Taranto – Lettera alle Autorità Regionali dell’Ordine dei medici: “Garantire la sicurezza agli operatori della salute”.
La recente aggressione ad una collega di guardia medica del catanese ripropone l’indifferibile urgenza della adozione di misure efficaci e definitive di contrasto del fenomeno anche nella nostra regione, dove già troppe volte si sono registrati episodi di violenza sino all’estremo tributo di sangue di una dottoressa in Salento. Non è più accettabile che le nostre colleghe e i nostri colleghi escano di casa per i turni con la sensazione di andare in guerra, una guerra in cui oltretutto neppure vige l’antico principio di “non sparare sulla Croce Rossa”. In un recente incontro con gli Ordini di Puglia, il Presidente della Regione e Assessore alla Sanità ha ribadito il proprio impegno a garantire sicurezza agli operatori della salute, sul territorio come negli ospedali, e ha costruttivamente convenuto su interventi strutturali di indubbia efficacia. Purtroppo però i tempi stringono, e la cronaca ci insegna che episodi deplorevoli come quello accaduto in Sicilia innescano fenomeni di emulazione in soggetti squilibrati. C’è dunque una soluzione che a modesto avviso dello scrivente già da domani, e a costo zero, può tamponare l’emergenza: l’immediata chiusura delle sedi di guardia medica più decentrate e il loro accorpamento in presidi con non meno di tre medici per turno, adeguatamente sorvegliati. Ciò comporterebbe peraltro solo un minimo disagio per gli utenti in una regione in cui nel passato una politica insipiente ha strumentalmente usato le miriadi di sedi di guardia medica come una bomboniera per festeggiare le nozze con gli elettori del proprio campanile, molto spesso, devo riconoscerlo, con la colpevole condiscendenza di alcune organizzazioni di categoria. Altri interventi di medio termine, alcuni dei quali già previsti nella bozza di rinnovo dell’accordo collettivo nazionale in discussione nelle sedi competenti, definiranno sicuramente il quadro di un servizio di continuità assistenziale riscritto nel senso di una maggiore sicurezza degli operatori e della migliore soddisfazione dei bisogni di salute. Ma oggi abbiamo un’emergenza: difendere colleghe e colleghi dalla paura che alla loro porta bussi non una legittima richiesta d’aiuto ma l’odioso intento di una brutale violenza