E l’Assessore butta in Capocollo di Martina nella…

Angelo Costantini presidente dell’Associazione Capocollo di Martina
Martina Franca, quasi 50.000 abitanti è nota per essere la Capitale della Valle d’Itria, per il suo Barocco, ma soprattutto per il suo capocollo che ne prende la denominazione della città. Nel 2007 viene costituita una Associazione che ha come scopo la realizzazione, la gestione e la promozione della filiera produttiva per la produzione del “Capocollo di Martina Franca”, e, condividendo i principi ispiratori del movimento internazionale SLOW FOOD, si propone rivalutare l’antica tradizione del territorio di Martina Franca nella produzione di salumi, conosciuti e apprezzati già nel 18° secolo, di tutelare il consumatore finale attraverso il marchio dell’Associazione. Fino ad oggi, bene si è mossa l’Associazione presieduta da Angelo Costantini e costituita da diversi produttori. Ha partecipato a diverse manifestazioni di prestigio in tutto il mondo tra le quali il Salone del Gusto di Torino. Con non poche difficoltà, legate a discordanze di vedute tra i diversi produttori soprattutto da chi mira ai propri interessi personali, piuttosto che a quelli collettivi. Oggi l’Associazione sta puntando all’ottenimento del DOP per proteggersi sul mercato da prodotto falso e sceglie con molta attenzione le manifestazioni e gli eventi di prestigio a cui partecipare al fine di tutelare la propria immagine, tutto questo finché non si è imbattuta in Bruno Maggi,
imprenditore di piscine, assessore alle attività produttive del Comune di Martina Franca (bocciato dal proprio elettorato per poi essere ripescato come amministratore). In un primo momento la collaborazione tra l’Amministrazione Comunale e Associazione del Capocollo di Martina Franca sembrava in sintonia, tant’è vero che si stava decidendo di organizzare insieme un grande evento l’8 e 9 dicembre, una grossa manifestazione con convegni, degustazioni, laboratori e tanto altro per promuovere il principe dell’enogastronomia martinese con la partecipazione di uno chef internazionale di grande prestigio (Master chef). Ma visto il procrastinarsi dei tempi e soprattutto per la mancanza di risorse economiche l’Associazione “Capocollo di Martina Franca”
decide con la maggioranza di tutti i soci di rinviare la manifestazione. Il motivo è per non sbagliare in vista dell’ottenimento del DOP che altrimenti potrebbe essere a rischio, soprattutto dopo l’autosospensione dal Presidio Slow Food a causa dell’uso di nitriti e nitrati. L’autosospensione prevista per sei mesi e protratta per tutto il 2018 e dovrebbe terminare fino all’Aprile del 2019, quando partirà un nuovo regolamento Slow Food che obbligherà tutti i Presidi a produzioni senza nitrati e completamente naturali. Solo allora le sette aziende che dal 2000 si fregiano della Chiocciolina come marchio di qualità esibito al fianco del brand aziendale, potranno riutilizzare sulle nuove etichette narranti e per capocolli liberi da nitrati e nitriti.
In un contesto molto delicato l’Associazione del Capocollo di Martina Franca valuta ogni strategia ed azione utile, a differenza dell’Assessore alle attività produttive che, sorprendendo tutti, ha ignorato la decisione dell’Associazione e ha permesso di far utilizzare le foto del Capocollo di Martina e l’uso del prodotto non concordandolo con coloro che hanno creato il brand e portato al successo. L’Assessore, invece, utilizzando denaro pubblico, ha affidato comunque l’organizzazione di un evento sul capocollo di Martina Franca, affidandola ad una associazione locale di Cibo di strada che utilizzerà il prodotto nei modi più vari e disparati senza coinvolgere l’Associazione “Capocollo di Martina Franca”, e, mettendosi d’accordo con il solito produttore controcorrente, che fregandosene di fa parte della Associazione del capocollo e, invece di adeguarsi alle decisioni degli altri associati, preferisce il proprio personale business.
Ne nasce un conflitto tra gli stessi produttori, tra le associazioni organizzatrici di manifestazioni (quelle date spetterebbero ad un altro evento) e, soprattutto, al libero uso del capocollo che diventa cibo di strada
piuttosto che principe dei salumi così come è da sempre stato promosso dall’Associazione del Capocollo Martina. La faccenda quasi sicuramente finirà in Procura, ma a rimetterci senza dubbio sarà l’immagine di Martina Franca e del suo Capocollo.