Da Al Bano a Gessica Notaro, vittime degli “Haters”. Quella strana deriva disumana che Fb ci regala
Li chiamano “leoni da tastiera” proprio perché il più delle volte il loro coraggio e la spavalderia con la quale conducono la vita parallela sui social si risolve tutta dietro lo schermo di un iphone. Ma poi la sostanza che li tiene in piedi, almeno nel sottobosco digitale, di solito è un’ossatura di bassezze e di granitica cattiveria indirizzata in maniera indifferente contro semplici utenti di Facebook, Twitter o Instagram, oppure su personaggi di maggiore spicco, come possono esserlo i vip da milioni di followers. In questa fattispecie, spesso a muovere critiche pesanti e scatenare la reazione rabbiosa dei cyberbulli contro i famosissimi è la mancata condivisione di stili di vita, antipatie, l’assunzione di retropensieri dati poi per assodati, o l’illusione inaccettabile per alcune “normal people” che le star danno circa la loro inafferrabilità. Ultima vittima di queste assurde campagne di odio aprioristico che dilaga sul web è il cantante salentino Al Bano Carrisi.
Il professionista cellinese ha fatto sapere di voler tagliare i ponti con la sua vita virtuale a causa dei suoi Haters, chiudendo i suoi account sulle principali piattaforme social. Come egli stesso dichiara “i motivi sono evidenziati dalle assurde ed inaccettabili reazioni quotidiane piene di odio, rozzezza e violenza nei miei confronti e dei miei cari”.
Di Haters si parla appunto. Followers invertiti, detrattori che fintamente interessati alla vita degli altri (il più delle volte gente nota) ne boicottano la reputazione su Facebook o Instagram, ledendone l’immagine con commenti astiosi e dispregiativi con la falsa certezza poi di restare impuniti. Alcuni, addirittura, diventano veri e propri molestatori quotidiani sicuri che il proprio operato sui social non abbia alcuna ripercussione sulla vita reale e che le valanghe di odio che innescano rimangano sterili e immuni, recluse in algoritmi. Niente di più sbagliato. Facebook, come di tutti gli altri social, altro non è che uno spazio pubblico consultabile in breve tempo da centinaia di persone. In alcune circostanze, e con la considerazione degli opportuni criteri di giudizio, su un commento offensivo può anche configurarsi il reato di diffamazione aggravata ai sensi dell’art. 595 del codice penale.
Quello di Al Bano è solo l’ultimo appunto emerso sulla questione. Da Selvaggia Lucarelli, scrittrice per “il Fatto”, da sempre schierata contro il cyberbullismo, a Belen Rodriguez, Michelle Hunziker e la figlia Aurora, tormentate dai fanatici, per passare da Justin Bieber alla showgirl Elena Santarelli che, stanca delle critiche ricevuto sui social circa la sua magrezza, ha dovuto bloccare l’account di una ragazza, sono molte le celebrità che si vedono mettere in crisi la propria tranquillità da parte di chi fa dei commenti al veleno ai post una vera e propria arma da taglio. Offese, calunnie, insulti. Anche Gessica Notaro, l’addestratrice di delfini sfigurata con l’acido dal suo ex ragazzo, è stata recentemente vittima di attacchi sgradevoli su Facebook. Dopo aver manifestato con un post il suo dispiacere per la chiusura del Delfinario di Rimini, luogo in cui faticosamente era tornata a lavorare dopo mesi di cure dolorose, alcuni utenti l’avrebbero fatta oggetto di un’ondata di cattiveria, rivolgendole insulti ignobili. Come è stato riportato dal “Corriere della Sera”, qualcuno le avrebbe scritto anche: “Ti sei meritata l’acido in faccia”.
Insomma, una rabbiosità non giustificata operata sui canali telematici e che regala uno spaccato tutto inedito su una nuova società incivile, un brandello di disumanità partecipata alla quale si cerca di porre freno con normative ad hoc ancora poco efficaci. Solo negli ultimi tempi, altri personaggi dello star system come Claudia Gerini e Alessandro Gassman si sono arresi all’eccessiva mole di offese alla quale erano ingiustamente sottoposti e hanno fatto un passo indietro, accantonando almeno momentaneamente la loro attività sul web, preferendo il ritorno a una vita più analogica.