“Malapuglia”, lo scrittore Andrea Leccese parla del suo ultimo libro. L’intervista.
La mafia in Puglia, una piaga sempre purtroppo attuale, al centro del nuovo libro dello scrittore pugliese Andrea Leccese. Dopo il successo di “Massomafia”, lo scrittore ripercorre in questo suo nuovo testo i capisaldi della storia criminale in questa regione, balzata agli onori della cronaca recentemente per diversi gravi fatti di sangue avvenuti.
L’ ultima opera di Leccese ” Malapuglia. Le organizzazioni criminali in Puglia.” , ancora una volta edita da Castelvecchi, si prefigge di sensibilizzare l’opinione pubblica contro tale fenomeno, raccontando nei particolari i momenti salienti legati alla sua cronistoria, alla sua drammatica evoluzione. Un nemico mortale chiamato Mafia, in una delle regioni più belle d’ Italia. Nel seguito, l’intervista integrale allo scrittore Andrea Leccese riguardo la pubblicazione del suo ultimo libro.
Ci parli della sua ultima opera “Malapuglia”. Quando e come è nata in lei l’idea di questo nuovo progetto?
“Malapuglia” nasce perché qualche tempo fa mi sono accorto che non c’era alcun libro che parlasse di tutte le mafie pugliesi. Poi ho scoperto in realtà un interessante saggio di Nisio Palmieri, dal titolo Criminali di Puglia, pubblicato nel 2013. Be’ due libri mi sembrano comunque pochi, e questo è sintomo di una sottovalutazione del fenomeno. Pensi che, a Treviso, qualche giorno fa un libraio mi ha confessato di non sapere che anche in Puglia ci fosse la mafia… ”
Negli anni ’80 la Puglia era definita “La California d’Italia”; una regione felice, con grandi flussi di turisti e bassa criminalità. La situazione oggi è, purtoppo, radicalmente cambiata. Cosa si può fare, a suo avviso, per combattere la criminalità nel nostro territorio?
“Le mafie nascono in Puglia proprio nei meravigliosi anni Ottanta. Ai tempi della Milano da bere anche da noi c’è il boom economico, accompagnato però dal germogliare della malapianta. Anzi è stato proprio lo sviluppo economico a favorire la genesi di organizzazioni criminali mafiose dalla spiccata vocazione imprenditoriale. Se poi aggiungiamo che gli anni Ottanta segnano anche una profonda crisi dei valori comunitaristi a favore dell’individualismo esasperato, ecco che la frittata è fatta.”
Dopo i gravi fatti di San Marco in Lamis, l’ex Ministro dell’Interno Minniti auspicò la realizzazione di un Reparto Prevenzione Crimine a San Severo, che è poi diventato operativo in breve tempo. Cosa ne pensa al riguardo? Questa struttura ha portato nella provincia di Foggia i frutti sperati?
“Oggi in Puglia il lavoro dell’Autorità Giudiziaria e delle forze di polizia è davvero molto apprezzabile. In generale, una lotta seria ed efficace alla mafia deve essere indirizzata al recupero delle ricchezze illecitamente accumulate. L’impresa mafiosa si combatte con le confische. E ovviamente recidendo i legami con l’economia e con la politica. Ma la repressione non è sufficiente: bisogna tentare di eliminare le cause di questo male sociale. Occorre togliere il carburante ai mafiosi, e ognuno può fare la sua parte. Politici e intellettuali dovranno creare un clima etico più forte. Lo Stato, dal canto suo, dovrà promuovere modelli di sviluppo sostenibili, che allontanino i giovani dalla strada della violenza.
La nascita di un nuovo presidio sul territorio è sempre una buona notizia. Non lo fu affatto la soppressione, nel 2012, del Tribunale di Lucera, che aveva competenza su un vasto territorio, quello garganico, caratterizzato da una delinquenza sempre più preoccupante. Il vescovo della cittadina pugliese, nel giorno della festa patronale, fece suonare le campane a morto in segno di protesta. Non servì.”
Quanto è lunga la mano delle mafie nella vicenda del caporalato in Puglia e nella Capitanata in particolare?
“Nell’ultima relazione della Commissione parlamentare antimafia, ho letto che non si può escludere l’interesse della mafie per quel “settore”. Ma anche per l’agricoltura e per l’industria della trasformazione alimentare. Del resto già negli anni Settanta la camorra cutoliana era attratta dal pomodoro pugliese. Su questo tema, consiglio i saggi di Leonardo Palmisano. In quali altri settori a suo avviso, in Puglia, ci sono le maggiori infiltrazioni della mafia ai giorni nostri.”
In quali altri settori a suo avviso, in Puglia, ci sono oggi le maggiori infiltrazioni della mafia ai giorni nostri?
“La Puglia è una regione turistica e, nel turismo, i rischi di infiltrazione sono certamente elevati: i clan investono ovunque possano ottenere profitti rilevanti. Poi ci sono gli appalti pubblici, senza dubbio. La mafia imprenditrice privilegia da tempo questo settore per riciclare l’enorme mole di denaro sporco di cui dispone soprattutto grazie al monopolio del traffico di stupefacenti.”