Ricky Tognazzi e Simona Izzo: “Svegliati amore mio, svegliati Taranto”
Svegliati, amore mio; la fiction di Canale 5 sembra essere la storia di Taranto. Tante analogie, tanti fatti di cronaca, tante storie e tragedie familiari riconducibili a quanto avvenuto negli ultimi trent’anni in una delle più belle città del mondo che ha avuto solo la colpa di sottomettersi ad un mostro che l’ha ripetutamente violentata. “E’ una storia comune a tante altre città che convivono con industrie che deturpano l’ambiente” ci confessa il regista Ricky Tognazzi in una intervista esclusiva rilasciata alla nostra testata, alla vigilia della messa in onda della mini seria televisiva che vedrà come protagonista Sabrina Ferilli la quale narra la storia coraggiosa di Nana, una mamma alla ricerca della verità sulla mattia che ha colpito sua figlia Sara.
Madre, moglie e donna coraggiosa con profonda voglia di giustizia. “Questa storia nasce da un incontro con una donna – ci racconta in diretta Simona Izzo – Racconta il coraggio che hanno avuto le donne ad affrontare questo tipo di situazioni. Le stesse magari curano i propri figli che si sono ammalati, mentre i mariti lavorano e a volte quel pane che portano a casa è avvelenato. C’è una coincidenza divina, abbiamo usato il cognome, Santoro ed il caso ha voluto che ci fosse una mamma di Taranto dallo stesso cognome che ha perso una figlia. Mai lo avrei utilizzato se avessi saputo. Una madre che ha perso la propria piccola per una storia identica”.
In realtà la storia, Simona, è identica a quelle di tante altre mamme che ci hanno chiamati, appena saputo che sareste stati nostri ospiti. Ciascuna di loro si è sentita protagonista della vicenda. Carla, ad esempio, ha vissuto esattamente lo stesso dolore, le stesse angosce, vedendo suo figlio Giorgio spegnersi lentamente come una candela che si consumava inesorabilmente a quindici anni d’età.
La vita della donna, interpretata dalla Ferilli, cambia quando sua figlia si ammala improvvisamente. La conoscenza di altri casi molto simili al suo, le fa nascere un dubbio: le cause della malattia potrebbero derivare dalle emissioni di una fabbrica siderurgica a pochi passi dalla propria abitazione, dove, tra l’altro, lavora suo marito? Tante sono quindi le coincidenze con la realtà tarantina, da sempre condannata dalla scelta fra salute e lavoro. In questa serie sono racchiuse anche le sensazioni di tutte le mamme di Taranto e del quartiere Tamburi, in particolare, le quali vedono i propri figli ammalarsi, per colpa della fabbrica dove lavorano i propri mariti. Ma non sono solo queste le coincidenze: ce ne sono altre, come ad esempio il dramma di un operaio che muore carbonizzato, simile ad un operaio di Martina Franca ennesima vittima di quel killer maledetto.
“Taranto sarebbe stata il teatro ideale per girare questa serie” ci racconta Ricky Tognazzi, proprio nel giorno nel quale suo papà Ugo avrebbe festeggiato 99 anni. “Purtroppo il Covid ci ha impedito di girare la fiction nella città dei due mari. Volevamo raccontare una storia che includesse queste catastrofi, che hanno portato, oltre ad un apparente benessere, anche morte”.
“La figura delle mamme – racconta Simona Izzo – risulta fondamentale in queste catastrofiche situazioni che colpiscono non solo Taranto, ma tutte le realtà che vivono con la siderurgia a due passi. Donne che hanno avuto un grandissimo coraggio. È molto doloroso vivere accanto ad una acciaieria, sia al Sud che al Nord. In Italia ce ne sono 42. Certo l’ex Ilva fa più notizia perché è la più grande e ha fatto più morti. Dedichiamo questa fiction a tutti i bimbi che non ci sono più e ai loro genitori”.
A sottolinearlo è ancora Tognazzi: “Le donne hanno avuto un grandissimo coraggio. Non dedichiamo questa fiction solo ai figli di Taranto, ma a chiunque è stato vittima di questi impianti siderurgici”.
Ci sono delle coincidenze che si sono create con la città dei due mari?
Perché la scelta è ricaduta su Sabrina Ferilli?
“Avevamo già fatto con lei un social dramma, perciò la scelta è stata facile. Ci sono tanti temi, oltre alla drammaticità di quelli raccontati, vedi ad esempio l’amore. Questo sentimento è stata determinante, anche per il primo film ‘Amore strappato’. Dove si parlava di affidi illeciti, come quelli di Bibbiano”.
Coincidenze ci sono anche con la situazione che stiamo vivendo, con un virus che ha cambiato la nostra vita
“Abbiamo iniziato a scrivere questo film quando ancora non esisteva la pandemia. Abbiamo fatto dei sopralluoghi in alcune acciaierie. Siamo stati a Roma. Gli operai indossavano, come misure di sicurezza, il casco e la mascherina. Noi non le usavamo e non era arrivato ancora questo terribile Covid che ci ha devastato la vita. Raccontavamo una storia dove il virus si vede, ma forse neanche tanto perché le polveri sono sottili e percepite solo ed esclusivamente da delle colonnine”
Ora tutta l’Italia, non solo Taranto, saprà cosa significa scegliere tra salute e lavoro!
“Il diritto alla salute e al lavoro sono diventati di grande attualità. E penso che ciò faccia bene a chi da sempre combatte questa battaglia. Vedi la città di Taranto. Ma ora tutta l’Italia è coinvolta in questa ‘guerra’, che ha colpito tutte le famiglie”.
Ma a Ricky Tognazzi e Simona Izzo, in diretta durante l’intervista, abbiamo presentato due ospiti come il prof. Alessandro Marescotti, il “presidente illusionista di Peacelink”, come lo definì la Repubblica che mise in riga l’allora Ministro Di Maio che abbassò gli occhi senza replicare quando disse: “Mi Guardi Ministro”. Così come il giornalista che appare nella storia intervistare un politico, simile a Luigi Abbate, licenziato da una TV, quando intervistò il “sorridente” Nicky Vendola che difendeva la fabbrica della morte.
Ma l’incontro con Tognazzi e la Izzo, non poteva non concludersi con un saluto
“Cogliamo l’occasione per ringraziare la città dei due mari. Un paio di anni fa abbiamo girato un’altra serie di nome ‘La vita promessa’ e siamo stati accolti con grande generosità e grande affetto. Vi prometto che torneremo presto per riabbracciare tutta la città di Taranto”.
Svegliati amore mio è la storia velata di Taranto. Non sono pochi gli indizi che l’accomunano, non ultimo la scelta della canzone che è stata utilizzata per promuovere la mandata in onda, quella di Antonio Diodato: “Fai rumore”. Questa fiction farà rumore, ma la speranza è che non sia una ennesima pietruzza gettata in uno stagno che crea, solo temporaneamente, dei cerchi concentrici che si ricompongono nell’acqua piatta.