Lecce – Matrimonio da incubo. Il giudice vieta al marito di avvicinarsi a moglie e figlie
Una 41enne leccese il 13 luglio del 2015 aveva sporto denuncia contro il marito 43enne con il quale aveva contratto matrimonio nel 2000. Dalla denuncia emergevano comportamenti talmente gravi che , per non esporre la donna e le due figlie minori, una delle quali anche gravata da handicap, i poliziotti della Sezione Volanti accompagnarono la denunciante presso la sua abitazione per prelevare i propri indumenti e quelli delle figlie per poi recarsi presso il domicilio dei suoi genitori. Ne scaturiva un’attività di accertamento che si concludeva con una raccolta di informazioni fornite dai genitori della donna, dalla sorella ed infine dallo stesso indagato che non lasciavano dubbi sulle sue responsabilità.
Il comportamento violento dell’uomo si era manifestato sin dal momento successivo al matrimonio, estrinsecandosi in vessazioni fisiche e psichiche, ingiurie ed offese profferite anche in presenza delle figlie minorenni. La moglie aveva tentato in tutti i modi di comporre il rapporto, anche per il bene delle figlie, chiedendo aiuto ed assistenza ad un centro antiviolenza. Tutto ciò non aveva prodotto alcun frutto, anzi negli ultimi due anni la situazione era degenerata ed in particolare negli ultimi due mesi del 2015. Il 15 giugno vi fu una violenta aggressione verbale e fisica, con minacce di morte nei confronti della moglie. La violenza non aveva risparmiato neanche le figlie minori, strappate con forza alla madre che tentava di allontanarsi dall’abitazione per mettersi e metterle in salvo. Tale episodio è confermato dalle dichiarazioni dei genitori e della sorella della donna intervenuti in suo aiuto, nonché dai referti medici attestanti lesioni giudicate guaribili in 10 gg._
Il giorno successivo, essendo la donna fuggita di casa per rifugiarsi con le figlie a casa dei suoi genitori, il marito aveva iniziato a vessarla con richieste pressanti di tornare insieme, sia per mezzo del telefono che con incursioni nei luoghi frequentati dalle figlie. La moglie, pur avendo avviato la separazione coniugale, cedeva alle richieste del marito e ritornava nella casa coniugale.
Nel mese di giugno, un’altra lite violenta. Anche questa volta la donna finisce in ospedale con lesioni guaribili in 10 gg.
Fino al luglio 2015 , allorquando, ricevuto il ricorso per la separazione, il marito tornava ad offenderla, sempre alla presenza delle figlie, con frasi analoghe a quelle già proferrite e con gesti volgari. Iniziavano allora una serie di maltrattamenti psicologici, descritti minuziosamente in denuncia.
Gli indizi di colpevolezza corroborati dai due certificati medici hanno indotto il PM dssa Stefania Mininni a disporre per l’indagato la misura coercitiva dell’allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla moglie e dalle figlie.