Trasfusione infetta 53 anni fa, il tribunale tarantino oggi le riconosce l’indennizzo
Dopo anni di battaglie giudiziarie, di cui si è occupato lo Studio Legale Mario Lazzaro , tra diffide e ricorsi, finalmente il Tribunale di Taranto, riconosce ad una settantenne tarantina il diritto all’indennizzo ai sensi della legge n. 210 del 1992, per una trasfusione di sangue infetto subita presso il Policlinico di Roma, in occasione di un intervento al cuore, ben 53 anni fa, nel 1970, da cui era scaturito il contagio dell’epatite C.
La domanda per l’ottenimento del beneficio previsto dalla richiamata normativa era stata presentata dalla donna solo nel 2015, in quanto la malattia, per questo nota come “lungolatente” nonostante fosse stata contratta nel 1970 ed accertata, occasionalmente, nel 2003 era rimasta silente ancora per molti altri anni, sino al 2014. L’indennizzo era stato sinora negato sia dalla Asl territoriale che dal Ministero della Salute (in sede di ricorso gerarchico) sul presupposto che si fosse oramai prescritto il diritto poiché non presentata alla competente ASL entro 3 anni dalla scoperta della positività.
Tuttavia, ad avviso del Tribunale di Taranto, che ha dato ragione alla ricorrente, il diritto non si è ancora prescritto.
Ciò in ossequio al principio recentemente enunciato dalla Cassazione, (Cass. n. 6824 del 2021) in base al quale: “In tema di indennizzo spettante ai soggetti danneggiati da emotrasfusioni infette, ai fini della corretta identificazione del termine di decadenza in questione, riguardante la presentazione dell’istanza in sede amministrativa, anzitutto va distinta la conoscenza della patologia dalla conoscenza del nesso di causa; dal momento che allo scopo non basta la prima, occorre la conoscenza della correlazione tra l’epatite e l’intervento terapeutico praticato, da intendersi quale elemento costitutivo del diritto al beneficio indennitario; invero “il danno” alla cui conoscenza la legge ricollega il termine non è la malattia in sè e per sè; ma è l’evento indennizzato dalla legge completo quindi del fattore causale.”
In altre parole, i termini di prescrizione del diritto non possono iniziare a decorrere fino a quando il soggetto danneggiato non abbia piena conoscenza sia della malattia (che deve aver manifestato i suoi sintomi irreversibili) che della causa del contagio.
Grazie alla decisione del Tribunale tarantino l’oramai anziana donna avrà diritto ad ottenere una cifra che sfiora i 100 mila euro a titolo arretrati non percepiti, a far data dalla domanda di indennizzo rigettato sino ad oggi, oltre al riconoscimento di un vitalizio di poco inferiore a mille euro mensili.