Lecce- Il Sedile dice no ai disabili: c’è chi può e chi non può.
Cinque anni fa, era il 2012, l’ amministrazione oggi appena congedatasi, quella di Paolo Perrone si insediava per il suo secondo ed ultimo mandato ed i suoi assessori non erano stati ancora nominati. Cinque anni fa sollevavamo due questioni: con la prima si chiedeva di avere un assessore all’urbanistica che avesse formazione specifica, una cultura urbana formata e per questo formante; con la seconda di fatto si chiedeva perché un disabile non potesse allora accedere ad uno dei monumenti storici più importanti di Lecce, il Sedile ovvero la sede comunale più antica della città. La storia, quella più recente, sappiamo bene come si è svolta: assessore all’urbanistica dell’ultima giunta Perrone fu nominato un medico, Severo Martini (il cui operato naturalmente qui non si valuta né mette in discussione); i disabili continuano oggi a non poter accedere al Sedile perché esiste ancora quella barriera architettonica costituita da quei sei maledetti gradini. Dopo le recenti elezioni con una nuova maggioranza di centrosinistra e nuovo sindaco, Carlo Salvemini, in quello che qualcuno, con una apertura di credito, ha più o meno già definito il rinascimento leccese un primo buon risultato c’è: il nuovo assessore all’urbanistica è un architetto, Rita Miglietta. Non è un dato di secondaria importanza visto che oramai il tema della progettazione della città è divenuto talmente complesso che non si può più fare a meno di una conoscenza diretta, costante e continuativa della materia urbana. In sostanza ad occuparsi di città è necessario metterci chi ha almeno una formazione che abbia previsto progettazione architettonica e urbana, storia dell’architettura e dell’urbanistica e soprattutto l’esercizio del disegno. Se volete sondare la pertinenza e competenza di un assessore all’urbanistica chiedetegli infatti di disegnarvi all’istante un pezzo di città. Detto questo rimane però irrisolto ancora l’altro problema: quello dell’accessibilità del Sedile ai disabili. Il Sedile quindi per essendo di tutti non è per tutti ancora oggi. Un paradosso. Ed è il primo. La candidatura del capoluogo salentino a capitale della cultura per il 2019 non ha sortito effetti etici o meglio ancora non ha cambiato né menti né coscienze. Ed allora ribadiamolo quel concetto che ha difficoltà ad entrare nel quotidiano: l’accessibilità ad un luogo pubblico, tanto più se un bene culturale pubblico, è un diritto che vale per tutti esattamente come il votare alle elezioni. Nessuno, e sono accaduti anche casi del genere recentemente a Lecce, può dire ad un cittadino che la sua disabilità (si legga sedia a rotelle) è fuori norma e quindi che non può accedere in un luogo pubblico; nessuno impedirebbe d’altro canto ad un disabile di esercitare il suo diritto di voto solo perché la sua carrozzina è un poco più grande della rampa, di un ascensore e, più in generale, di quanto previsto nelle menti sciagurate di alcuni per l’accesso al seggio elettorale.
La costruzione di una rampa per l’accesso al Sedile, dove oggi c’è un punto informazioni turistiche (e questo è il secondo paradosso, mastodontico), non è di fatto impossibile visto che, adottando tecniche tradizionali, potrebbe essere collocata alle spalle della facciata principale del monumento dove esiste già un’apertura, una scala e quella parte di edificio è già storicamente compromessa visto che è stata completamente ricostruita negli anni Trenta del secolo scorso.
Cinque anni fa fu chiesto al sindaco Perrone di costruire una rampa per l’accesso al Sedile, oggi poniamo la stessa domanda al neo sindaco Carlo Salvemini. Il primo è di centro destra, il secondo di centro sinistra, poco conta però per noi perché lo facciamo con lo spirito di sempre. Abbiamo deciso di stare dalla parte degli ultimi, dei dimenticati e soprattutto, più in generale, della libertà di pensiero, di parola, e soprattutto di azione, per tutti.
Fabio A. Grasso