Taranto, acciaieria in attesa: il Governo non dà certezze

Il Ministro Salvini rilancia la strategicità dello stabilimento, ma gli imprenditori chiedono fatti concreti
Il futuro dell’acciaieria di Taranto è ancora incerto, nonostante le rassicurazioni del Governo. Il Ministro dell’Interno Matteo Salvini, in visita alla Fiera del Levante, ha ribadito la strategicità dello stabilimento per il Paese, ma non ha fornito indicazioni concrete sui programmi di rilancio.
Gli imprenditori dell’indotto, che continuano a garantire l’operatività della fabbrica nonostante gli ingenti crediti vantati nei confronti di Acciaierie d’Italia, chiedono che alle parole seguano i fatti. A cominciare da una programmazione industriale seria che preveda l’aumento della produzione in chiave green fino ai limiti consentiti dalle attuali disposizioni e che garantisca occupazione e il ritorno alla normalità per le aziende dell’indotto.
“Una ripresa che si attende dal 2018 che rilanci la competitività dello stabilimento sui mercati internazionali”, afferma in una nota l’Associazione degli Industriali della provincia di Taranto (Aigi). “Ad oggi non si conosce né si vede attuato il piano industriale dell’attuale gestione”.
Se l’acciaio prodotto a Taranto è ritenuto indispensabile per la realizzazione del Ponte sullo Stretto e viene richiesto da Fincantieri per la realizzazione dei propri progetti, non si comprende perché questa fase di stallo duri da così tanto tempo.
Aigi ha già chiesto, anche per il tramite del Prefetto di Taranto, la convocazione di un tavolo tecnico dove poter approfondire e definire le sorti dello stabilimento, delle imprese, dei lavoratori e del futuro economico-sociale della città.
“Se la fase di rilancio con investimenti mirati all’aumento della produzione di acciaio non avverrà in tempi strettissimi si dovrà purtroppo dare ragione a quanti dicono che la chiusura della fabbrica più grande d’Europa era stata decisa già da tempo e che quello a cui stiamo assistendo è un film dal finale tragico”, conclude la nota di Aigi.