet), e rendersi utili per quella comunità che con il proprio lavoro e le proprie tasse gli sta permettendo quel denaro? Cose da fare ce ne sarebbero tante ma, evidentemente, l’ozio e gli hobby sono per loro un diritto acquisito. Continuando così, tra non molto, lo Stato dovrà dare il reddito di cittadinanza alla maggior parte degli italiani, quelli che non avranno più lavoro e saranno sempre di più. A questi privilegiati, esortandoli, ordiniamo di guadagnarsi il pane lavorando con tranquillità, …ma ricambiando con il proprio lavoro di pubblica utilità, coloro che stanno lavorando per loro. Eccalà la similitudine con la liturgia di San Paolo.