Il terreno da gioco del “Fanuzzi” di Brindisi è oggetto di polemica politica.

Il Brindisi Calcio, più volte risorto dalle proprie ceneri, alla fine dello scorso campionato festeggiava l’agognato ritorno in serie C, dopo ben 33 anni consecutivi di lontananza. Non si tratta del massimo campionato nel quale la formazione adriatica ha militato, avendo essa saputo raggiungere i fasti anche della serie B, negli anni ’70, guidata in panchina dal mitico Luis Vinicio, ma la riconquista della categoria professionistica ha significato tantissimo per una tifoseria visceralmente attaccata ai colori della propria squadra, in una città negli ultimi anni comunque rappresentata ai massimi livelli sportivi dalla formazione di basket, nella serie A, e dalla tennista Flavia Pennetta, giunta all’incredibile successo negli Us Open, conseguito nell’indimenticabile derby pugliese contro la tarantina Roberta Vinci.
Ora, tuttavia, l’impatto con una realtà più competitiva si è rivelato calcisticamente arduo per la compagine bianco-azzurra. Reduce da due 0-4 consecutivi nelle ultime due gare di campionato, si trova infatti relegata all’ultimo posto della graduatoria del girone C, in compagnia del Monterosi. Questo ritorno tanto atteso in serie C è stato contrassegnato tuttavia anche dalle vicissitudini legate allo stadio cittadino, il “Fanuzzi”. A causa di lavori partiti in ritardo durante l’estate, non è stato possibile adeguare l’impianto alle normative richieste da una categoria professionistica in materia di rifacimento degli spogliatoi, al potenziamento della tribuna stampa e dell’illuminazione e dal posizionamento sei seggiolini nelle tribune e nelle gradinate.
In virtù di queste problematiche, la Lega Calcio di serie C ha dato, fino alla fine del mese di febbraio, il benestare rispetto all’agibilità del Fanuzzi, ma concedendo una capienza limitata di posti per gli spettatori, a quota 4854. La squadra ha tuttavia scontato una partenza ad handicap più significativa, visto che il ritardo dei lavori di ristrutturazione era legato anche al mancato rifacimento del manto erboso. Di conseguenza il Brindisi ha dovuto giocare lontano dalle mura amiche le prime giornate interne di campionato, negli stadi che, come Cerignola, hanno accettato di prestare il proprio stadio, in partite disputate però a porte chiuse, per ragioni di ordine pubblico, quindi priva del supporto dei propri tifosi, una delle poche componenti che ancora ci legano al calcio più tradizionale e popolare.
Recentemente, con l’arrivo della stagione invernale, sono sorte delle problematiche relative allo stesso manto erboso, che ha mostrato segni di logoramento, specialmente in alcune aree del terreno, dove il verde non esiste praticamente più. Anche questo sarebbe un fattore di sano romanticismo legato a questo gioco, se solo pensiamo a come tanti campi, anche di serie A, si riducessero puntualmente prima, senza che questo costituisse un pregiudizio, se pensiamo anche a quel filmato che mostra addirittura Maradona disegnare le sue consuete magie in un campo dilettantistico, impegnato in una partita di beneficenza alla quale non si sarebbe negato per nulla al mondo, neppure al rischio di mettere in pericolo il suo piede sinistro dal valore incalcolabile. Altri tempi, e c’è calcisticamente davvero da rimpiangerli…
Sulla questione del manto erboso del Fanuzzi è nata la solita, prevedibile, polemica da teatrino della politica, nella quale il gioco è parlare male dell’avversario per partito preso. Su questa testata ne parlavamo la scorsa settimana, a proposito dell’organizzazione di una fiera musicale nella nobile sala che ospita il capitello della via Appia. Si potrebbero prendere quelle stesse dichiarazioni, modificando il merito dell’argomento, e il gioco sarebbe fatto. L’Opposizione afferma che la Maggioranza ha sbagliato a non ascoltare il consiglio dell’azienda che coltiva e posizione i grandi rotoli di erba, che sarebbe quello di attendere fino a 60 giorni dalla posa degli stessi, prima di utilizzare il terreno. Invece si giocò subito, alla prima partita utile, il 10 ottobre. Ma l’Opposizione, di cui non ci importa il colore politico, dimentica evidentemente, o non vuole considerare, le pressioni alle quali l’amministrazione fu sottoposta dalla società calcistica, e da tutta la città sportiva, per rendere il Fanuzzi agibile nel più veloce tempo possibile.
Ve li vedete voi lettori, quelli che ora stanno all’opposizione prendersi la responsabilità di comunicare che bisognava attendere praticamente il 2024 prima di poter far disputare una partita del campionato di serie C nel proprio stadio alla società di casa? Ovviamente la questione è simmetrica, se l’attuale maggioranza fosse stata minoranza in consiglio comunale, avrebbe rimproverato alla maggioranza ora minoranza di aver fatto la stessa cosa.
L’amministrazione comunque si difende ricordando che il problema è sorto solo recentemente, e che è in preparazione una nuova semina nelle zone più delicate del terreno, sfruttando anche le due trasferte consecutive della squadra nelle prossime settimane.