Martina Franca: il primato italiano dei posti di lavoro persi e il paradosso dei milioni in fuga
Come una città ha perso 1000 posti di lavoro: un caso unico in Italia e nonostante ciò le imprese gli addobbano la città di strenne natalizie
Martina Franca potrebbe detenere un primato sconcertante: oltre mille posti di lavoro persi o trasferiti altrove a causa dello spostamento, parziale o totale, delle sue aziende storiche.
Aziende capaci di generare complessivamente un fatturato annuo di oltre 528 milioni di euro, pari a 5,6 volte il bilancio comunale, fissato per il 2024 a circa 93,7 milioni di euro.
Una proporzione che rende evidente quanto la città stia pagando caro un decennio di scelte amministrative discutibili.
General Trade, Puglia Termica, Marraffa, Werent, Due Esse: nomi di aziende eccellenti che hanno varcato i confini italiani che raccontano la storia di una città che un tempo era un polo di eccellenza produttiva e che oggi vede le sue risorse economiche e lavorative spostarsi altrove.
Alcune di queste aziende hanno trasferito completamente i loro insediamenti produttivi, altre solo in parte. Il risultato, però, è sempre lo stesso: i posti di lavoro che avrebbero dovuto essere destinati ai martinesi sono ora distribuiti tra città come Monopoli, Rutigliano, Statte e Taranto.
Una fuga di posti di lavoro e un paradosso natalizio
Il dramma più evidente di questa emorragia non è solo economico, ma umano.
Un migliaio di posti di lavoro in meno a Martina Franca a vantaggio di altre città come Rutigliano, Monopoli e Taranto
Martina Franca, dunque, si ritrova con un bilancio che non può competere con il valore delle sue stesse aziende in fuga e con un tessuto produttivo locale che si assottiglia sempre di più.
Paradossalmente, alcune di queste imprese, pur avendo portato altrove le loro attività principali, continuano a contribuire alla vita della città.
Gli addobbi natalizi, per esempio, sono ancora donati da aziende che hanno spostato parte o tutta la loro produzione altrove.
Un gesto che, se da un lato sottolinea la generosità imprenditoriale, dall’altro evidenzia il fallimento di un’Amministrazione che non è stata in grado di trattenerle e una sorta di masochismo .
Altrove incentivano, qui si perdono opportunità
Quello che sta accadendo a Martina Franca non è solo un caso raro in Puglia, ma probabilmente unico in Italia.
Mentre altrove si adottano politiche per incentivare l’arrivo di nuove imprese, qui si assiste alla fuga di quelle già presenti.
Il problema non è solo fiscale o burocratico, ma anche infrastrutturale: le aziende che hanno spostato le loro attività lo hanno fatto per trovare migliori condizioni logistiche e produttive.
Città come Monopoli, Rutigliano e Statte beneficiano ora di questa fuga, raccogliendo non solo i fatturati, ma anche la creazione di posti di lavoro e nuove opportunità economiche.
Martina Franca, invece, si limita a osservare, prigioniera di una politica locale che sembra più interessata a mantenere lo status quo che a investire sul futuro.
Un caso unico e un futuro a rischio
La vicenda di Martina Franca rappresenta un caso emblematico di miopia politica e amministrativa. Il rischio, ormai evidente, è che la città perda progressivamente la sua identità produttiva, trasformandosi in un luogo incapace di offrire opportunità ai suoi cittadini.
Le domande restano: perché un’Amministrazione di sinistra che si dichiara vicina ai propri cittadini ha perso 1000 posti di lavoro in dieci anni permettendo che andassero andassero altrove? Da che parte sta la politica locale, se non con le aziende che creano ricchezza né con i lavoratori che da quella ricchezza dipendono?
Mentre altre città pugliesi, come Taranto, Monopoli, Rutigliano e il loro indotto, costruiscono il proprio futuro accogliendo imprese e investimenti, Martina Franca è diventata il simbolo di ciò che accade quando le istituzioni scelgono di non agire, anzi di remare contro