Avrai – Taranto mia – Avrai
Di Francesco Leggieri.
Come ogni anno, dedico il Venerdì Santo all’Addolorata. La rincorro nella città vecchia e nella città nuovo. Solita sosta in una trattoria per pranzare e preghiera, tanta preghiera.
Una volta volli scrivere un componimento e non l’ho mai cancellato, tanto da riportarlo su un mio libro. Questo è il mio dono di Pasqua per i lettori di Puglia Press.
Avrai una donna acerba e un giovane dolore viali di foglie in fiamme ad incendiarti il cuore avrai una sedia per posarti ore vuote come uova di cioccolato ed un amico che ti avrà deluso tradito ingannato avrai avrai avrai il tuo tempo per andar lontano camminerai dimenticando ti fermerai sognando avrai avrai avrai la stessa mia triste speranza e sentirai di non avere amato mai abbastanza. (Claudio Baglioni)
“Avrai”, una delle più belle canzoni del panorama della musica italiana erano gli anni Ottanta, l’inizio per la precisione, ma sempre più attuale almeno per chi, come me, spera in un domani migliore, tanto da spingermi a scrivere un editoriale (in versione pasquale). Per noi tarentini la Settimana Santa assume un’importanza notevole, direi superiore ad ogni altra cosa. I cittadini di Taranto diventano pellegrini d’assalto, fanno le ore piccole per due lunghi giorni, si stringono intorno alla statue dell’Addolorata prima e a quelle dei Misteri dopo. Ognuno di noi ha infondo al cuore una preferenza fra le statue: per usarla in termini in uso oggi, quella dell’Addolorata (appartenete alla chiesa di San Domenico Maggiore, della relativa confraternita, sita nel Borgo Antico) dovrebbe avere più fans, seguita a ruota da Gesù Morto (appartenente alla confraternita del Carmine e alla chiesa che porta lo stesso nome, sita nel Borgo Nuovo). Taranto mia, da domani sera, Giovedì Santo, e nei giorni a seguire, ospiterai “una donna acerba (la Madonna) e un giovane dolore (Gesù Cristo morto) viali di foglie in fiamme (i tradizionali ceri) ad incendiarti il cuore… Avrai una sedia per posarti ore vuote (nel Borgo Antico è ancora usanza degli abitanti dar ristoro ai pellegrini anziani più stanchi) ed avrai in mente i dolci richiami degli odori che giungono dalle cucine, come ‘uova di cioccolato’ e penserai ad un dono per un ‘amico che ti avrà deluso tradito ingannato’ …”. Avrai il tuo tempo per andar lontano, camminerai dimenticando, ti fermerai sognando, avrai, avrai, avrai la stessa mia triste speranza e sentirai di non avere amato mai abbastanza… I Perdoni: coppie o poste di confratelli della chiesa del Carmine, che nel pomeriggio del Giovedì Santo escono ad intervalli dalla chiesa Madre per effettuare un pellegrinaggio verso le principali chiese del Borgo Antico e del Borgo Nuovo dove sono allestite le poste, altari della resurrezione (erroneamente chiamati sepolcri perché il giovedì Gesù non era morto ma bensì era riunito con gli apostoli all’ultima cena). Sono scalzi e vestiti con l’abito tradizionale che si compone di: un camice bianco stretto in vita e sui polsi; un rosario nero appeso in vita con medaglie sacre ed un crocifisso, pendenti sulla destra del camice; una cinghia di cuoio nero attaccata in vita e fatta pendere sul lato sinistro del camice, rappresentante la frusta che colpì Gesù; una mozzetta color crema abbottonata sul davanti; due scapolari recanti rispettivamente le scritte ricamate “Decor” e “Carmeli” in seta blu chiaro; un cappuccio bianco con due forellini all’altezza degli occhi; un cappello nero bordato con nastro blu chiaro, dai cui lati scendono altri due nastri anch’essi blu, indossato in testa sul cappuccio o appoggiato sopra le spalle, fissato in vita con un nastro che viene fatto passare attraverso un’asola che si trova nell’abbottonatura della mozzetta; una corona di sterpi poggiata sul capo; guanti bianchi. I Perdoni portano inoltre una mazza alta circa due metri 97 che simboleggia l’antico bastone dei pellegrini. Infatti le Perdúne sono così chiamati in ricordo dei pellegrini che si recavano a Roma per ottenere il perdono dei peccati. Un’altra teoria, riconducibile allo studioso di tradizioni tarantine Angelo Fanelli, vuole, invece, che il termine derivi dalla deformazione dialettale di “bordone”, cioè del nome del bastone uncinato che usavano i pellegrini. Un dondolio chiamato in dialetto “nazzecata”, caratterizza l’incedere lentissimo dei confratelli penitenti. (L’uscita dei Perdoni è il primo atto della Settimana Santa tarantina che coinvolge l’intera cittadinanza). Avrai, Taranto mia, avrai, in questa Settimana Santa…
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