LECCE – Il Capo del DAP Renoldi “schiaffeggia” i sindacati e la Polizia Penitenziaria.
Aveva convocato una riunione con i sindacati della polizia penitenziaria alle 10.30 del ieri 24 presso il carcere di Lecce il Capo dell’amministrazione penitenziaria Carlo RENOLDI in visita al penitenziario di Borgo San Nicola, per inaugurare un progetto relativo alla realizzazione del prototipo della cella del futuro.
Ebbene il Capo delle carceri Italiane che è anche il capo della Polizia Penitenziaria(incarico che gli permette un appannaggio di qualche centinaio di migliaia di euro) non si è fatto vedere fino alle ore 12.30 (ora in cui i sindacalisti che avevano fatto centinaia di kilometri se ne sono andati), forse preferendo le linee del design di tavoli e letti, alle gravissime problematiche che vivono i poliziotti penitenziari di Lecce e della Regione costretti a turni massacranti occupando più posti di servizio contemporaneamente, orari di lavoro infiniti in ambienti fatiscenti e degradanti, con i detenuti che diventano sempre più violenti e prepotenti.
Non è possibile che a Lecce con 1200 detenuti circa ci siano in organico 580 poliziotti, mentre a Napoli “secondigliano” con gli stessi detenuti i poliziotti in organico 1080; a Taranto con 800 detenuti 280 poliziotti mentre a Catanzaro con meno di 700 detenuti ben 470 poliziotti in organico.
Foggia invece con circa 600 detenuti vengono gestiti da 260 poliziotti, mentre Padova con 625 detenuti ha in organico ben 414 poliziotti; eppoi ancora Trani con 390 detenuti e 211 poliziotti mentre Palermo “ucciardone” 350 detenuti gestiti da un organico di 367 poliziotti e potremmo continuare(fonti dap).
Presidente Renoldi il suo non è uno schiaffo ma un uppercut che colpisce e stende i poliziotti della Puglia non consentendo alcuna difesa .
Il SAPPe, sindacato autonomo polizia penitenziaria, ritiene poi che lo schiaffo lo abbiano preso anche i detenuti di Borgo Sanicola e delle carceri pugliesi, poiché a fronte di un centinaio di maestri falegnami, ci sono quasi 4000 detenuti a cui non interessa certo il design degli arredi delle stanza, ma avere la possibilità di un lavoro, di percorrere un percorso di rieducazione che nei fatti , nonostante il grande sacrificio degli operatori è inconsistente a causa della mancanza di risorse umane ed economiche.
Si vuole anche evidenziare che i progettisti di tali arredi saranno forse anche bravi designer, ma completamente all’oscuro di cosa è un carcere e di quello che avviene.
Proprio il SAPPE per arginare la prepotenza e la violenza dei detenuti aveva chiesto che gli arredi (i letti ed i tavoli) fossero saldati al pavimento delle stanze poiché rappresentano uno dei modi utilizzato i detenuti per organizzare rivolte e pestaggi, sbattendo come un arieti i letti contro i cancelli delle stanze scardinandole, ed utilizzando i piedi dei tavoli come bastoni per colpire i poliziotti e gli altri detenuti(vadano a vedere come sono ridotte le stanze il nuovo padiglione o i vetri di contenimento antiproiettile del carcere di Taranto e di altri penitenziari).
Per cui si rimane sbalorditi che l’amministrazione penitenziaria abbia dato il via a questo progetto che costerà parecchi soldi senza pensare minimamente alla sicurezza dei penitenziari , dei lavoratori e della stragrande maggioranza di detenuti che chiede solo di non essere coinvolta in episodi di violenza.
Questa singolare politica dell’amministrazione danneggia anche i cittadini, poiché il carcere è ubicato sul territorio per cui gravissimi eventi accaduti come l’evasione di 72 detenuti a Foggia, di un paio da Trani, oppure del detenuto evaso dall’ospedale FAZZI di Lecce, impatta negativamente sulla popolazione spargendo terrore e paura.
Invece questi spot da “mulino bianco” danno la misura dell’incapacità di gestire una situazione che è arrivata al suo punto di rottura, tanto è vero che il SAPPE stanco di manifestare la propria contrarietà, si è rivolto alla Magistratura coinvolgendo le procure di Bari, Foggia, Lecce, Taranto e Trani, chiamando in causa proprio i vertici del DAP che hanno voluto questa situazione da cui sono scaturiti i ben 8 suicidi , evasioni, decine e decine di aggressioni ai poliziotti , rivolte ecc.ecc., tutti eventi che potevano, forse, essere evitati con un organico di poliziotti adeguato.
Nel suo discorso di insediamento il Presidente Meloni ha parlato di carceri significando che per avere il rispetto e la fiducia dei cittadini devono essere rispettati alcuni principi tra cui “la certezza della pena”, “la legalità” riconoscendo alla polizia penitenziaria un ruolo che è stato negli anni sempre di più offuscato, eppoi la vivibilità delle carceri ed il rispetto dell’articolo 27 della costituzione che prevede il reinserimento del condannato.
Ecco presidente Meloni faccia quello che ha promesso riformando l’amministrazione penitenziaria, e mettendo alla Direzione delle carceri dei magistrati che conoscono il carcere ed i detenuti come i procuratori GRATTERI , DI MATTEO, ARDITA.
Sappiamo che tanti intellettuali radical chic da talk show aborrono un idea del genere, poiché il loro intento è la distruzione del sistema carcere (ci stanno riuscendo) per cui dimostri veramente che l’aria è cambiata e ridia dignità ad un istituzione che come dice Voltaire la “civiltà di un Paese è data dalle condizioni delle sue carceri” (comunicato stampa)