Taranto, Decreto Ilva: Lemma (Pd): “Il testo tradisce le aspettative dei tarantini. Cinque correzioni utili”
Un decreto da emendare. La vicenda Ilva registra il settimo intervento del Governo in trenta mesi e si appresta a vivere una nuova, delicata, fase parlamentare.
Le Camere sono già al lavoro, attraverso le commissioni competenti, e nei prossimi giorni relazioni e dibattito in aula daranno vita alla settima legge definitiva salva Taranto, un testo che ritengo debba contenere alcuni necessari aggiustamenti in virtù delle esigenze economiche, sanitarie e sociali della Città.
Andiamo per ordine.
Com’è noto il settimo decreto è omnibus, ovvero si occupa di dar vita alla nuova azienda, del destino della vecchia Ilva, con tutto il carico di debiti che si trascinerà, dell’adeguamento ambientale degli impianti, della riqualificazione della città (rilancio culturale, economia…) del porto, delle discariche, delle bonifiche.
Il testo, in parte, tradisce le attese dei tarantini.
Non assegna certezze sui fondi necessari al piano di ambientalizzazione; diluisce i tempi dell’osservanza di TUTTE le prescrizioni Aia; è vago, se non lacunoso, su ciò che si farà di cokerie e parchi minerali; non garantisce appieno i diritti acquisiti delle aziende dell’indotto che rischiano di perdere i loro titoli di credito nelle strettoie della legge Marzano, appositamente adeguata al caso di specie; non definisce risorse per il cosiddetto piano di rilancio di Taranto; non garantisce, dunque, operatività al Tavolo Istituzionale (il terzo dal 2007 ad oggi) che si occuperà dei progetti da mettere a sistema e dei relativi finanziamenti.
Infine, il decreto non prevede, nonostante il taglio culturale dei propositi appaia evidente, nulla che riguardi il consolidamento dell’offerta accademica tarantina.
Di conseguenza, ritengo che una responsabile e concreta azione in sede parlamentare non possa prescindere dai seguenti cinque obiettivi da conseguire:
1 – Certezza sui tempi di attuazione dell’Aia, con declinazione particolareggiata delle quote che il decreto prevede (80% e restante 20%).
2 – Certezza sulle risorse disponibili e tutela assoluta delle aziende che hanno già fornito ad Ilva beni e servizi come da contratto. Liquidazione dei crediti a TUTTE le ditte prima della costituzione della new-co.
3 – Definizione delle risorse a garanzia degli interventi a vantaggio del patrimonio storico, strutturale e museale di Taranto.
4 – Interventi finanziari rivolti al potenziamento dell’offerta universitaria locale, inserendo a pieno titolo, inoltre, la statalizzazione del liceo musicale Paisiello.
5 – Deroghe alla Legge di Stabilità 2014 che prevedano risorse al potenziamento dei Piani di Offerta Formativa delle scuole del quartiere Tamburi e della Città Vecchia di Taranto.
Tutto ciò nell’auspicio che il lavoro parlamentare registri il necessario spazio alla possibilità di adeguare il testo – ovvero migliorare parti salienti del decreto – alle reali esigenze sanitarie dei tarantini, dei lavoratori dello stabilimento siderurgico e delle aziende di un indotto da anni in ginocchio e che questo decreto, così com’è, rischia di far crollare per sempre.
Anna Rita Lemma
consigliera regionale Pd