Taranto – Ilva, Mittal chiede 5000 esuberi. Il premier Conte: “Richieste inaccettabili”
TARANTO – Si è concluso con un nulla di fatto il vertice di ieri pomeriggio a Palazzo Chigi, con il presidente ceo Lakshmi Mittal e suo figlio Adyta per discutere del futuro di Ilva. Le richieste di Mittal mirano a 3 punti essenziali: proroga della facoltà d’uso Afo/2 – (sotto sequestro dalla magistratura dopo la morte di Alessandro Morricella, l’articolo completo a questo link), 5000 esuberi – la metà dell’organico del personale assunto – e il ripristino dell’immunità penale. Per il governo le richieste di ArcelorMittal sono inaccettabili”.
In una conferenza stampa notturna, convocata dopo dodici ore di riunioni e vertici dai toni anche drammatici, il premier Giuseppe Conte riassume quella che è una vera e propria guerra tra il governo e la multinazionale dell’acciaio. “Lo scudo penale è stato offerto ed è stato rifiutato. Il problema è industriale”, sottolinea il premier riferendo che dall’azienda è arrivata una richiesta di “cinquemila esuberi” e chiamando “tutto il Paese e le forze di opposizione alla compattezza”.
Il premier Conte ha chiesto a Mittal e suo figlio di pensare ad una nuova proposta nelle prossime 48 ore. “Vogliono il disimpegno o un taglio di 5mila lavoratori” ma “nessuna responsabilità sulla decisione dell’azienda può essere attribuita al governo”, spiega Conte sentenziando un concetto che sa di protesta di un intero sistema: “l’Italia è un Paese serio, non ci facciamo prendere in giro”. Per il governo, A.Mittal non rispetta un contratto aggiudicatosi dopo una gara pubblica. il ministro dello Sviluppo Economico Patuanelli così sintetizza: “è evidente che ArcelorMittal voleva solo un’acquisizione”. “Il nostro strumento al momento è la pressione nel nostro sistema Paese”, sottolinea Conte convocando, per oggi pomeriggio i sindacati, il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci.
La norma sullo scudo penale, secondo fonti di governo, è stata di fatto messa sul tavolo nell’incontro con A.Mittal, così altre rassicurazioni, come il pieno sostegno a un piano che renda l’ex Ilva un “hub della transizione energetica”. Tutto inutile. L’azienda vuole l’addio o un taglio draconiano della forza lavoro, che costringerebbe il governo ad intervenire sulla cassa integrazione. Con un’appendice: il governo non accetterà mai i 5mila esuberi richiesti.