Taranto – Che prezzo ha una vita? in ricordo di Mario Amodio, ex operaio Ilva
TARANTO – “Poco fa ho ricevuto una notizia che non avrei voluto mi giungesse. Il mio amico Mario Amodio ci ha lasciati. Ho conosciuto Mario in una puntata de “I dieci comandamenti”. Mario si era ammalato di tumore lavorando all’Ilva di Taranto e piano aveva perso anche la sua voce e le sue forze. Nella sua vita era stato campione di arti marziali e con lo spirito del campione aveva combattuto la sua battaglia contro la malattia e il ricatto del lavoro a Taranto. Felicetta, sua moglie, è stata al suo fianco fino alla fine parlando per lui, diventando ‘La voce di Mario’. Oggi te ne sei andato ma la tua voce continuerò a sentirla sempre nel mio cuore.”
Con queste parole, Domenico Iannacone, giornalista e conduttore del programma di Rai3 “I dieci comandamenti” rende omaggio a Mario Amodio, scomparso il 14 gennaio all’età di 39 anni, dopo dieci anni di battaglie contro la malattia. Ex operaio Ilva – dall’età di 18 anni, seguendo le orme del padre – e per anni addetto del reparto Carpenteria dello stabilimento di Taranto, per portare a casa uno stipendio si ammala fino a perdere la voce.
Nell’intervista rilasciata alla Rai – “La voce di Mario” – la sua voce è Felicetta De Palma, sposata con lui dal 2001. Moglie forte e coraggiosa che negli anni della malattia combatte accanto lui e assieme a lui racconta la vita di un operaio Ilva e come quel lavoro ha influito nella loro esistenza.
Durante l’intervista si percepisce il legame che Mario aveva con il suo lavoro, anche e nonostante il caro prezzo che stava pagando. Alla domanda del giornalista: “Ma tu la odi quella fabbrica?” Mario rispondeva così: “Non la odio, perché mi ha dato il pane, mi ha dato da mangiare. Mi ha dato il lavoro, una possibilità di mandare avanti la mia vita con mia moglie.”
Sua moglie Felicetta, invece, non ha dubbi: i sentimenti che prova nei confronti dell’azienda che a lei e al marito ha portato via così tanto, sono netti e definiti: l’Ilva deve chiudere.
Nel 2005 la scoperta della sclerosi multipla e nel 2007 un carcinoma alla lingua e all’esofago. 5 operazioni, laringe e tiroide asportati, recidive.
Mario non è stato solo un operaio infaticabile. La sua passione per le arti marziali – iniziata quando aveva 11 anni – lo ha portato a vincere un mondiale di karatè contact nel 2007. Due anni prima aveva scoperto di essere affetto dalla sclerosi multipla, ma la sua determinazione gli fece guadagnare la medaglia d’oro, riconoscimento che sfoggiava fieramente in quella intervista: “Questa rappresenta tutta la vita che ho passato. Di combattimenti, sia nello sport che nella vita.”
Una storia, quella di Mario, che i tarantini conoscono fin troppo bene – nella continua divisione tra il fronte “lavoro” e il fronte “salute”. Perché nella città del siderurgico, le due cose sembrano non riuscire a viaggiare di pari passo (il “Registro Tumori” della ASL di Taranto, aggiornato con i dati fino al 2012 e pubblicato nel dicembre 2017, parla di 21.313 nuovi casi di cui 11.640 di sesso maschile e 9.673 di sesso femminile).
Nel quartiere Tamburi – dove le facciate degli edifici sono state dipinte di rosso per confondersi con il colore del minerale – una targa, affissa da alcuni residenti, diventa il grido disperato che non ha più la forza di esprimersi a voce. Una voce, come quella di Mario, soffocata dal dolore delle perdite e dall’impotenza di chi non sa quanti altri morti dovrà costare il lavoro.
“Nei giorni di vento nord – nord/ovest, veniamo sepolti da polveri di minerale e soffocati da esalazioni di gas provenienti dalla zona industriale “Ilva”. Per tutto questo gli stessi “maledicono” coloro che possono fare e non fanno nulla per riparare”
(I cittadini di Via De Vincentis – Lisippo, Trojlo, Savino.)