Uno dei grandissimi miti della musica pugliese, Toni Santagata si racconta in esclusiva per Pugliapress
Una leggenda della musica pugliese, che con le sue canzoni ha emozionato tante folle, e ha fatto anche conoscere nel mondo la nostra terra, le nostre tradizioni.
Una leggenda di nome Toni Santagata.
L’artista pugliese, Il cui vero nome è Antonio Morese, è originario di Sant’Agata di Puglia (da cui deriva il suo nome d’arte) piccolo e caratteristico borgo della provincia di Foggia, quasi al confine con la Campania, e fin dagli esordi sempre ha stupito per la particolarità delle sue canzoni, per la bellezza della sua voce, e per le innovazioni che è riuscito a introdurre nel panorama canoro italiano e mondiale.
Amato da giovani e persone di ogni età, le melodie delle sue canzoni hanno toccato il cuore di intere generazioni. La sua canzone d’esordio, “Quant’è bello lu primm’ammore”, lancia un genere, quello della canzone nel dialetto pugliese, mai affrontato fino a quegli anni, diventando un genere di culto per migliaia di appassionati.
Cantautore, cabaratterista, presentatore, autore televisivo e radiofonico, attore cinematografico e teatrale. Una delle sue ultime opere, “Padre Pio Santo della speranza”, musical eseguito per la canonizzazione del frate campano nell’aula Paolo VI in Vaticano,con l’orchestra e il coro dell’Accademia di Santa Cecilia di Roma.
Attore in diversi film, tra i quali “Il testimone dello Sposo” (1997), “La via degli angeli” (1999), “La seconda notte di nozze” (2005), “Le nozze di Laura”, (2016), tutti di Pupi Avati, e il “Conte di Melissa” (2000) di Anania.
Rimane impressa nella mente di tutti la sua interpretazione ne “Il testimone dello Sposo” (1997) di Pupi Avati, pellicola che segnerà il suo esordio nel mondo cinematografico, che gli farà conseguire il premio Ignazio Silone come “attore rivelazione dell’anno” e una nomination all’Oscar.
Vincitore di diversi prestigiosi premi, tra cui il Premio Chianciano della critica radio televisiva (per il suo apprezzato apporto all’evoluzione del gusto musicale degli ascoltatori italiani, attraverso una eccezionale musicalità ed un personalissimo stile) e il Premio del paroliere, da lui conseguito per ben tre edizioni. Vincitore inoltre della rinomata targa d’oro “Mario Del Monaco”, del telegatto, e di numerosi altri premi nel corso della sua carriera.
Nominato Ambasciatore nel mondo per lo spettacolo e la cultura da Rai International.
Autore di numerose sigle di programmi radio Rai, e di “Squadra grande”, sigla per diversi anni del programma televisivo Rai “Gol Flash – Domenica Sprint”.
Numerose le sue esibizioni in giro per il mondo, in particolar modo nel continente americano, dove tuttora riceve un notevole seguito. A Miami gli è stata anche consegnata nel recente passato la chiave della città.
Un artista che ha conferito gloria e prestigio alla nostra regione. Una ennesima brillantissima stella nel già vastissimo firmamento della musica pugliese.
Lei ha partecipato al Festival di Sanremo premio della critica, Canzonissima (vincitore nel 1973 della manifestazione con “Lu maritiello”), Cantaeuropa (vincitore nel 1972), ha lanciato il cabaret. Le sue canzoni in dialetto pugliese hanno segnato un’epoca. Il suo successo continua imperterrito ancora ai giorni nostri. Autore di centinaia di canzoni (versi e musica), quali “vieni cara siediti vicino”, “il pendolare”, “austerity”, “mare mare mare”, “la zita”, “mare mare mare”,“gli stracianet con le cim dd rep”.
Quali sono stati i suoi inizi nella musica?
