Taranto – “L’amore non uccide”: a due anni dalla morte di Federica De Luca e del piccolo Andrea, una messa per ricordarli
TARANTO – “L’Amore non uccide”, è la frase scritta in grassetto sul manifesto funebre per la messa commemorativa che verrà celebrata giovedì 7 giugno alle ore 18.30, nel Duomo di Taranto, in memoria di Federica De Luca e del suo piccolo Andrea, “ignobilmente strappati alla vita da chi avrebbe dovuto amarli e proteggerli” si legge ancora sul manifesto.
Sono passati 2 anni dall’omicidio-suicidio consumatosi nell’appartamento di via Montefusco per mano di Luigi Alfarano, 50enne – marito di Federica e padre di Andrea – che il 7 giugno rientrava nella loro abitazione e scatenava la sua follia e violenza prima sulla moglie – quel giorno era attesa nello studio del suo avvocato per formalizzare la separazione dal marito – e poi sul loro figlioletto Andrea, nella villa di famiglia di Alfarano, a Palagiano, per poi togliersi la vita.
Omicidi efferati, ultima deriva di un dramma che si consuma tra le mura domestiche. Violenze fisiche e psicologiche che si celano abilmente nelle facce dell’amore – ma che amore non è – e messe in atto in quello che è considerato un riparo sicuro dal mondo esterno: la propria casa, che per i protagonisti di queste vicende di cronaca nera, diventa un sepolcro.
Federica aveva 29 anni quando è stata uccisa dal marito Luigi Alfarano, più grande di lei di 21 anni. I due si erano incontrati all’Ant (Associazione Nazionale Tumori) durante il volontariato di Federica. Dieci anni più tardi Federica lo aveva rivisto per caso, era il 2011, e da allora non si erano più separati. Sposati nel 2012, da quel matrimonio era nato il piccolo Andrea. Luigi, che lavorava come impiegato amministrativo dell’Ant, era stato accusato alcuni anni dopo le nozze, di molestie sessuali: la vittima di queste molestie era una volontaria di 19 anni che avrebbe dichiarato di essere stata invitata nella casa di Palagiano – lo scenario dell’omicidio suicidio – e di essere stata toccata e baciata, contro la propria volontà. In un primo momento Federica aveva creduto al marito supportandolo durante il processo (terminato con un patteggiamento ad un anno e otto mesi). Ma nel 2016 aveva scoperto i numerosi tradimenti del marito. Nel suo cellulare i video delle serate con escort e prostitute, avevano poi segnato la fine del loro matrimonio e della fiducia.
Quel pomeriggio del 7 giugno 2016, alle ore 18, Federica ha appuntamento dal suo avvocato – dove ad aspettarla c’è anche la madre – per formalizzare la separazione da Luigi. Sono appena passate le 17 quando Luigi piomba nella loro casa e, probabilmente, cerca di farle cambiare idea sulla separazione. La fermezza e la risolutezza di Federica nel voler finire il loro matrimonio, fanno scattare la follia omicida nel marito che, dopo averla spinta per terra e averla presa a schiaffi e pugni, la colpisce più volte con un oggetto appuntito, per poi finirla, soffocandola con un cuscino. La follia dell’uomo, però, non si arresta – il figlio Andrea si trova in casa mentre Luigi uccide Federica – e dopo essersi ricomposto e sistemato, in preda quasi ad un automatismo delirante, prende il piccolo con sé, lo porta in auto fino alla loro casa di campagna e lì, nel garage della villa, uccide il figlio con un colpo di pistola. I filmati di videosorveglianza riprendono il momento precedente e successivo alla morte del piccolo: il padre che dalla macchina lo prende in braccio per condurlo nel garage per poi sparargli un minuto più tardi; il percorso che fa dal garage alla casa con il corpo senza vita del figlio tra le braccia. E poi il suicidio.
I genitori di Federica lo troveranno dopo alcune ore in una delle camere di quella casa a Palagiano, steso sul letto, dopo essersi tolto la vita con la stessa arma con cui aveva ucciso poco prima suo figlio e con il piccolo steso su di lui. Federica verrà poi ritrovata senza vita in serata, nell’abitazione di Taranto.
La madre della donna aveva fatto scattare l’allarme nel tardo pomeriggio, dopo che la figlia non si era presentata all’appuntamento con il legale, per la separazione.
A distanza di un mese da quella tragica morte, un migliaio di persone sfilavano per la città con le fiaccole in mano e, in testa al corteo, i genitori di Federica, che decisero di esporre una foto durissima, con impresso il volto della figlia tumefatto a seguito delle percosse. “E’ stata una decisione sofferta, ma vogliamo che queste cose non accadano più. La nostra scelta, la nostra decisione di mostrare l’immagine del volto di nostra figlia, martoriato dalle percosse, vuole essere un monito, un messaggio soprattutto per le ragazze: se avete un mostro accanto, scappate subito.
Questa volta è successo a noi, alla nostra unica figlia e a nostro nipote. Ma ora basta: Federica era una ragazza forte, la facciamo anche e soprattutto in suo nome questa battaglia, so che avrebbe voluto così.”