Non ci resta che piangere
Non ci resta che piangere, in Puglia è meglio prevenire che curarsi
In Puglia è meglio prevenire che curarsi. La situazione in Puglia, riguardo la sanità, è peggiore di come si possa minimamente immaginare.
A rendersene conto sono soprattutto coloro costretti a ricorrere alle cure sanitarie in qualsiasi nosocomio pugliese.
In tutti questi anni abbiamo visto nascere e morire diverse strutture costate milioni di euro tra attrezzature, ristrutturazioni e costruzioni, molte delle quali dismesse.
La redazione delle Iene ha realizzato chissà quanti servizi a riguardo.
Dispendio di denaro pubblico gettato nella spazzatura, tale da aver contribuito a far aumentare la spesa sanitaria a dismisura che in termini più pratici si riversa sull’aumento dei ticket sui medicinali e prestazioni sanitarie.
Gli ospedali nuovi in costruzione diventeranno già vecchi quando saranno terminati. Siamo andati a chiedere quando verranno ultimati gli ospedali in costruzione.
Per l’Ospedale San Cataldo di Taranto c’è stato risposto 31 luglio del 2023 con un ritardo di solo 8 mesi dai tempi stabiliti (18 novembre 2022). Stessa cosa dicasi per quello di Monopoli- Fasano i cui lavori dovrebbero terminare, guarda caso, il giorno della liberazione del 2023, ma già si sa che slitteranno inevitabilmente con un aggravio di costi che vengono stimati in un milione e mezzo di euro.
Vorrei parlare anche dell’Ospedale della Valle d’Itria, ma ancora oggi non si sa cosa dovrà essere, certamente i lavori stanno andando avanti, alcuni reparti sono stati completati, ma il problema è sempre uno: La carenza di medici.
Se vogliamo mettere ancora il dito nella piaga dovremmo parlare di quanto è costato l’Ospedale nella Fiera. Si parla di circa 20 mln di euro, con somme esorbitanti ingiustificate e ne serviranno quasi due milioni per smantellarlo.
Eppure su questo è calato un silenzio tombale. Sappiamo solo che la Puglia sarebbe all’ultimo posto per spese sanitarie in Italia e che Taranto è fanalino di coda in Puglia. Ma in tutto questo disastro a prendersi le colpe sono i medici e il personale sanitario. Sono pochi. Fanno turni estenuanti e spesso vengono anche aggrediti, nel migliore dei casi verbalmente.
Ieri finalmente un timido segnale relativo la stabilizzazione di alcune centinaia di Infermieri, OSS e professioni sanitarie, ma i medici dove sono? Alcuni di quelli bravi se ne sono già andati in strutture private e non vengono rimpiazzati, tanto che alcuni reparti sono privi sia di medici che di primari.
Chi è nato in Puglia è destinato a vivere, se si ammala, in una situazione drammatica, soprattutto se non è in condizione di spostarsi al nord.
La colpa di tutto questo non può essere addebitata solo ad una determinata parte politica. Gli scandali hanno riguardato sia una parte che l’altra.
Oggi centralizzare la sanità italiana è un miraggio, anche perchè regioni come la Lombardia, l’Emilia Romagna ed il Veneto, dove funziona il sistema sanitario, mai e poi mai vorrebbero fare un passo indietro nel tempo.
Quante strutture sanitarie giacciono abbandonate in Puglia, nei cui sotterranei sono ammassate attrezzature costate milioni di euro e sono perfettamente funzionanti, ma oramai diventate obsolete? Tante. Per finire uso il titolo di un film di Troisi: Non ci resta che piangere