Ve la racconto io la storia del vettorino porta pacchi…
Ve la racconto io la storia del vettorino porta pacchi…
C’è qualcosa che va non va in quelle immagini di oggi di Taranto. Non sto a spiegarle, a raccontarle… tanto, col web, tutti sanno, nessuno escluso. Mi è comunque rimasta in mente una scritta pubblicitaria di quel video che, in queste ore, impazza in ogni tipo di social che esista. E’ una sigla che sono abituato a vedere ogni giorno. Qualche dipendente di quell’azienda, spesso viene a casa mia a portare qualche pacco per i miei figli, acquistati on line. Non nascondo che, con qualcuno di quei ragazzi che vengono a consegnare, spesso riesco a scambiare due parole e, qualche volta, offro loro anche un caffè al volo, ma molto velocemente. Questi consegnatari non hanno tempo, anzi lottano contro il tempo… Non è un lavoro facile quello che fanno. Spesso vengono anche derubati. Molti di loro, sono dei ragazzi che hanno rinunciato al reddito di cittadinanza. Mi fanno tenerezza. Spero nessuno si scandalizzi se uso questo termine. Perché li vedo lavorare con -2° sotto zero, ma anche con +42°. Il più delle volte, non hanno il condizionatore in macchina. Il parcheggio, in città, se lo devono inventare per fare le consegne.
Torniamo al fatto di oggi. Sapete cosa mi hanno ricordato quelle scene viste sul web? Gli inseguimenti, sulla spiaggia, per individuare gli evasori dalla quarantena o solo perché non indossavano la mascherina, nei periodi più duri della lotta al Covid.
Questo è il punto. Nell’occasione, non credo siano impazziti i vigili… no, sono tutori della legge. Ma mi viene difficile pensare che un dipendente di un’azienda, che ha la responsabilità di centinaia di pacchi e di un’automobile che, ad occhio e croce, vale almeno 10.000 euro, possa fuggire per una multa… Tutto qui.