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Recensione in anteprima – Love & Mercy

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“Può un film su Brian Wilson rendere giustizia ad uno dei più grandi gruppi della storia?

Un intro da favola, le finte immagini di repertorio che si mescolano ai titoli di coda tra le note di Don’t Worry Baby, una fotografia pressoché perfetta e contemporanea dell’epoca, a tratti documentarista, presentano Brian Wilson, e con lui, i Beach Boys. Una band che cavalca l’onda degli anni ’60, avendo scritto, prodotto, e in un certo senso inventato, il concetto di Hit, di “musica da spiaggia”. Una condizione, questa, che non va di pari passo però con le mode che stanno per avvicinarsi, quella della sperimentazione massiva in ambito musicale (poi introdotta in scala mondiale dai Beatles con Revolver) quanto quella di sostanze stupefacenti usate con lo scopo di disinibire il genio creativo. Mode accolte a braccia aperte da Brian: front man e mente del gruppo. La voglia di fare qualcosa che passerà alla storia lo travolge, oltrepassare quell’asticella di popolarità e qualità che i Beatles stavano fissando oltreoceano. Paul Dano (senz’altro uno degli attori migliori della sua generazione) si muove letteralmente nel fumo, un’aria surreale, e interpreta Wilson alla perfezione, tra pazzia e genio, quella che lo mantiene con i piedi nella sabbia e la mente tra le nuvole, quella che lo intrattiene facendogli ascoltare voci, orge di suoni che rimescolava in sala di missaggio e che l’avrebbero portato a scrivere “uno dei più grandi album della storia”, Pet Sound.

La storia, per l’appunto, ringrazia.

Dall’altro lato troviamo Brian Wilson, quello di vent’anni dopo. Qui, John Cusack, stupisce.

Stupisce per la capacità, insieme ad Elizabeth Banks, di dare vita ad un personaggio in perenne stato confusionale, oppresso dalle “cure” del Dottor Landy e incapace di una qualsiasi stabilità emotiva.

Un crescendo, parallelo tra le due parti, che impenna verso un finale che a tratti omaggia perfino Odissea nello Spazio. Funzionale, ai fini più alti del film stesso, ovvero riscoprire la ragione, una congiunzione tra presente, passato e futuro. Un punto zero.

I problemi ci sono, non sono cieco, ma una certa mancanza di continuità tra passato e futuro si sente, delle sviste, che non compromettono però la qualità del film, che aleggia sempre su livelli altissimi. Un lavoro costruito con amore da Bill Polland, alla sua esperienza dopo 24 anni da Old Explorers ma con un curriculum da produttore di tutto rispetto con titoli del calibro di Into the Wild, The Tree of Life e 12 anni schiavo, tra un missaggio sonoro da paura ed una fotografia suggestiva e a tratti surreale.

Bellissimo ed emozionante, come God Only Knows, questo è Love & Mercy.

 

Andrea Flemma

Redazione Pugliapress

PugliaPress Quotidiano cartaceo e online dal 7 dicembre del 2000 redazione@pugliapress.it direttore@pugliapress.it

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