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Vi dico quello che non ho mai detto in quarant’anni

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La mia verità fuori da partiti, tessere e convenienze

Ho amici e nemici a destra, al centro e a sinistra, finché non mi chiedono di indossare una maglia. Perché appena apro bocca da giornalista – quindi libero – riesco a risultare antipatico a tutti. Destra e sinistra mi guardano storto come se avessi detto qualcosa di imperdonabile. Eppure è proprio questo il mio punto di forza. Perché un giornalista che va bene a tutti è uno che non ha mai detto davvero quello che pensa.

Io non ho mai scelto le persone in base al colore politico, ma alla sostanza. Da ragazzo, mi piaceva anche Almirante, per la sua dialettica. Parlava con forza, chiarezza, convinzione. Ma tra tutti, quello che mi ha colpito più di ogni altro è stato Sandro Pertini. Era socialista, sì, ma era soprattutto un uomo dritto. Uno con la schiena e il cuore.

Ho avuto anche il privilegio di lavorare con Silvio Berlusconi, prima che entrasse in politica. Era brillante, pieno di entusiasmo, uno che ti dava l’impressione di poter costruire qualsiasi cosa. E in effetti l’ha fatto. A me, come a milioni di italiani, piaceva. Fino a quando ha smesso di ragionare con la testa. Perché a un certo punto – ed è innegabile – ha cominciato a ragionare con l’organo genitale maschile. Con il cazzo, diciamolo. E lì è cambiato tutto.

Ho conosciuto anche Gianfranco Fini, quando era segretario del Fronte della Gioventù. Una intera notte a parlare in un hotel dell’EUR a Roma. E diverse persone di sinistra – magari oggi non ne ricordo nemmeno i nomi – che avevano tutta la mia ammirazione in quanto erano coerenti. Persone perbene, con dignità, con passione sincera. Perché io guardo all’essere umano, non al simbolo sul volantino.

Chi invece non mi è mai piaciuto è stato Romano Prodi. Solo per questo motivo, il PD mi farebbe venire l’orticaria. Perché l’euro, così com’è stato introdotto, con quel tasso di cambio assurdo, è stata una fucilata al cuore della gente. L’ha voluto lui, l’ha firmato lui, e ha distrutto il potere d’acquisto di milioni di italiani. Lo sappiamo tutti, ma in pochi lo dicono.

Odio gli slogan, le frasi fatte, chi copia pensieri altrui e li usa per coprire il vuoto. Gli estremismi? Comunismo e fascismo sono la stessa moneta, con la stessa puzza. Mi stanno sul cazzo entrambi. E chi urla più forte è quasi sempre quello che ha meno da dire.

E poi ci sono i fenomeni locali. “Quelle pseudo-politiche da provincia” che per farsi notare scimmiottano Giorgia Meloni. Le vedi, tutte truccate, impettite, col tono finto-arrabbiato imparato a memoria. Parlano come lei, si vestono come lei, tentano persino le stesse smorfie. Ma più tentano l’imitazione, più diventano ridicole. Sembrano galline fuori dal pollaio, ma anche fuori dal copione. Il problema è che non se ne rendono conto.

E poi c’è Taranto. Ah, Taranto. Se avessi votato lì, sarei stato in difficoltà. Mi piacevano tutti e due i candidati al ballottaggio: Walter Tacente e Piero Bitetti. Il problema, come spesso accade, non sono i candidati: sono quelli che li accompagnano, le ombre come quella dell’Innominato. E poi succede l’assurdo: uno che fino a ieri era contro l’altro, il giorno dopo ci si apparenta. Vedi liste che si fondevano in insulti, diventare alleate al ballottaggio. E lì perdo il filo. Entro in confusione. Sono cose che non mi piacciono. Mi sembrano forzature, incoerenze. Lo so, la legge lo consente. Ma secondo me è una riforma che andrebbe fatta.

Parliamo ora della mia città: Martina Franca. Tre anni dopo, posso serenamente dire che ci si può anche sbagliare. E io mi sono sbagliato. Gianfranco Palmisano era, ed è, il migliore tra i due candidati sindaci di allora. L’ho capito col tempo. Ha mostrato equilibrio e lucidità. È ambizioso e ha stoffa. Presto prenderà il posto del suo maestro. Farà strada. Alle prossime amministrative una curiosità personale: mi piacerebbe vedere una sfida elettorale tra lui e Marraffa, quest’ultimo l’unico del centrodestra che conosce la macchina amministrativa, meglio di qualsiasi altro candidato dell’ultima ora. Ma a Martina i pseudo politici si castrano per fa dispetto alla moglie.

Le regionali? Facciamo finta di non sapere. Ma lo sappiamo. Tutti. Anche se non lo diciamo, lo sappiamo già chi sarà il prossimo Governatore della Regione Puglia.

Purtroppo non si accettano scommesse perché il banco perderebbe.

In quarant’anni, ho imparato così bene il funzionamento della macchina politica, amministrativa, elettorale, da poterne tracciare le traiettorie a occhi chiusi. Tant’è che ho pubblicato un video intitolato: “Come vincere le elezioni in 7 mosse” visualizzato oltre 120 mila volte.

Non me lo ha commissionato nessuno, non me lo ha sponsorizzato nessun partito: era solo la sintesi di ciò che ho visto, studiato, vissuto.

Ecco perché continuo a dire e scrivere ciò che penso. Perché non ho bisogno di tessere. Preferisco essere indigesto per qualcuno, piuttosto che digerire le idee degli altri.

Da giornalista, spesso, mi devo mordere la lingua. Ma in confidenza, vi dico che potrei anche sorprendervi: potrei votare chi mai vi aspettereste. E non sarebbe incoerenza, ma il massimo della coerenza. Perché oggi, essere coerenti è un atto rivoluzionario.

I social? Hanno dato voce a tutti. Anche a chi sarebbe stato meglio restasse in silenzio. Hanno seminato un esercito di deficienti col megafono. Perché si è confusa la libertà di parola con la libertà di dire cazzate. E no, non è la stessa cosa.

Io continuo a scrivere. A pensare. A osservare. Con curiosità e ridendoci sopra, certo, ma anche con rispetto. Perché la verità fa male solo a chi vive di bugie.

Antonio Rubino

Antonio Rubino è giornalista, editore e direttore del Gruppo Puglia Press e de La Voce del Popolo. Esperto di comunicazione e organizzatore di grandi eventi, ha collaborato anche con la RAI. Leggi la biografia completa 

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