Lecce- Il post-elezioni della maleducazione e le critiche all’ex sindaco Paolo Perrone
LECCE- Che a Lecce ci sia un clima effervescente in questi ultimi tempi non ci sono dubbi. Certo non parliamo di questioni culturali ma di altro: cattiva educazione. Si sono chiuse da poco le elezioni, c’è una nuova giunta, un nuovo sindaco, una nuova maggioranza. E fin qui tutto normale perché rientra nella logica dell’alternanza. Quello che è a tratti inaspettato, rispetto alla reputazione di una città bella e gentile, è quanto si sta registrando sul più popolare dei social dove è in corso una partita post-elettorale abbastanza inutile visto che le elezioni si sono concluse. Questo scontro nulla ha di meno, in termini di violenza, in questo caso verbale, rispetto non agli scontri fra guelfi e ghibellini, ché troppo raffinato sarebbe il riferimento culturale, ma alle faide più triviali nelle quali agli sconfitti non si concede neanche l’onore delle armi. In questo scenario, popolato da truppe cammellate, ascari da tastiera senza controllo e controllori, oltre che la logica, l’obiettività è venuta meno la buona educazione, il buon senso, il rispetto umano. E non è da sottovalutare questo fenomeno visto che molto facilmente qualcuno possa varcare anche l’ultima soglia: quella dell’offesa più indecente. Capita così che l’ex-sindaco di Lecce metta sulla sua pagina personale una fotografia con la propria figlia a cena e di lì qualcuno, sulla base del clima diffuso, si senta autorizzato ora più che mai ad offendere un padre davanti ad una figlia. Chiaramente qui si è andati oltre la politica, oltre la stessa umanità.
A Lecce, durante le elezioni, circolava uno slogan che, tradotto dal dialetto, recitava “spalancate le finestre”. E questo per far entrare aria nuova, la nuova maggioranza di governo, un nuovo modo di fare. Questioni politiche a parte, che qui non interessano, lo si è detto e lo si ripete, speriamo che da quelle finestre spalancate entri in ogni palazzo leccese la buona educazione e un maggiore rispetto umano di tutti verso tutti.
Fabio A. Grasso