Appalti in Regione Puglia, bufera su Elio Sannicandro direttore Asset
Nell’ambito di un’inchiesta sulla corruzione e la turbativa d’asta riguardante appalti in Regione, Elio Sannicandro, direttore generale dell’Asset (Agenzia regionale strategica per lo sviluppo), è stato interdetto dai pubblici uffici. L’inchiesta, condotta dai pubblici ministeri Claudio Pinto e Savina Toscani, ha portato all’emissione di undici misure cautelari.
L’indagine ha rivelato un sistema di manipolazione delle gare d’appalto a Bari e Foggia, coinvolgendo sia la città metropolitana che i singoli comuni della provincia. Sannicandro, imprenditore, è stato accusato di aver orchestrato una serie di episodi di corruzione, includendo il pagamento di tangenti a vari soggetti coinvolti in procedure di appalto.
Tra le accuse, si evidenziano:
- La consegna di 60.000 euro a un soggetto coinvolto in una struttura commissariale operante in Puglia per garantire l’aggiudicazione di un appalto riguardante lavori in bacini idrografici.
- Pagamenti a membri della commissione giudicatrice per alterare i punteggi delle offerte e favorire l’impresa di Sannicandro.
- Corruzioni di funzionari della Regione Puglia per influenzare le decisioni sui finanziamenti e privilegiare gli enti locali interessati all’affidamento dei lavori.
- Corruzione di membri di commissioni giudicatrici per influenzare la valutazione di offerte tecniche.
- Pagamenti a un responsabile unico del procedimento (RUP) per ottenere l’affidamento di lavori di manutenzione idrica.
Durante le indagini, è emerso l’utilizzo di termini gergali per mascherare i pagamenti illeciti.
Nell’ambito delle indagini, sono state rilevate anche turbative d’asta sistematiche in sette procedure, coinvolgendo comuni dell’entroterra foggiano. Sannicandro avrebbe selezionato preventivamente ditte non qualificate per partecipare alle gare e avrebbe coordinato la spartizione degli appalti con funzionari pubblici.
Oltre a Sannicandro, sono coinvolti altre persone, tra cui Antonio Di Carlo (imprenditore), Carmelisa Di Carlo (figlia di Antonio Di Carlo), Sergio Schiavone (dirigente del Coni) e altri funzionari pubblici.
Sannicandro nega le accuse e dichiara di essere estraneo ai fatti contestati, annunciando l’intenzione di chiedere la revoca del provvedimento interdittivo.