Taranto – Paolo Rumiz ospite del MarTa: il viaggio lungo l’antica Via Appia, in mostra al museo.
Dopo l’inaugurazione della mostra il 25 maggio scorso, presso il MarTa – Museo Archeologico Nazionale – di Taranto, Paolo Rumiz torna a Taranto per raccontare L’Appia, martedì 8 agosto 2017 dalle ore 18.00 alle 19.30.
“L’Appia ritrovata. In cammino da Roma a Brindisi” è la mostra fotografica temporanea ospitata al MarTa, che resterà fino al 3 settembre.
La mostra è il racconto fotografico e multimediale del viaggio fatto a piedi nel 2015 – a 2327 anni dalla sua costruzione – da Paolo Rumiz e dai suoi compagni, lungo la Via Appia.
Diventato prima racconto onesto e dettagliato nel libro “Appia” di Rumiz; trasformato in film- documentario da Alessandro Scillitani, altro “viandante” – così si definiscono i 4 compagni di viaggio, nel libro – che ha registrato e filmato gli incontri fatti lungo il percorso; trasformatosi ancora in una mappatura dettagliata, corretta e migliorata, da Riccardo Carnovalini, cartografo e geografo, che in viaggio ha segnato “La Linea” della Via Appia (chiunque voglia conoscere il tratto, può scaricare le mappe dal sito della Feltrinelli); e diventato infine mostra, a cura di Irene Zambon, altra “viandante” del gruppo.
La mostra ripercorre quel viaggio attraverso il contributo fotografico e multimediale, tra cui le fotografie di Antonio Politano – autore di un reporatage fatto ripercorrendo il tratto in auto assieme ad A. Scillitani e pubblicato su National Geografic Italia, nel giugno 2016 – oltre agli scatti di R. Carnovalini e i filmati “on the road” di A. Scillitani.
L’idea di Rumiz è stata quella di ripercorrere una delle più antiche Vie (definita “Regina Viarum” , dal poeta romano Publio Papinio Stazi, per l’importanza rivestita, nel collegare Roma a Brindisi, e cruciale e strategica nel Mediterraneo Orientale), raccontando il viaggio e intrecciandolo al passato, imprescindibile, per capirne i mutamenti. Viene descritta la situazione di abbandono, abusivismo edilizio, e incuria: “Un Paese ignaro del suo valore storico, della sua centralità.”racconta Rumiz, durante la presentazione della mostra.
Come scritto nel libro, l’Appia è:“Un portale di meraviglie nascoste, decisamente più vario e di gran lunga più antico del Cammino di Santiago”.
“Unico cammino in Europa, percorribile nei due sensi di marcia, che racconta due storie parallele, una per i laici e un’altra per i cercatori del sacro” scrive Rumiz, ed è nell’ ambivalenza laica e religiosa, che risiede la centralità di Taranto, che indica uno dei sensi della Via, il punto in cui il tratto finiva e, segnata dalla transumanza dei pellegrini che da Oriente giungevano a Roma, grande punto di raccordo.
Alla presentazione della mostra, Rumiz spiega il paradosso riscontrato durante il viaggio, nello scoprire “quanto la popolazione non avvertisse minimamente questa sua centralità euro- mediterranea, sentendosi al contrario irrimediabilmente dimenticati e periferici.” .
Emozionante, nel libro, la descrizione di Taranto: “Ma ecco Taranto Vecchia, aggrappata all’isolotto che fa da intercapedine tra il Mar Grande e il Mar Piccolo (…)Sul lato della città nuova, due poderose colonne doriche, di gran lunga anteriori alla traccia dell’Appia, snobbano il presente voltando le spalle all’acciaieria, e dicono che la storia di Taranto che conta è anteriore al dominio romano (…) Taranto significa una grande epopea ignorata”.
Grazie all’incontro con Rumiz e compagni, il MIBACT ha dato il via ad un grande progetto “Appia Regina Viarum”, per incentivare il turismo lento oltre che di valorizzazione e messa a sistema della Via.