Taranto – ICity Rate 2017: la città agli ultimi posti nella graduatoria delle smart city.
TARANTO – Di seguito, lìintervento di Aldo Manzulli (Coordinatore Regionale della categoria I.C.T. e Innovazione Tecnologica):”Il rapporto annuale ICity Rate 2017 di FPA ha sancito che Taranto si colloca, attualmente, al 96esimo posto nella graduatoria delle città italiane più smart, ovvero quelle più vicine ai bisogni dei cittadini, più inclusive, più vivibili e sostenibili. Il dato è purtroppo impietoso quanto inconfutabile, considerato che viene ottenuto analizzando ben 15 dimensioni urbane (povertà, istruzione, aria e acqua, energia, crescita economica, occupazione, turismo e cultura, ricerca e innovazione, trasformazione digitale e trasparenza, mobilità sostenibile, rifiuti, verde pubblico, suolo e territorio, legalità e sicurezza, governance) attraverso 113 distinti indicatori che in ambito nazionale e internazionale definiscono precisi traguardi per le città del futuro, in funzione degli obiettivi di sostenibilità introdotti dall’Agenda 2030 dell’ONU. Interviene sulla questione Aldo Manzulli, Vicepresidente Vicario di Confcommercio Taranto e Coordinatore Regionale della categoria I.C.T. e Innovazione Tecnologica, il quale ha partecipato personalmente alla presentazione del Rapporto in questione nel corso della rassegna ICity Lab (Milano, 24 e 25 Ottobre u.s.), importante momento di confronto tra enti locali, amministrazioni, aziende innovative, attori territoriali e cittadini sul tema delle Smart City.
“Ciò che drammaticamente emerge dalla ricerca effettuata da FPA è che nel Nord del Paese si procede a velocità sostenuta verso il ridisegno e la modernizzazione dei servizi urbani per i residenti e gli utilizzatori delle città, tanto da parlare addirittura di Smart City di seconda generazione, mentre a Sud i pochi progressi importanti si registrano prevalentemente a livello di città metropolitane, anche per effetto della cospicua dotazione finanziaria che il “PON Metro” ha messo a loro disposizione per la realizzazione di progetti di innovazione e di trasformazione digitale.
Taranto annaspa tragicamente nella parte più bassa della graduatoria, ma non bisogna commettere l’errore marchiano di ritenere che questa situazione possa dipendere unicamente dalla carenza di risorse. Ho già espresso il mio parere in altre circostanze: con tutto il danaro che si è speso, anzi sperperato,sul nostro territorio per l’Information Technology negli ultimi venticinque anni da parte della Pubblica Amministrazione Locale, oggi avremmo potuto e dovuto rappresentare un esempio di eccellenza per quanto attiene i servizi digitali alla cittadinanza; invece, la fotografia desolante che ci viene restituita dalla due giorni milanese ritrae un territorio arretrato dove gli Enti Locali – complice la mancanza di competenza specifica della classe dirigente – hanno troppo spesso impiegato male l’intero budget di spesa pubblica per l’IT per acquisire semplici servizi informatici di base senza mai portare innovazione reale e valore aggiunto alla comunità. Decenni di sprechi e trascuratezza che hanno ostacolato una concreta crescita digitale, durante i quali si è agito in uno stato di generale mancanza di governance da parte della PA, associato all’assoluta carenza di competenze adeguate e di visione.
A mio avviso, per ottenere risultati concreti, nonostante i precedenti non esaltanti, la differenza potrà farla esclusivamente la qualità della dirigenza pubblica della città. Una dirigenza apicale che non si muova solo sulla contingenza, ma operi in modo sempre coerente ad una visione organica, chiara e condivisa, sullo sviluppo sostenibile della nostra città; una dirigenza che dovrà radicalmente cambiare paradigmi di riferimento, passando dalla cultura della “burocrazia difensiva” a quella di un project management complesso basato sulla negoziazione tra soggetti diversi, pubblici e privati.
Governare la complessità di una città come la nostra significa anche saper creare le condizioni affinché le energie civiche che la compongono vengano valorizzate e non disperse. Occorre che la pubblica amministrazione adotti con sistematicità un modello di interazione e dialogo sociale con cittadini ed imprese, non limitandosi a considerarli riduttivamente utenti dei servizi offerti, ma portatori di idee e di competenze. Un modello basato sul “sentire comune” della collettività che assecondi una concezione di smart city “umana” prima ancora che tecnologica: basata cioè sulla creatività, sull’innovazione del capitale umano, con amministratori informati e cittadini attivi che condividono una visione comune delle opportunità che si possono creare con la tecnologia, anche generando lavoro ed alimentando una crescita economica. Insomma, urge recuperare il tempo perduto ed invertire la mortificante tendenza degli ultimi anni: occorre che la Pubblica Amministrazione cominci a favorire politiche realmente innovative, superando le difficoltà legate alla carenza di professionalità adeguate. Parlarne non è sufficiente, occorre realmente mettere mano a un piano condiviso che consenta di passare dalle parole ai fatti. Perché le smart city sono fondamentali per intercettare i bisogni di oggi e di domani dei cittadini e far crescere la nostra economia, a patto però che si faccia sul serio. E la dimensione organizzativa di una Pubblica amministrazione che voglia assumere un ruolo di “promoter” dell’innovazione è un elemento particolarmente complesso, composto da molti fattori: la capacità di coinvolgere il territorio; l’ascolto e la gestione delle esigenze di tutti gli attori interessati nei vari processi; la corretta pianificazione degli interventi da compiere, con un’attenta analisi dei loro impatti sulla vita delle persone, sui loro diritti, sugli spazi della città; la creazione di strategie di comunicazione efficaci per sostenere il programma nel tempo; la scelta di criteri per misurare in modo oggettivo i risultati. Si tratta di guidare saldamente una rete partecipativa che condivide visioni e strategie con un modello di governance che tenga conto di tutte le competenze necessarie al progetto, a tutti i livelli e con continuità.
Le prospettive per farlo non mancano, nella nostra città si respira una gran voglia di cambiamento e di partecipazione rispetto al passato. In quest’ottica, la categoria delle imprese Confcommercio che operano nei settori ICT e Innovazione Tecnologica, fin dai prossimi giorni prenderà contatto diretto con le varie Pubbliche Amministrazioni territoriali al fine di chiedere l’avvio di una necessaria fase di confronto e di collaborazione che favorisca un processo di innovazione e di trasformazione digitale che risponda ai bisogni reali della cittadinanza”.