Chiede al detenuto di rientrare in cella : calci e pugni all’agente che finisce in ospedale

Il Sindacato denuncia la violenza nelle carceri e richiede misure di sicurezza adeguate
La continua escalation di aggressioni ai poliziotti penitenziari all’interno delle carceri sta sollevando gravi preoccupazioni in tutto il Paese. Il SAPPE (Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria), guidato dal segretario nazionale Federico Pilagatti, ha lanciato un appello urgente alle autorità per affrontare questa emergenza.
“Il comunicato di guerra quotidiano” – afferma Pilagatti – “si sta trasformando in una triste realtà per gli agenti penitenziari che, abbandonati dallo Stato, cercano di far rispettare le leggi all’interno delle carceri”. Le aggressioni si susseguono senza sosta, da Taranto a Foggia, da Bari a Lecce, da Trani e oltre. I poliziotti penitenziari, che già operano con organici esigui, vengono attaccati e feriti da detenuti di vario genere, compresi quelli psichiatrici e appartenenti alla malavita organizzata.
Appena quindici giorni fa, a Bari, sono stati denunciati altri due poliziotti feriti in seguito a un episodio di violenza, con prognosi di diversi giorni. Ieri, invece, è stata registrata un’altra aggressione ai danni di un agente da parte di un detenuto barese di circa 40 anni, affiliato a un pericoloso clan e detenuto per associazione mafiosa.
L’incidente è avvenuto nella 4ª sezione del carcere di Bari, dove sono ristretti i detenuti ad alta sicurezza, i più pericolosi. Durante il servizio, il poliziotto ha invitato il detenuto a rientrare nella sua cella, come previsto dalle disposizioni interne. Inaspettatamente, l’agente è stato colpito con dei pugni al collo e alla spalla, riportando lesioni che richiederanno 10 giorni di cure.
Il SAPPE da tempo denuncia la gravità degli eventi critici che si verificano nel carcere di Bari, dove la violenza e l’arroganza dei detenuti sono padrone. Sfruttando la grave carenza di personale penitenziario, questi individui impongono le loro leggi, danneggiando anche la maggioranza dei detenuti costretti a subire le prepotenze senza alcuna difesa.
Nonostante gli appelli alle autorità, presentando documenti e denunce ai prefetti e ai magistrati, il sindacato non ha ricevuto alcun aiuto concreto. L’amministrazione sembra assente e ha lasciato il controllo delle carceri nelle mani dei detenuti, abbandonando gli agenti penitenziari nelle sezioni detentive senza alcun supporto.
Il SAPPE solleva una serie di interrogativi: “Perché nessuno si preoccupa del fatto che, durante le ore serali e notturne, soltanto 10-11 poliziotti presidiano un carcere con circa 450 detenuti, molti dei quali appartenenti a pericolosi clan criminali? Cosa deve accadere all’interno di una prigione per far preoccupare i responsabili della sicurezza pubblica?”
Per porre fine a questa situazione allarmante, il sindacato chiede ai parlamentari pugliesi di sollecitare il Ministro della Giustizia Nordio a consentire l’uso dei “taser” come strumento di difesa personale per i poliziotti penitenziari. “Questo strumento di difesa – afferma il SAPPE – fungerebbe da deterrente nei confronti di coloro che sono pronti a scatenare violenza in ogni occasione”.
Il SAPPE richiede inoltre che lo Stato riprenda il controllo delle carceri e trasferisca i detenuti problematici nelle strutture penitenziarie della Sardegna, che attualmente risultano quasi vuote. Al contrario, la prassi comune è lasciare i detenuti nelle prigioni in cui hanno commesso le loro malefatte, permettendo loro di vantarsi delle loro azioni criminali.
Se non verranno intraprese azioni immediate, avverte il SAPPE, sarà una partita persa in partenza. Non sarà possibile ripristinare la legalità all’interno delle carceri con un numero limitato di uomini senza alcuna protezione, se non il loro coraggio e la loro professionalità.