Se tre euro in più al mese vi sembrano tanti…
Il sindacato pensionati della CGIL mercoledì 30 ottobre si mobilità nelle città capoluogo pugliesi con delle manifestazioni di protesta a tutela del potere di acquisto delle pensioni, che le politiche governative e la Finanziaria starebbero falcidiando.
A partire dal capoluogo di regione, dove si terrà il presidio più significativo della giornata, in piazza Massari a partire dalle ore 9:30, per poi passare a BARLETTA, presso i Giardini De Nittis, a BRINDISI, in via Palestro, a FOGGIA, in piazza Giordano, alla sede di LECCE dell’INPS, in viale Marche e alla sede di TARANTO del sindacato, sita in via Golfo di Taranto, i rappresentanti e gli iscritti testimonieranno il loro malcontento.
Mettendo per un attimo da parte la piattaforma di rivendicazione sindacale nel suo complesso, è inoppugnabile come quei miseri tre euro di aumento per le pensioni minime, che passano da 614 a 617 euro, suonino molto più come una beffa che come un aiuto concreto alle persone più in difficoltà.
Qual è il senso concreto di un aumento così magro, a cosa servono tre euro in più ad una persona, ed eventualmente ai suoi familiari, nell’economia di un mese? Si può tranquillamente sostenere come i fondi destinati a questo aumento per le pensioni minime potevano essere destinati ad altro, alla realizzazione di una struttura per disabili o alla costruzione di un ospedale.
Né ci si può gloriare del fatto che, forse anche in virtù di questa elemosina, l’Italia in questi giorni abbia avuto visto al rialzo il suo rating sui mercati internazionali o che il Fondo Monetario Internazionale si sia complimentato per la solidità dei fondamentali della nostra economia, perché questo conferma semmai come la soddisfazione dei bisogni essenziali delle persone sia inversamente proporzionale a quella di queste entità sovranazionali, non votate da nessuno, invisibili eppure potentissime.
Certamente, in un Paese che va sempre più invecchiando, il peso delle pensioni sui conti pubblici è molto elevato, e destinato a crescere con una popolazione lavorativa che invece, simmetricamente, va progressivamente declinando come numero di unità. Ma il fatto di aver messo un tetto di 120 mila euro l’anno alle pensioni dei dirigenti pubblici, non può certo far parlare di “mal comune, mezzo gaudio”.
Oltre alle pensioni minime, la CGIL fa presente come, secondo il Rendiconto Sociale dell’INPS Puglia per il 2023, gli assegni pensionistici pugliesi sono più leggeri di circa 400 € rispetto alla media nazionale. Infatti se consideriamo le pensioni di anzianità dei dipendenti del settore privato, in Puglia, gli uomini, percepiscono un importo medio che non supera i 1.110 € al mese, rispetto ai 1.561 della media nazionale; va peggio alle donne che percepiscono mensilmente un assegno di 779 €.
Ma il sindacato si sofferma anche sulla questione sanità, alla luce dei dati allarmanti sulla rinuncia alle cure da parte di un numero significativo di italiani, a causa dei tempi di attesa troppo lunghi. Pensioni troppo basse non consentono di fare ricorso alla sanità privata, la sola che beneficia degli scarsi investimenti, e dei conseguenti disservizi, di quella pubblica.