Pregherò che tu muoia
In tanti l’avranno ricevuta ed è arrivata anche a me su Whattsapp, la registrazione di una conversazione nella quale un politico locale, furioso per essere stato defenestrato dal suo ruolo di leader cittadino di un movimento politico, da parte di altri politici, oltre a dirne di tutti i colori sui suoi nuovi amici di partito, apostrofandoli in tutti i modi, ha detto che andrà a pregare sulla tomba del Santo di San Giovanni Rotondo affinché se li porti via. Uno sfogo? Sicuramente sì, ma si può arrivare a pregare la morte di un altro uomo per la politica o ambizione politica? La cosa più assurda è che questa persona organizza viaggi di preghiera per San Giovanni Rotondo. Un episodio squallido, così come lo è colui che ha registrato la conversazione e l’ha fatta diventare virale, piuttosto che censurarla quando la stava ascoltando. E’ stato l’argomento di cui si è parlato negli ultimi tempi. Ovunque andassi, tutti mi accennavano questa cosa, non ultimo il salumiere in un importante supermercato la scorsa domenica mattina. A tutti ho tagliato corto dicendo che ho deciso di non parlare più di politica e, soprattutto, dei politici. Ho evitato qualsiasi pettegolezzo. Qualche mese fa, un noto assessore del Comune di Martina Franca, in un post mi scrisse: “Sarebbe un mondo migliore senza di te”. Quello che mi è accaduto è oramai di dominio pubblico, ma non ho mai pensato che questa persona fosse uno jettatore. Ma torniamo alla domanda: Si può mai pregare la morte di un altro uomo o auspicarla solo per politica o per mera contrarietà di idee? Il paradosso è che, ciascuno dei due nefasti malauguranti, avrebbero tutti i motivi per pregare la vita di chiunque, ad iniziare dalle persone che sono a loro vicine. Di sicuro io non l’ho mai fatto, tutt’altro. Chi prega per un presunto nemico, affinché possa cambiare, ha vinto due volte. Non sono mancati gli sciacalli, avversari dell’uno o dell’altro politico della registrazione rubata che immediatamente hanno preso la palla al balzo e, a loro volta, con montaggi audio e video hanno infestato Whatsapp per aggiungere il proprio vomito e rancore sulla vicenda. Non mi interessa l’aspetto giuridico, ma vorrei, una volta tanto, riflettessimo tutti insieme e giungessimo alle medesime conclusioni. Come ho già scritto, le vicende politiche non mi interessano più di tanto. Le considero una fiction della quale, molti di noi non vedranno mai la fine. Mia madre vedeva Sentieri, ma è morta a 63 anni senza sapere come sarebbe andata a finire. Molti moriranno senza sapere come finirà “il Segreto”, “Una Vita”, “Beautiful”, figuriamoci se conoscerà chi sarà il Sindaco della propria città o governerà il Paese tra dieci anni. E’ più facile seguire la propria squadra nel campionato in corso che dura meno di un anno.
Uno dei comandamenti più antichi e forse meno rispettato è “Amerai il prossimo tuo come te stesso”, scritto nella legge di Mosè e Gesù stesso lo cita come tale. Ebbene, è quello più infranto dal genere umano. Se amassimo il prossimo ci sarebbero pochi giudici, meno avvocati e saremmo tutti più felici. Invece avviene esattamente il contrario: “Odia gli altri più che puoi”. Il social network ne è un esempio. Il fondatore di facebook un paio di volte avrebbe pensato di chiuderlo, ma per lui è una miniera d’oro. Oggi vorrebbe, sempre per ragioni di opportunità, eliminare i like, ma non ha mai pensato di creare il pollice in giù per esprimere un disappunto per un messaggio, altrimenti non ci sarebbe stata una interazione, cosa che avviene con la risposta ad un post. E’ come se tutti quanti fossimo in una arena e ci sbranassimo a vicenda, ma proviamo per un attimo a pensare chi è l’imperatore che giudica e chi il pubblico.
Sarebbe, a questo punto, opportuno organizzare un pullman per San Giovanni Rotondo per pregare tutti insieme il Santo affinché ci aiuti a ritrovare il senno.