Lecce- Restauri architettonici in città. Due pesi e due misure?
Porte aperte sul dubbio. Potrebbe riassumersi in questi termini il caso relativo a due edifici leccesi recentemente oggetto di “restauro”; essi sono l’ottocentesco ex Scarambone (oggi Biblioteca Provinciale) e il settecentesco convento dei domenicani (oggi Accademia di Belle Arti).
Facile da riassumere la vicenda. Nel primo caso si ha una porta tamponata solo nella sua parte inferiore e trasformata quindi in finestra; la Provincia di Lecce, durante gli ultimi restauri, aveva chiesto (si apprende da fonti interne) alla locale Soprintendenza alle Belle Arti di eliminare la tamponatura per aprire quella porta verso piazzetta Carducci con grande giovamento per tutti. Tale richiesta non è stata autorizzata.
Nel secondo caso, quello dell’Accademia, invece, si è aperta una porta là dove fino a qualche giorno fa c’era solo il muro settecentesco, e forse addirittura cinquecentesco, posto a ridosso della sicuramente cinquecentesca cinta muraria cittadina. In quest’ultimo caso la situazione si complica per il fatto che questa porta è stata realizzata per la costruzione di una guardiola (come quelle che si facevano un tempo in certe brutte caserme militari) piazzata nel vano d’ingresso. Oltre che discutibile esteticamente il gabbiotto è storicamente addirittura non pertinente e Cesare Brandi, uno dei padri storici del restauro italiano, ne sarebbe stato sicuramente scontento. “E’ paradossale – afferma chi ha visto tutto questo – se si considera che ciò avviene in una istituzione, quale è l’Accademia, preposta ad educare al Bello. Quel gabbiotto, inoltre, è poco opportuno anche dal punto di vista della sicurezza perché restringe l’uscita dall’edificio ostacolando così una evacuzione rapida in situazioni di pericolo”. Entrambi gli edifici sono a Lecce, come detto, entrambi sarebbero stati seguiti addirittura dalla stessa funzionaria della Soprintendenza (non si sono ottenute altre informazioni in merito al momento) la cui sede è proprio davanti all’Accademia, ironia della sorte. Si diceva all’inizio di due porte aperte sul dubbio e quest’ultimo è legato al fatto che non sono chiari i criteri con i quali agli uni si concede ciò che agli altri si nega. In un caso addirittura si apre un varco in un muro settecentesco, nell’altro si impedisce di togliere una più recente tamponatura di soli 90 cm. di altezza a quella che, con evidenza, era già una porta. Chiarire questa vicenda sarebbe importante perché altrimenti si lascia il dubbio che alcuni siano meno cittadini di altri. Si sono chiesti chiarimenti alla locale Soprintendenza leccese, nella persona della titolare Arch. Maria Piccarreta, che si è resa disponibile per un incontro la prossima settimana.
Fabio A. Grasso