“Quando avevo due anni avvenne un episodio che fu una sorta di prima premonizione del fatto che sarei diventato un professionista del mondo della canzone: una notte mi svegliai e chiesi di avere 14 dischi. Mi riaddormentai solo quando mi furono portati i dischi che avevo chiesto. Poi, quando ero ragazzino, mi invitavano continuamente a cantare perché conoscevo quasi tutte le canzoni che trasmetteva la radio in quegli anni. La mia prima vera esibizione l’ho fatta a 14 anni a Manfredonia durante il Carnevale quando cantai alcune canzoni accompagnato da una orchestra in un locale molto bello che si chiamava “La Sirenetta”. Successivamente mi sono esibito durante serate organizzate tante volte anche per beneficenza. In quegli anni facevo il teatrante e alla fine di queste recite,il pubblico mi chiedeva di cantare. Quando poi mi sono iscritto all’università a Napoli,ho incominciato a cantare lì nei grandi circoli della città e subito dopo ho formato il mio primo complesso che suonava soprattutto canzoni swing. In quegli anni avevo un’orchestra con i fiati, piano, batteria e addirittura una cantante jazz che cantava con me. Da Napoli poi sono andato a Roma e lì nel 1959 c’è stato il debutto nel più grande locale de “la dolce vita” che si chiamava Embassy. Da allora la mia carriera è andata sempre a gonfie vele.”
Lavorando con tanti artisti famosi, con quale collega è rimasto maggiormente in buoni rapporti?
“Ho avuto occasione di partecipare a manifestazioni importantissime come il Cantagiro, il Cantaeuropa,il Festivalbar,in cui ho condiviso il palco con tanti colleghi,tra cui al bano, nicola di bari, domenico modugno, Claudio Villa, Mino Reitano, Orietta Berti, Gianni Nazzaro, Gianni Morandi, Massimo Ranieri e tantissimi altri, con i quali siamo stati amici ma tante volte anche rivali. Poi, essendo stato io il caposcuola del cabaret italiano ho avuto anche modo di avere con me sul palco tantissimi amici e colleghi tra cui Pino Caruso, Gabriella Ferri, Enzo Jannacci, Cochi e Renato, Paolo Villaggio…Comunque, sono rimasto in contatto e in amicizia con tutti,anche se è difficile incontrarci perché io sono continuamente in concerto, in giro per l’Italia e per il mondo.”
Lei ha lanciato il dialetto pugliese nel mondo. Ci può descrivere la sua terra con tutti i suoi pregi e con tutti i difetti?
”Di pregi ne abbiamo tantissimi. Il nostro territorio ha tante tradizioni storiche e tante bellezze che ci rendono orgogliosi. Abbiamo il mare,la collina, l’entroterra che è fantastico. Abbiamo i grandi monumenti,i monumenti della storia. Abbiamo una storia straordinaria che è stata anche favorita da personaggi come ad esempio Federico II e tanti tanti altri pregi che fanno della nostra terra una terra benedetta dal Signore. Dobbiamo soltanto cercare di dare sempre un contributo di amore,di simpatia a questa terra e cercare di far capire che noi non siamo secondi a nessuno. Abbiamo un piccolo difetto che è quello di non saper sfruttare tutte le nostre potenzialità. Quando io ho cominciato a cantare ho avuto una voglia di far emergere la nostra regione e quindi ho cominciato a scrivere canzoni,oltre che ovviamente nella lingua italiana,anche nel nostro dialetto quando nessuno era praticamente disposto a farlo:ad esempio altri si sono rifugiati nel dialetto napoletano o nel dialetto siciliano. Io sono stato il primo a credere in questo e sono davvero riuscito a portare la Puglia nel mondo, perché adesso il dialetto pugliese nel mondo è rappresentato dalle canzoni di Toni Santagata.”
Ci racconti un aneddoto curioso capitatole durante la sua carriera:
“Me ne sono capitati tantissimi, ma in particolare ne ricordo uno. Quando ho debuttato e mi sono esibito per la prima volta negli Stati Uniti, al Madison Square Garden, il tempio della musica mondiale,era veramente un anno fortunato perché avevo vinto Canzonissima e successivamente ero nella hit parade non solo italiana ma anche europea. La sera del mio debutto ventimila persone mi diedero una gioia che non dimenticherò mai: venti minuti di applausi, una standing ovation che non finiva mai e sul palco mi buttarono caramelle, fiori, addirittura soldi, tant’è vero che i ragazzi della mia orchestra contarono 1500 dollari. La grande sorpresa è che il presentatore, mentre il pubblico mi chiedeva il bis e io ero dietro al palco, disse:”Toni Santagata ha piantato un chiodo negli Stati Uniti d’America “e in effetti quella fu la verità perché da quella serata proseguì poi una tournée straordinaria: Boston, Chicago, Pittsburg, Philadelphia ed altre grandi città. Da allora poi negli Stati Uniti ci sono tornato tante volte per concerti uno più grande dell’altro. Questo è un aneddoto molto importante della mia carriera.”
