Taranto – Notte bianca dell’archeologia:visite, installazioni e mostre. | DOVE e QUANDO
TARANTO – Ha preso il via con un fittissimo carnet di eventi culturali, il progetto “Percorsi di Archeologia Urbana/Taranto Sotterranea” con visite guidate, didattica, conferenze, seminari, teatro, installazioni ambientali di arte contemporanea, mostre documentarie, e con una significativa giornata clou, la “Notte bianca dell’Archeologia, che si terrà il 29 dicembre p.v.
Gli eventi culturali sono promossi dalle cooperative Ethra, Nove Lune e Polisviluppo (costituitesi in Associazione Temporanea d’Imprese), in collaborazione con l’associazione “Terra” e con la disponibilità della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Brindisi, Lecce e Taranto.
La kermesse è parte integrante del cartellone culturale del Comune di Taranto, che offrirà alla cittadinanza ulteriori arricchimenti culturali e di promozione turistica, valorizzando nel contempo l’immenso patrimonio artistico-culturale del territorio jonico.
“La cultura, affermava Elio Vittorini, è la forza umana che scopre nel mondo l’esigenza di un mutamento e ne dà coscienza al mondo”. «In tanti anni – affermano gli organizzatori – abbiamo investito facendo della cultura una risorsa insostituibile ed una fonte di ricchezza spirituale per lo sviluppo del territorio. Taranto è storia, è bellezza, è una città che può, con la sua storia millenaria, continuarci a sorprendere».
Gli eventi culturali vivranno il loro momento più importante sia nella Necropoli greca di via Marche che nella Cripta del Redentore di via Terni, con le istallazioni ambientali site specific “Scavi di Luce”, realizzate dell’affermato artista tarantino Giulio De Mitri, che inaugureranno venerdì 29 dicembre la “Notte bianca dell’Archeologia” e resteranno aperte sino al 6 gennaio.
Le due installazioni, fondate su una ricerca profonda nella storia, nella memoria collettiva, nel mito; dalla filosofia greca alla letteratura contemporanea, innescano una serie illimitate di riflessioni: dalla «Necropoli greca del VI-V secolo a.C. che diventa – scrive nel testo di presentazione il critico e curatore Roberto Lacarbonara – la scena di una palingenesi, il riaffiorare di una luce immateriale proveniente dalla fredda compattezza della terra.
De Mitri rinnova la simbologia della farfalla (in greco psyché) quale corpo che abbandona la propria natura corporea per effetto di una metamorfosi che produce il volo di ali spiegate, colte nell’atto di librarsi verso l’alto. Nella superficie specchiante dell’acciaio riverberano i riflessi della luce, s’insediano le tracce del cielo e dello spazio circostante, manifestando la piena mutevolezza di una plasticità impalpabile.»(…) alla «Deesis bizantina il visitatore viene accolto in un vero e proprio viaggio nella profondità della terra e della storia, testimonia la straordinaria tradizione iconografica cristiana in terra jonica.
Attraverso i dodici gradini che conducono alla tomba a camera di età romana, si giunge nei pressi delle tre piccole edicole semicircolari, un tempo dedite ad accogliere le urne cinerarie. Parte da qui l’incontro con la luce nuova con cui Giulio De Mitri incede nello spazio sacro dell’ipogeo.» (…)
Scavi di Luce, “energia luminosa” grazie all’artista che ci dona con le sue opere profondità e leggerezza e “mettendo così la vita al centro della vita.”