Ogni giorno un tarantino si sveglia e perde un diritto. C’era una volta l’Università
Nulla togliendo all’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, della quale, per altro, fa parte la sede distaccata di Taranto, ma una riflessione sorge spontanea di fronte al fatto, che tantissimi studenti, che hanno scelto di studiare a Taranto, di restare nella propria città, siano costretti a sostenere gli esami e addirittura la seduta di laurea a Bari. Spieghiamo bene cosa è successo, senza giri di parole. A Taranto l’Università è morta, e prendiamo come esempio il corso di laurea in scienze della comunicazione. L’ultima classe di laurea, immatricolata nel 2011, è costretta da un anno e mezzo a questa parte, a sostenere gli esami a Bari, con tutto quello che ciò comporta. Spese in più, viaggio, organizzazione con i mezzi pubblici (che lasciano desiderare), per non parlare dello stress, che per uno studente, è pane quotidiano. E come se non bastasse, lunedì, durante l’ultima seduta di laurea tenutasi a Taranto, arriva la notizia: “Le prossime sedute di laurea, previste per febbraio, si terranno a Bari”. Non sono sicuramente mancate le polemiche tra gli studenti, soprattutto sui social. “Non solo tolgono gli appelli, ora non possiamo neanche laurearci nella sede della nostra ex facoltà, siamo proprio invisibili e insignificanti ai loro occhi. Semplici numeri di cui disfarsi”. E ancora gli studenti scrivono: “Da studente ho pagato e vorrei che mi si rispettasse come persona e non come numero, e che si rispettassero i sacrifici che facciamo per mantenerci agli studi e dei tantissimi genitori che si sono sacrificati per vedere un figlio realizzarsi. Ci devono almeno questo, senza contare che hanno calpestato la nostra dignità, e non venissero a parlarci di salvaguardare il nostro territorio e farlo crescere,se non ci permettono neanche di laurearci nella nostra città”. Ogni anno, gli studenti universitari, versano una quota d’iscrizione non indifferente nelle casse dell’Università, che oscilla dalle 500 alle 1200 euro annue. Non una cifra di poco conto, considerato che il lavoro è diventato un’utopia, e le famiglie riescono a stento ad arrivare a fine mese. Ma il punto su cui soffermarsi non è la situazione economica, in quanto questa è una realtà di ogni università: per lo meno, dovrebbero essere tutelati i diritti di quegli studenti che pagano, e che hanno scelto di studiare a Taranto. Scegliere di studiare e restare a Taranto oggi è un atto di immenso coraggio, eppure c’è chi ha scelto di restare, proprio per cercare di farla ripartire questa città. Sarebbe stato facile per chiunque andare via, invece no: in tanti hanno scelto questa città, la loro città.
La domanda qui sorge spontanea: chi tutela la cultura a Taranto? Quali azioni sono state messe in atto per l’Università? E’ normale che uno studente iscritto a Taranto debba sostenere esami in un’altra città, e laurearsi in un’altra città? Cosa rimarrà qui a Taranto? Nulla. Il corso in scienze della comunicazione, ad esempio, non esiste più da due anni. Ogni giorno un tarantino si sveglia e perde un diritto. Riflettiamo, gente. Un popolo consapevole e preparato è difficile da tenere a bada, perché dove c’è cultura non esistono compromessi. Perché dove c’è la cultura, la politica è un gradino più in basso. Perché a Taranto dove finisce la cultura inizia la politica. Ed è questo il vero grande problema dei tarantini, e della politica stessa. E’ questa la verità.