Quando abbiamo parlato del caso Cucchi, l’unica vera e triste certezza è sempre stata solo una: la morte di un ragazzo di appena 31 anni. Una morte che ancora oggi, non conosce un perché, ma che nonostante tutto, ha ingiunto, soprattutto tra l’opinione pubblica, martiri e carnefici, minando pesantemente l’onorabilità di persone e di istituzioni. Sul volere ottenere giustizia siamo tutti d’accordo, e se la morte prematura di Stefano non conosce un perché, allora è giusto che si persegua la verità. Ma dove sta di preciso la verità? Ce lo siamo sempre chiesti, ce lo chiediamo, e ce lo continueremo a chiedere. Chi abbiamo ascoltato, è il Maresciallo Roberto Mandolini, comandante della Stazione Roma Appia, in cui fu portato il giovane Cucchi la sera dell’arresto, il 15 ottobre del 2009. Nel gennaio scorso, a seguito di un video in cui il padre di Stefano Cucchi, avrebbe scagionato i Carabinieri dall’accusa di pestaggio, il Maresciallo Mandolini, in una intervista disse di essere fiducioso nella Magistratura. Lo ricordiamo, sono cinque i Carabinieri accusati a vario titolo: tre di loro, secondo l’accusa, avrebbero pestato Stefano; gli altri due invece, tra cui il Maresciallo Roberto Mandolini, avrebbero “coperto” l’accaduto. Ma cosa è successo quella sera del 15 ottobre del 2009? Nel primo video spuntato in rete a gennaio, in una intervista, il padre di Stefano Cucchi dichiarava che il figlio, il giorno seguente in tribunale, durante il processo per direttissima, non presentava alcun segno di pestaggio, o alcun atteggiamento, o lamentela che potesse far pensare alla rottura di costole. La stessa accusa di pestaggio fu smentita da un presunto acquirente del Cucchi, che ascoltato, avrebbe escluso qualsiasi pestaggio. Alleghiamo pertanto lo stralcio del verbale:
Qui di seguito il primo video:
A distanza di qualche mese, siamo venuti in possesso di un secondo video, che potrete visionare alla fine dell’articolo. Il video è datato all’epoca dei fatti. Si tratta di una intervista a cura del Tg3, in cui il difensore d’ufficio di Stefano Cucchi (successivamente nominato di fiducia), l’avvocato Giorgio Rocca, dice testualmente: «il volto era più gonfio rispetto ad un fisico molto esile, ma non aveva alcun segno livido e comunque non era assolutamente e oggettivamente, non si potevano riscontrare le stesse lesioni che poi ho visto diffuse via internet». Dunque Stefano Cucchi, così come aveva precisato anche suo padre nel precedente video, non presentava segni di pestaggio. Nel video che alleghiamo si può benissimo ascoltare la domanda del giornalista, ovvero se Stefano fosse stato picchiato. L’avvocato Rocca, ha risposto: «Si gliel’ho chiesto. È mio dovere chiedere come avviene e cosa gli era successo durante l’arresto, quali fossero le sue condizioni fisiche e se fosse stato anche picchiato. E lui mi ha risposto di no».
Dunque, dopo il processo per direttissima (la mattina seguente all’arresto da parte dei Carabinieri), Stefano Cucchi è stato visitato e consegnato alla Penitenziaria che lo ha condotto presso il carcere di Regina Coeli. Lì visitato nuovamente, è stato trasportato in ospedale dove si sono accorti di due costole rotte. Come si evince nel video, Stefano Cucchi avrebbe detto di essere caduto dalle scale. E proprio la faccenda delle vertebre rotte, è uno degli elementi molto dibattuto ultimamente nella fase di incidente probatorio, e anche qui, tantissimi sono stati i colpi di scena dopo la nomina del perito, prof. Franco Introna, contestato dalla sorella di Stefano Cucchi, la quale presentò una istanza di ricusazione in seguito respinta, poiché a suo dire, il prof. Introna sarebbe stato un appartenente alla Massoneria. Per chi volesse approfondire, ne parlammo qui.
Si tratta del secondo video presente in rete che scagiona di fatto i Carabinieri. Non ci sarebbe stato nessun pestaggio, stando a quanto si dichiara nelle due interviste. Eppure c’è chi quest’ultimo video ha voluto ascoltarlo male, scrivendo che Stefano in aula, presentava lividi sul volto.
Noi abbiamo contattato nuovamente il Maresciallo Roberto Mandolini. Roberto Mandolini, 44 anni, sposato e padre di tre figli, è stato etichettato come bifolco e ignorante. E’ accusato di falsa testimonianza, poiché avrebbe coperto il presunto pestaggio dei suoi uomini ai danni del Cucchi, la sera dell’arresto.
Il Maresciallo Mandolini, ha due lauree e un master. Decorato dal Presidente della Repubblica per alti meriti di servizio; Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana, ha ricevuto le più alte decorazioni della NATO, dell’ONU e di molti paesi esteri come la Spagna, l’America, la Slovenia. Medaglia di bronzo al merito della Croce Rossa Italiana. Oggi è comandante di Squadra di Ordine Pubblico e antiterrorismo all’ottavo Reggimento Carabinieri Lazio di Roma. Contattato dal PugliaPress, ha dichiarato di avere fiducia sugli accertamenti reali e veritieri di quanto accaduto che stanno emergendo ora, passo dopo passo, «nonostante i tentativi, con ogni mezzo mediatico e subdolo, di far apparire come mostro chi non lo è assolutamente».
Qualcosa sta cambiando e per la seconda volta, qualcuno esclude il pestaggio da parte dei Carabinieri. Ma c’è da dire, che la rete, e l’opinione pubblica, ha già emesso le proprie sentenze di condanna, ignorando da un lato, la dignità di una persona che non c’è più, e tutto il rispetto che la morte merita al di là dei casi, e dall’altra, l’onorabilità di padri, uomini prima, carabinieri dopo, e l’istituzione dell’Arma stessa. Cercare il colpevole tra le divise forse fa tendenza, fa più notizia. Questo non ci è dato saperlo. Purtroppo le persone vengono marchiate a vita quando la priorità viene data alla notizia e non alla verità, quella che ci siamo promessi di perseguire sempre.
Ecco il secondo video:
Tra l’altro, è notizia di pochi minuti fa, sono stati assolti in Appello (sentenza confermata dalla Terza Corte d’Assise d’Appello di Roma Capitale) i cinque medici che hanno avuto in cura Stefano Cucchi all’Ospedale Pertini di Roma
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