Qual è la sua opinione sul panorama attuale della musica italiana?
“Ho una grande simpatia soprattutto per i giovani,perché credo che siano il nostro futuro e che possano dare veramente la prova che l’Italia ha un grande avvenire. Solo che,dal punto di vista musicale,siamo in un momento quasi di stallo perché praticamente abbiamo prodotto poco riguardo la nostra vera tradizione e ci siamo rifugiati tanti anni nelle cover di canzoni inglesi,americane…Io credo invece che bisognerebbe avere il coraggio, come l’ho avuto io, di tentare strade nuove e quindi di essere molto più originali e cercare di copiare un po’ meno.”
Papa Francesco ha recentemente celebrato una Messa a San Giovanni Rotondo per ricordare il centenario della stimmate di Padre Pio. Lei ha inciso delle opere intitolate al frate di Pietrelcina.
Qual è stato il suo rapporto con Padre Pio? Lo ha mai incontrato?
Ricorda un particolare che le è rimasto impresso?
“Io ho scritto due opere dedicate a Padre Pio. La prima opera,un LP con dieci ballate, l’ho scritta nei primi anni ’60 e pubblicata nel novembre del 1968.Quest’opera si chiama”La vita di Padre Pio” e ha avuto già da allora un grande successo perché fu pubblicata dalla più grande casa discografica italiana e del mondo,la Rca. Successivamente poi ho scritto un’opera “Padre Pio Santo della speranza”,che mi fu anche molto sollecitata dai carissimi frati cappuccini,per la canonizzazione di Padre Pio. L’inno finale di quest’opera oggi è diventata la preghiera dei fedeli e proprio anche durante la visita del Papa un gruppo ha incominciato a cantare ” Padre Pio ho bisogno di te”,che è appunto questa preghiera- canzone che io eseguo alla fine dell’opera. Questa preghiera-canzone è stata incisa anche da altri personaggi ed è stata tradotta recentemente anche in spagnolo, infatti con tale canzone è stata accolta la delegazione dei Frati cappuccini all’arrivo all’aeroporto di Asuncion, in Paraguay, e io ne sono felice perché con questa canzone io continuo a tenere vivo il ricordo di una persona che è stata davvero molto molto vicina a me e alla mia famiglia. Padre Pio l’ho conosciuto quando avevo 15 anni. Frequentavo il quarto ginnasio a Manfredonia e un giorno volli recarmi a conoscere questo frate di cui si parlava tanto bene, ma che qualcuno anche criticava. Ho avuto occasione di incontrarlo la prima volta e poi ci sono tornato successivamente. Un giorno sono riuscito anche ad avvicinarmi e l’episodio veramente divertente,che in qualche modo ha segnato anche una parte della mia carriera,fu che io mi avvicinai e volli chiedere a Padre Pio che cosa dovevo fare da grande. Forse la domanda fu un po’ impertinente ma io ero anche un po’ tormentato in quegli anni, perché volevo capire se dovevo proseguire i miei studi,oppure se dovevo seguire quella che era una passione segreta,cioè la musica. Padre Pio mi sorrise e mi rispose:”Studia figlio mio,studia.”Poi si rigirò e disse:”Tanto da grande farai il cantante perché tin a capa tost (c’hai la coccia dura)”e quindi fu veramente profeta. Poi aggiunse:”Però canta pure cose mie, le cose di Dio”, e io ho seguito il suo consiglio. Infatti ho scritto tante canzoni dedicate alla Madonna dell’Incoronata di Foggia ed ad altre situazioni religiose.”
Attualmente Toni Santagata sta preparando la sua tournée estiva, dopo il grande successo di pubblico ottenuto l’anno scorso con i suoi maxi concerti della durata media di tre ore. Una grande consacrazione per questo artista dalla lunghissima carriera che presto potremo riascoltare nei teatri e nelle piazze.