Lecce- Figilo, si parla del caso Martucci; Roberta uccisa da un uomo forse a causa di un segreto inviolabile
GALLIPOLI- “Roberta Martucci non è scomparsa, ma è stata uccisa”. E’ così che sono stati rivelati ieri, durante una conferenza stampa tenuta ad hoc presso il club Bellavista di Gallipoli, in occasione del Festival del Giornalismo Locale (FIGILO), alcuni salienti dettagli sulla scomparsa di Roberta Martucci, la 28enne di Ugento le cui tracce si sono perse misteriosamente la sera del 20 Agosto del 1999.
Su mandato della famiglia è stato chiamato a fare luce sul caso, oramai ufficialmente riaperto dopo varie archiviazioni, il pool di professionisti del team della criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone; tra cui la criminologa Isabel Martina, il cui lavoro di tesi ha dato l’impulso iniziale alle indagini, e l’avvocato della famiglia Martucci, Fabrizio Ferilli, subentrato al posto del suo collega Carlo Grasso, depositario dell’istanza di riapertura.
Nella sala gremita del Club Bellavista erano presenti anche le sorelle di Roberta, Lorella e Laudina.
Secondo quanto è stato legittimo affermare nel corso dell’incontro, l’assassino di Roberta sarebbe un uomo che ha avuto una certa familiarità con la ragazza, tanto da conoscerne le abitudini e i suoi progetti a breve e medio termine. Il delitto quindi sarebbe forse maturato sulla scia di un segreto che intercorreva tra Roberta e il suo omicida e che rischiava forse di essere svelato.
Nel corso del tempo, come hanno dichiarato gli esperti, l’uomo si è prodotto inoltre in vari tentativi, anche goffi, di “depistare le indagini”; tra tanti due in particolare. Il primo, si tratterebbe di un fax anonimo giunto alla Procura di Lecce, datato 2007, che porterebbe proprio inconsapevolmente il marchio del responsabile.
“In merito alla triste storia di Roberta vi comunico che lei ormai non c’è più, ma la verità nel dettaglio ve la possono dare solo quelle due amiche di Gallipoli. Loro sanno tutto.”
E il secondo è il ritrovamento dell’auto della Martucci proprio in prossimità dell’abitazione delle amiche di Roberta. Chi ha prodotto la lettera, nel tentativo di suggerire alla Procura una pista, punta il dito contro le due ragazze, proprio loro che adesso sono fuori dall’inchiesta e sulle quali per lungo tempo si è indagato.
Ci sarebbero elementi, infatti, che le scagionerebbero in maniera assoluta. “Riteniamo,- dice la Bruzzone- alla luce di quello che è emerso, che le due amiche di Roberta siano state utilizzate per depistare in maniera deliberata dal vero assassino.”
Nessun omicidio a sfondo sessuale, ma un delitto estemporaneo e senza premeditazione. Formalmente, non c’è ancora nessuna iscrizione nel registro degli indagati.
Vanno in fumo, quindi, le piste precedentemente prese in esame dalla Procura che inquadravano la scomparsa della 28enne nella cornice di festini a base di droga e di amori chiacchierati. Su questo punto, più di una volta, si soffermano gli esperti che ci tengono a restaurare l’immagine di Roberta come quella di brava ragazza, con una quotidianità normale, con progetti di vita che era pronta a intraprendere.