AIGI proclama lo stato di agitazione per l’indotto ex Ilva di Taranto
L’Associazione dell’Indotto Acciaierie d’Italia e General Industries (AIGI) ha proclamato lo stato di agitazione per le aziende che gravitano intorno allo stabilimento siderurgico di Taranto.
In una nota, l’associazione ha denunciato l’assordante silenzio che circonda il presente e il futuro immediato della fabbrica, un silenzio che “ha il sapore della morte mai annunciata ma decisa da tempo”.
“Mancano certezze, mancano risposte dalle istituzioni locali e nazionali”, ha affermato il Consiglio Generale AIGI. “Il rischio concreto è la chiusura dello stabilimento e con esso il collasso delle aziende dell’indotto e la messa in libertà del personale”.
La situazione di paralisi della fabbrica è sotto gli occhi di tutti: manca la produzione, autorizzata dalle normative vigenti a sei milioni di tonnellate l’anno, manca la programmazione e un piano industriale di rilancio di quello che è ancora il colosso siderurgico più grande d’Europa.
“Se è vero che l’acciaio prodotto a Taranto garantirebbe all’Italia di non acquistare il prodotto dalla Cina o dai competitor europei per realizzare le grandi opere in cantiere”, ha aggiunto AIGI, “Il Governo e il socio privato devono necessariamente fornire risposte al territorio, alle imprese e ai lavoratori”.
AIGI ha chiesto diverse settimane fa al Prefetto di Taranto la mediazione al fine di ottenere la convocazione di un tavolo tecnico ministeriale, senza ottenere ad oggi risposte.
“Quello che i soci AIGI chiedono è rispetto per le aziende e per il territorio”, ha concluso AIGI.
L’associazione ha annunciato che nelle prossime settimane organizzerà manifestazioni di protesta per denunciare la situazione di stallo in cui versa lo stabilimento ex Ilva.