Brindisi- Lettera aperta a Emiliano: “Mio padre ha l’Alzheimer, lotterò perché abbia l’assistenza sanitaria a cui ha diritto”
OSTUNI- Una lotta strenua con la sanità per rendere la malattia del padre, affetto da Alzheimer da sette anni, una condizione sopportabile a lei e alla sua famiglia, con la consapevolezza che questa battaglia non è affatto privata, ma condivisa da molti altri cittadini. Con una lettera aperta Mariangela M., una donna della provincia di Brindisi, si rivolge direttamente al presidente della Regione Michele Emiliano per sensibilizzare sul problema della mancanza di assistenza sanitaria adeguata per le persone affette da Alzheimer.
Riportiamo di seguito la lettera integrale
“Gentile Presidente Emiliano, perdoni se mi rivolgo a lei.
Lo faccio da cittadina che l’ha conosciuta quando era al liceo ad Ostuni e Lei, da magistrato, girava per le scuole per insegnare a noi ragazzi a non arrenderci all’ingiustizia e a non pensare che un individuo da solo non può fare nulla per cambiare le cose. Io le sue parole le ricordo bene ancora oggi, a distanza di più di vent’anni. Hanno determinato molte scelte che ho fatto nella vita e di cui vado fiera e sono anche la ragione per cui oggi le scrivo.
Come potrà vedere dallo scambio sotto (un monologo in realtà, ma non intendo rinunciare a cercare orecchie, anima e voce in chi amministra le nostre vite di cittadini) ho scritto diverse volte alla ASL, alla Regione e ora anche a Lei per avere chiarimenti sulla situazione di mio padre malato di Alzheimer da oltre sette anni.
Dopo oltre un mese non ho ricevuto ancora alcuna risposta, nemmeno un cenno che almeno mi desse l’impressione che la mia esistenza e quella della mia famiglia non siano considerate alla stregua dello spam, come le pubblicità dei prestiti o del Viagra.
Cosi, mentre i tempi di risposta al cittadino da parte delle istituzioni sono lenti, lentissimi, quelli della solerte burocrazia vanno avanti ed oggi mia madre ha dovuto recarsi a Fasano (facendosi accompagnare, perché da sola non ce la fa) per firmare le dimissioni di mio padre dalla RSA Mediterranea di Ostuni in cui è ricoverato da un anno e in cui ha trovato l’assistenza di cui ha bisogno per vivere dignitosamente gli ultimi anni della sua vita.
In genere un malato – una persona – viene dimesso da una struttura sanitaria quando sta meglio o quando in quella struttura non si può più fare nulla per lui. Purtroppo le condizioni di mio padre (lo dice l’Organizzazione Mondiale della Sanità) possono solo andare in un’unica direzione e sfortunatamente non si tratta del ‘meglio’. Inoltre nella struttura in cui è attualmente ricoverato hanno fatto e possono ancora fare molto per lui. Presso la Mediterranea ha trovato il livello assistenziale che gli consente di condurre un’esistenza dignitosa, nella cittadina in cui è nato e dove mia madre può continuare ad andare a trovarlo 2 volte al giorno, tutti i giorni, come fa da un anno.
La soluzione che oggi ci è stata prospettata è il trasferimento di mio padre in una RSSA ovvero, da quel che capiamo, una struttura che fornisce un livello assistenziale più basso e che alla Regione costa meno. Dunque la ragione di queste dimissioni non è il benessere di mio padre (come dovrebbe essere, come è giusto che sia), ma una molto più prosaica mancanza di fondi. Poco importa se questa struttura più economica dista 30km da dove vive mia madre, se il livello di assistenza fornito è inferiore e quindi è facile (è già successo) che il paziente peggiori. “Tanto poi se peggiora lo riportiamo nella RSA” (cito testualmente le parole della funzionaria dell’unità di valutazione di Fasano con cui ho personalmente parlato). Come un pacco. Banalità del male.
Caro Emiliano, se il problema sono i soldi (e posso capirlo, l’assistenza di qualità costa), perché non consentite alla mia famiglia di contribuire in misura un po’ maggiore di quanto facciamo oggi alla retta di mio padre, cosi che la sua permanenza presso la RSA Mediterranea non costi alla Regione Puglia un centesimo in più di quanto consterebbe il suo trasferimento in una RSSA? Ci vorrebbe solo una piccola modifica ad uno dei vostri regolamenti interni (modifica alla quale pare stiate già pensando) per lasciare mio padre lì dov’è, senza alcun costo aggiuntivo. La prego di non consentire che una persona venga spostata come una cosa, di non togliere alla mia famiglia quel minimo di stabilità che abbiamo riconquistato (grazie ad un assistenza sanitaria giusta fornita finora dalla Regione) dopo anni di calvario causati da questa terribile malattia.
Come lei mi ha insegnato vent’anni fa, io non ho intenzione di fermarmi. Lotterò perché mio padre abbia l’assistenza sanitaria a cui ha diritto e la ringrazio fin da ora se vorrà ascoltarmi ed essere ancora una volta dalla parte delle persone.”
Cordialmente,
Mariangela M.