Io Prof speriamo che me la cavo!
Intervista ad un insegnante
Io Prof, speriamo che me la cavo! Se avessimo chiesto a nostri nonni, cresciuti nel 900 di immaginare la scuola di oggi, probabilmente avrebbero fatto fatica ad accettare tutti i cambiamenti avvenuti nel corso di questi anni.
La scuola, contenitore culturale e sociale deve fare i conti con una società in continuo movimento, con personalità costruite attraverso battaglie che avvengono non più nelle piazze ma dietro uno schermo e che fanno fatica ad affermarsi come uniche. ma più vittime di una omologazione che parte dal web.
Il professore in questo continuo moto sociale ha un ruolo rilevante, lui assieme alla famiglia è chiamato a guidare i ragazzi di qualsiasi età, dall’infanzia all’adolescenza, per supportarli nella definizione e realizzazione dei propri sogni.
E questo, soprattutto negli ultimi tempi, si scontra invece con il desiderio di rivalsa sociale dei ragazzi che non riconoscono più tali figure come autorevoli, ma piuttosto come avverse. Come si fa a relazionarsi con i ragazzi oggi?
Io Prof speriamo che me la cavo!
Queste le dichiarazioni dell’insegnante intervistata:
Una domanda che spesso, come docente, mi pongo, ma a cui fatico a darmi una risposta. Se ripenso ai miei tempi ero una bambina molto vivace e pur se brava, spesso ero punita con bacchettate sulle mani, subendo punizioni che mi portavano in piedi dietro la lavagna! Una cosa terribile, a pensarci oggi!
Ma allora sembrava tutto normale, essere rimproverati e puniti significava educare. Il maestro era temuto per questo raramente si creavano situazioni di caos in classe. Tutto questo permetteva al docente di vivere con serenità anche la sua condizione, perché cosciente del supporto della famiglia, uniti verso un obiettivo comune: l’educazione.
Veniamo ai giorni nostri, ma fa riflettere un dato: tra il 2016 e il 2017, si è calcolato che il 20 per cento degli insegnanti aveva commesso violenza, maltrattamenti e pressioni psicologiche nei confronti dei propri alunni.
“Secondo un recente studio condotto dall’Osservatorio Nazionale Adolescenza per l’anno scolastico 2018/2019 su un campione di 3875 adolescenti di età compresa tra gli 11 e i 13 anni l’11 per cento ha dichiarato di essere stato insultato, denigrato o aggredito verbalmente da una maestra quando frequentava la scuola dell’infanzia o quella elementare.
Il 6 per cento ha invece ammesso di essere stato strattonato, spinto, picchiato. Il 5 per cento infine è stato costretto ad abbandonare la scuola perché aveva problemi con la propria insegnante, mentre l’8 per cento ha raccontato di essere stato denigrato o insultato da un professore alla scuola media, contro un due per cento che è stato picchiato o strattonato.
Io Prof speriamo che me la cavo!
” Questi dati devono far riflettere e purtroppo la maggior parte dei maltrattamenti avvengono nelle scuole dell’infanzia in cui i bambini sono incapaci di reagire e comprendere azioni violente da parte degli insegnanti, come se gli insegnanti approfittassero del proprio ruolo, per cui è più volte avanzata l’ipotesi di test che valutino la stabilità psichica del corpo docente, che ha in mano non solo la formazione dei nostri bambini e ragazzi ma anche la loro salute.
Non credo che la violenza possa essere in qualche modo giustificata ma così come la società muta di continuo, dal suo canto-dichiara l’insegnante-ritengo che anche la scuola debba adeguarsi a questo cambiamento, partendo ad esempio dal numero degli alunni che popolano le classi probabilmente troppo numerose oggi, dalla giusta individuazione dei casi di disabilità nelle classi da trattare ad hoc e con programmi personalizzati per ognuno, e non ultimo un uso della tecnologia adeguato alla istituzione scuola che non metta i docenti in situazioni imbarazzanti.
Parafrasando un vecchio film, è il caso dire, “Io Prof speriamo che me la cavo!“