Brindisi: Sgominata banda cinese-italiana dedita allo sfruttamento della prostituzione
Con un vero e proprio blitz questa mattina la squadra mobile di Brindisi ha interrotto un giro di prostituzione nascosto dietro un centro massaggi e benessere aperto in una delle zone più trafficate di Brindisi. Dopo circa due anni di indagini, all’alba di oggi è scattato il blitz che ha fatto scattare le manette nei confronti di 10 persone (8 in carcere e 2 ai domiciliari) in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare disposta dal gip Maurizio Saso su richiesta del pm Savina Toscani. Le indagini, che hanno dimostrato come tali centri celassero, di fatto, veri e propri siti di prostituzione, hanno tratto origine, dunque, dal monitoraggio del centro “Peonia Rossa” di Brindisi, per poi estendersi al “Ninfea Orientale” di Lecce e di Gallipoli ed al centro “Zhong Yi” di Taranto. L’indagine avrebbe accertato che le ragazze venivano costrette a prostituirsi con violenza e, in caso di rifiuto, subivano minacce di morte per sé e per i propri parenti. Ma altre persone, per lo più italiane, risultano indagate perché avevano altri compiti, tra i quali l’interfacciarsi con la pubblica amministrazione per il rilascio delle autorizzazioni o permessi di soggiorno. Il professore universitario, invece, decideva le strategie di marketing dei centri e provvedeva alla turnazione delle ragazze che mangiavano e dormivano all’interno dei centri massaggio ed alle quali era vietato qualsiasi rapporto con l’esterno, compreso l’utilizzo del telefono. Tutti i proventi erano inviati in Cina. Nell’operazione, denominata Peonia Rossa dal nome del centro massaggi sito in via Grazia Balsamo, le persone indagate sarebbero 15, tutti i componenti di una vera e propria associazione criminale composta da italiani e cinesi, tra questi anche un docente universitario presso l’Università del Salento.