Taranto – “Ciao, sono la moglie di un giocatore compulsivo”, la toccante testimonianza di Adele
Ciao sono Adele, la moglie di un giocatore compulsivo , siamo sposati da circa 25 anni, con una figlia di 24.
Per un certo periodo della nostra vita tutto scorreva tranquillo e nella serenità più totale, poi lui chiese la separazione. Lì per lì non riuscivo ancora a capire che il mostro della compulsività del gioco si era impadronito di lui. Io stupidamente, pensavo che ci fosse di mezzo un’altra donna, ma giuro che è stato molto più umiliante scoprire che la mia rivale non era una donna in carne ed ossa, ma una macchinetta di latta con tante luci colorate che me lo stava portando via.
Lui amava più i suoni e i colori di quella macchinetta che lo appagavano solo virtualmente, di me che lo adoravo. Mi sentivo impotente ed allo stesso tempo una fallita. Dopo il suo ritorno a casa, pentito, non è cambiato nulla, il declino è stato lento e doloroso per tutti noi, gli anni scorrevano sempre uguali fatti di illusioni, bugie, pianti, urla; pace apparente di falsa famiglia felice con l’inferno dentro le mura di casa, dove nessuno al di fuori, sapeva la verità, e io, con la mia dipendenza da lui, cercavo di guarirlo e intanto tamponavo tutti i buchi che lui creava con il gioco, privandomi di tutto.
La sua compulsività oramai faceva parte di lui. Io ero ridotta ad uno straccio. Lui non c’era più con la testa, il suo unico pensiero era giocare, tutto il resto non contava più nulla, né la figlia, né il lavoro e nemmeno la vita sociale.
Io oramai avevo toccato il fondo e non avevo più la forza né la testa per risolvere i nostri problemi. Poi un giorno, mi sono recata dal mio medico curante in cerca d’aiuto, stavo male, non fisicamente, ma psicologicamente; l’ansia mi divorava non facendomi più dormire, i rapporti con le persone erano inesistenti, ero diventata una larva.
In quel momento è scattato in me il coraggio e mettendo da parte la vergogna raccontai i nostri problemi e la causa al medico.
Venni così a conoscenza dei gruppi di Giocatori Anonimi e GAM–ANON i familiari e amici dei giocatori compulsivi.
Abbiamo avuto il nostro primo incontro lui con un membro di GA (che io ho visto come un angelo)ed io ho conosciuto il gruppo GAM-ANON. Ho provato un’emozione indescrivibile ed è iniziata la nostra risalita verso la vita.
Inizialmente non è stato facile accettare che fosse una malattia e non un vizio “maledetto” come pensavo io, col tempo ho capito e perdonato l’uomo che io amavo ancora nonostante tutto, separando la persona malata dall’uomo che io amavo e stimavo.
Oggi che grazie a Gam Anon sono cosciente di tutto, posso comprendere quello che di brutto abbiamo vissuto.
Facendo mio il primo passo e prendendo coscienza che sono impotente di fronte al gioco e perciò non sentendomi più in colpa, ho provato un senso di libertà, cominciando a prendermi cura di me stessa, senza avere la presunzione di poter cambiare gli altri.
Non è stato tutto facile, ho vacillato parecchio, poi ho visto i miei cambiamenti e quelli di mio marito e questo ha fatto si, che non mi arrendessi al primo ostacolo, ma riuscissi ad andare avanti .La serenità è ricomparsa nella mia famiglia, la gioia di vivere, e la vita con tutti i suoi lati positivi e negativi. Non ho più quell’angoscia che mi toglieva il respiro e vedere il sorriso sul volto dei miei cari, mi ricompensa della mia passata sofferenza.
Mio marito ha festeggiato il suo quinto anno di sobrietà e quando ha spento la candelina sulla torta ho provato una gioia e un orgoglio immensi, perché quella candelina per noi significava la rinascita del nostro rapporto, rapporto che il gioco aveva quasi distrutto.
Oggi ci stiamo impegnando per poter risaldare tutte le crepe del nostro matrimonio, non tutto ci riesce facile, ma stiamo riscoprendo il dialogo e cerchiamo di non ferirci a vicenda con la comprensione e l’umiltà di chiarirci senza portarci rancore. Questo ci fa andare avanti senza dimenticare il nostro nuovo stile di vita con la consapevolezza di non essere più soli.
FOTO: VANITY FAIR