QUANT’E’ BUONA LA COZZA TARANTINA
Posted On 26/10/2022
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Quant’è buona la cozza tarantina. Tutti ne vanno pazzi. Tra i maggiori estimatori i baresi.
A confermarlo Luciano Carriero, presidente dei mitilicoltori di Confcommercio Taranto, dopo la constatazione della mancanza di cozze tarantine nei mercati baresi.
Carriero, come mai le cozze tarantine non arrivano sui banchi a Bari?
Da quando è stata riconosciuta come presidio Slow food, si è verificato un aumento vertiginoso di richieste in tutta Italia.
Addirittura il doppio rispetto lo scorso anno. Questo ha comportato l’esaurimento del prodotto in tempi brevi. L’alternativa alla cozza tarantina è quella greca oppure la spagnola. Quest’ultima a volte viene spacciata per tarantina, ma questo dal prossimo anno non accadrà più in quanto la vera cozza tarantina avrà il marchio slow food, oltre ad essere stata avviata la procedura per il riconoscimento IGP.
Le nostre acque, dove vengono prodotte le cozze tarantine, sono un’oasi protetta che sta diventando plastic free, dato che per le retine si utilizza il materiale bio-degradabile mater-bi e stiamo testando anche la canapa. Da dalla prossima primavera 2023 la cozza di Taranto sarà tracciata e certificata per dare la sicurezza alimentare al consumatore.
I baresi sono tra i maggiori consumatori della cozza tarantina
Sono i nostri migliori clienti tanto da essere diventati nostri amici. Il 70% della produzione della cozza tarantina va a finire a Bari e nel suo hinterland. I mitilicoltori sono grati ai consumatori baresi, con i quali vogliamo avere un rapporto diretto. Ci stiamo attrezzando per questo. Il percorso che abbiamo intrapreso ha come finalità di dare loro la sicurezza che il prodotto sia davvero la cozza tarantina. Non le nascondo che molti vengono direttamente da bari per comprarle. E poi, cosa c’è di meglio di “Riso patate e cozze tarantine”
L’inquinamento può incidere sulla produzione?
Proprio per i problemi ambientali a Taranto c’è un controllo meticoloso. Non c’è prodotto al mondo più sicuro della cozza tarantina grazie a tutte le analisi che vengono fatti negli impianti, oltre ai controlli dell’Arpa e dell’Asl. Addirittura da noi vengono a comprare le cozze famiglie con bambini con problematiche gravi che poi ci inviano le foto con il piatto di cozze gratinate. Inoltre, le acque in cui vengono allevate sono state classificate al livello sanitario, non hanno bisogno di depurazione.
Ci risulta che alcuni allevamenti sono stati ridotti a causa del degrado ambientale legato all’industria
Solo una parte della mitilicoltura è stata intaccata, relativa al 30% della produzione. Quell’area è stata chiusa nel 2011. Tutto il resto è super controllato. Quando si parlava di cozze alla diossina su alcuni giornali non veniva specificato che ci si riferiva unicamente ai venditori abusivi e non certo ai mitilicoltori che rappresentano una categoria a parte. Mi riferisco a cooperative che hanno regolari concessioni; operano in aree certificate ed immettono sul mercato un prodotto di alta qualità.
Nei giorni scorsi sono stati sequestrati 20 quintali di cozze della filiera illegale del Mar Piccolo. Noi abbiamo ringraziato le Forze dell’ordine per il loro contributo a tutela sia dei produttori certificati, ma soprattutto dei consumatori. Ora, grazie al presidio slow food ed anche a Confcommercio, la nostra categoria inizia a vedere la luce in fondo al tunnel, puntando anche alla trasformazione del prodotto. Ci sono arrivate richieste anche da oltreoceano.
La certificazione slow food può portare ad un aumento del prezzo?
L’aumento di prezzo della cozza tarantina dovrebbe andare di pari passo con quello della benzina, ma così non è. La verità è che rimane il prodotto più povero che ci sia. Vorrei ricordarle che Taranto, rispetto alle altre marinerie, è penalizzata dall’obbligo del trasloco del seme dal primo, al secondo seno del Mar Piccolo ogni anno. Questo è previsto dalla normativa sanitaria ed è una conseguenza degli scarichi industriali che per un lungo periodo hanno devastato il primo seno del Mar Piccolo. A tal proposito abbiamo chiesto alla Regione una riduzione del 50% dei canoni demaniali, in quanto un’area che noi sfruttiamo al 50%, i canoni sono aumentati da 371 a 2500 euro, dato che c’è già l’onere per il trasloco. Sarebbe un sollievo per i mitilicoltori di Taranto che da 10 anni sono in seria difficoltà.
Gli esperti affermano che l’attuale aumento della temperatura dell’acqua abbia dei contraccolpi sulla vita degli allevamenti
Il surriscaldamento delle acque c’è sempre stato. Il l problema va visto da un altro punto di vista: prima, a metà luglio, le cozze venivano tutte vendute e non rimaneva più prodotto. Ma da quando, alcuni operatori del settore, immergono nel nostro mare cozze d’importazione per poi rivenderle, può succedere che la cozza tarantina rimanga invenduta e, con l’innalzamento della temperatura dell’acqua muoia.
Quindi possiamo tranquillizzare i consumatori: la cozza tarantina gode di ottima salute
Assolutamente sì. La cozza tarantina era via d’estinzione, il presidio slow food è intervenuto come spesso avviene in questi casi. Ci sono coltivatori storici come Enzo Palumbo, mitilicoltore dal ’70, che avevano quasi deciso di abbandonare l’attività. Ora, con il marchio slow food abbiamo avuto una iniezione di fiducia e una maggiore tutela per i produttori in regola.
Che rapporto avete con la politica?
Buono, come ad esempio per quanto riguarda le concessioni. L’Assessore Regionale all’Agricoltura Donato Pentassuglia è molto vicino al settore dei mitilicoltori e con il Comune di Taranto è si è verificato un momento storico: ai tavoli tecnici si è deciso di parlare direttamente con i produttori.
Per concludere a che punto è la bonifica del Mar Piccolo?
Sono state fatte tante cose e le fonti inquinanti, ovvero gli scarichi fognari, sono state chiuse. Si attendono altri progetti con la conferma del commissario straordinario. C’è un’attenzione importante sul piano delle coste e delle bonifiche. Comunque il mar Piccolo si riprende da solo. Si stanno rivedendo i cavallucci marini. Sono stati avvistati diversi esemplari di tartarughe Caretta caretta, qualche delfino, la Posidonia che nasce dove l’acqua è pulita, la pinna nobilis . Nel nostro mare c’è vita ed è un ecosistema unico.
Antonio Canzoniera
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