Taranto – Spuntano nuovi elementi nelle indagini sulla strage familiare a Sava.
SAVA – Sabato 18 novembre si è consumata una strage familiare che ha lasciato tutti sgomenti.
Un appuntato dei carabinieri di 53 anni, Raffaele Pesare, quella mattina, si recava nell’appartamento in cui vivevano la sorella Maria Pasana di 50 anni, il cognato Salvatore Bisci di 69 anni e il padre 85enne Damiano, facendo fuoco con la pistola di ordinanza, per poi tentare di farla finita, sparandosi un colpo al mento. (L’articolo completo a questo link)
Ad alcuni giorni di distanza trapelano alcune indiscrezioni sulla chiamata che il carabiniere avrebbe fatto al collega prima di provare a togliersi la vita.
“Aiutami, ho ucciso mia sorella, mio cognato e mio padre, aiutatemi che ora mi uccido pure io, ho fatto una minchiata”, le parole che l’appuntato avrebbe pronunciato alle 12:16 di quel terribile sabato.
”Dove sei? Che stai dicendo?”, gli avrebbe risposto attonito il vice brigadiere. Pesare:”Sono a casa di mia sorella, li ho uccisi, li ho uccisi”.
Il telefono diventa irraggiungibile e, subito dopo, l’appuntato punta l’arma contro se stesso e preme il grilletto.
Questa conversazione è stata riportata nell’articolo di Vittorio Ricapito sulle pagine di “La Repubblica-Bari”.
Alla base di questo massacro ci sarebbero stati alcuni dissidi sulla raccolta delle olive nei terreni paterni del carabiniere.
La moglie dell’uomo, interrogata dagli agenti, avrebbe spiegato che Raffaele Pesare si dedicava ai lavori agricoli sul terreno di famiglia, alternandosi con suo cognato Salvatore.
Forse qualcosa nella gestione allargata al cognato, ha inasprito i rapporti, a tal punto da far scattare in lui la rabbia che ha portato all’epilogo efferato.
Sembra che all’arrivo del maresciallo dei carabinieri nell’abitazione di Via Giulio Cesare, alla domanda dello stesso su cosa fosse accaduto, Pesare avrebbe risposto: “Ho fatto una c…., mi hanno reso la vita impossibile, mi hanno isolato, non ce la facevo più”.
L’uomo attualmente è ricoverato al Policlinico di Bari, in coma farmacologico, ma non sarebbe in pericolo di vita.
Alcuni agenti piantonano la stanza e l’uomo è stato formalmente arrestato con l’accusa di triplice omicidio.
Pesare era in licenza e non avrebbe avuto motivo di portare la pistola di ordinanza. Perché avrebbe deciso di portarla con sé, quel giorno?.
La pistola resta un elemento cruciale nelle indagini, per capire se si sia trattato o no, di un omicidio premeditato.
Nel cassetto dell’appuntato, in caserma, sarebbero stati trovati 33 proiettili calibro 9 posseduti illecitamente e sequestrati.
Quella mattina, Pesare ha freddato con 10 colpi – 5 colpi alla sorella Pasana – a distanza ravvicinata e colpendo punti vitali.
(Ph Ansa)